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Federchimica guarda alle elezioni europee 2019 per aggirare il governo Conte

Sulla scia di Confindustria, presente con il presidente Vincenzo Boccia, anche Federchimica, nella sua Assemblea nazionale a Milano fa ciò che Matteo Salvini, prima di entrare al Viminale, prendeva come un complimento: esprime dubbi verso il ‘grosso grasso matrimonio greco’ (per usare un titolo cinematografico) tra Lega e M5s. Al di là degli auguri di prammatica e della disponibilità a collaborare, il presidente di Federchimica Paolo Lamberti guarda già nelle elezioni europee del 2019 come ancora di salvezza rispetto un governo e un parlamento nazionali dai quali si attende “un approccio emotivo e non scientifico” alla questioni di interesse pubblico.

“La chimica che in Italia vale 55 miliardi di euro, di cui 30 destinati alle esportazioni, dove l’Europa pesa più del 61%” ritiene che “non è pensabile” chiudere le frontiere, ristabilire le dogane, tornare a una moneta nazionale, limitare con vari e vecchi artifizi il commercio intra-comunitario” e ribadisce che “il mercato unico, con le sue quattro libertà fondamentali, non deve essere compromesso” perché “non essere in Europa significa perdita di competenze, perdita di investimenti e soprattutto perdita di posti di lavoro”. Ricordato che è Bruxelles la sede “dove ormai viene elaborata la gran parte della legislazione di nostro interesse”, Lamberti fa presente che “per Federchimica, e ancor più per l’Italia” la politica comunitaria è politica interna, non è politica estera”.

Senza fare nomi, i messaggi sono chiari. Dopo quelli agli euroscettici (Lega in primis, ma anche M5s) il successivo è indirizzato al titolare del Ministero dello Sviluppo Economico, Luigi Di Maio, e all’idea pentastellata del reddito di cittadinanza: “La competitività dovrebbe essere considerata da tutti come un valore sociale da difendere, perché è certamente giusto redistribuire ricchezza ma prima è necessario produrla”. Poi tocca al ministro dell’Ambiente, la cui provenienza dalle fila dei carabinieri lascia supporre un approccio alle questioni ambientali più nell’ottica della punizione (quale è compito degli statali in divisa) che del business: “Non vogliamo meno controlli, li vogliamo solo più efficienti, coordinati e uniformi su scala nazionale”.

Sottolineato che “la diffidenza nei confronti dei nostri processi produttivi e dei nostri prodotti chimici ha facilmente attecchito in un Paese come il nostro non sempre attrezzato quando si parla di scienza”, Lamberti lancia un appello ai sindacati: “Per le imprese di Federchimica, il sistema delle relazioni industriali è e deve essere un fattore di competitività”, completando così la mossa per aggirare il governo nazionale, dall’altro tramite la Ue e dal basso tramite le parti sociali.

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