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In attesa di Giustizia: più manette per tutti

Si queste colonne il tema è stato ampiamente affrontato in più occasioni: l’Italia è una Paese dimentico di aver dato i natali a Cesare Beccaria e di aver saputo elaborare una Costituzione che racchiude in sé le principali garanzie su cui si regge un sistema penale moderno; al giorno d’oggi larghe fasce della popolazione sono ispirate da istanze securitarie e forcaiole. Questo, almeno, finché non tocca a loro finire sotto processo, cosa che può avvenire anche per le ragioni più banali: dall’aver acquistato durante una crociera una coppia di pappagallini di cui è criminalizzato il possesso nella apposita voliera alla mancata certificazione da parte del veterinario provinciale dello stato di sana e robusta costituzione degli stalloni e dei tori impiegati nelle fiere agricole per la monta.

Mentre vengono scritte queste righe, un Governo ancora non c’è ma esiste un contratto di governo che alla voce “Giustizia” annota alcuni passaggi che sono, a dire poco, inquietanti: premessa la abrogazione di ogni intervento normativo passato che abbia comportato depenalizzazione alla istituzione della figura dell’agente provocatore nei reati contro la pubblica amministrazione, passando per l’allungamento dei termini di prescrizione e l’inasprimento delle pene per determinati reati.

Interventi che, se vi saranno, risulteranno nella migliore delle ipotesi inutili e nella peggiore dannosi; vediamo perché, limitandoci a quelli citati a mo’ di esempio.

Reintroduzione di talune figure di reato: con la depenalizzazione non si è voluto ridurre le aree di illecito, bensì, attribuire a istituti punitivi diversi dal processo penale (che ha costi non indifferenti in termini economici e di risorse impiegate), così provvedendo anche alla riduzione del carico di arretrato. Alcuni reati sono, così, diventati illeciti amministrativi sanzionati con una multa di immediata erogazione, altri sono punibili se la persona offesa aziona il proprio diritto davanti al Giudice di Pace con l’obbiettivo di ottenere un ristoro economico; si tratta, ovviamente, di fattispecie di moderata o nessuna rilevanza penalistica come l’ingiuria che è tanto diffusa quanto di marginale disvalore, restando un fatto che ha visto protagonisti due contendenti i quali non si sono spinti oltre qualche parola particolarmente “vivace”.

L’agente provocatore nei reati contro la pubblica amministrazione altro non sarebbe, poi, che un istigatore a delinquere, figura ben diversa da quello impiegato – per esempio – nei fatti di traffico di stupefacenti dove non è impiegato per sobillare a commettere un crimine – e, quindi, di fatto, non lo provoca – ma si pone come simulato acquirente dopo essersi infiltrato nel mercato del narcotraffico per disvelarne i gestori.

Allungamento della prescrizione: allo stato attuale una indebita compensazione dell’IVA impiega fino a vent’anni a prescrivere e un esercizio abusivo di attività commerciale quindici: stiamo parlando di reati non particolarmente gravi, immaginatevi il resto e, soprattutto, se può essere pensabile tenere in vita dei processi per tempi così lunghi confidando di poter ancora ritrovare testimoni o documenti utilizzabili.

L’inasprimento delle pene, infine: è storicamente e statisticamente dimostrato che non comporta effetti sostanziali dal punto di vista della deterrenza come dimostrato dalla quantità inalterata degli omicidi nei Paesi che prevedono la pena capitale oppure le conseguenze impalpabili in termini di prevenzione e riduzione dei crimini seguite all’innalzamento sino a trent’anni di reclusione, secondo la nostra vigente normativa,  per il commercio di stupefacenti.

Più manette per tutti non significa, dunque, né più sicurezza per i cittadini né – tantomeno – più Giustizia.

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