Futuro

  • Futuro

    Che cosa ci resta da fare quando constatiamo che ogni nostra competenza è resa inutile da una tecnologia e da una intelligenza artificiale che fa tutto infinitamente meglio e prima di noi?

    Continueranno a farci vivere una volta accertato che siamo diventati inutili?

    Forse ci aspetta un destino ben peggiore di quello di certi animali che la nostra avidità fa moltiplicare al solo fine di trarre profitto dalla loro successiva eliminazione.

    Finiti i tempi di quando ti dicevano “impara l’arte e mettila la parte“, a che servirebbe se manca il futuro?

    Dunque addio caro ingegnere ed illustre architetto, in fondo anche voi, che avete studiato tanto, sapete che il mondo può solo migliorare…

    il futuro è roseo  e sereno, come quello del vecchio cocchiere che sonnecchia a cassetta della sua inutile carrozza. E non parliamo del cavallo.

  • I giovani e il futuro dell’Europa – EUth DEBATE 2022

    Sabato 14 maggio, alle ore 15, presso l’auditorium dell’Università di comunicazione e lingue IULM, a Milano, si terrà lo EUth Debate 2022. Giornalisti, esperti e rappresentanti delle istituzioni europee accompagneranno la gara finale del Campionato Giovanile Italiano di Debate 2021 – 2022. L’appuntamento prevede di approfondire e commentare il tema della mozione su cui si confronteranno le due squadre finaliste per aggiudicarsi il titolo di Campione italiano giovanile di Debate 2022. La domanda al centro del confronto tra i giovani concorrenti riguarda anche quest’anno l’Unione Europea: “Dovrebbero Francia, Germania, Italia e Spagna promuovere una cooperazione rafforzata per la politica estera e di difesa comune?”.

    L’evento, un mix tra un talk politico e un talent, è organizzato dalla Società Nazionale Debate Italia con il sostegno e l’alto patrocinio del Parlamento europeo e il sostegno della Rappresentanza a Milano della Commissione europea. La finale del Campionato sarà preceduta da un panel sul tema della mozione, un confronto tra gli eurodeputati Pina Picierno, vicepresidente del Parlamento europeo, e Fabio Massimo Castaldo, membro della commissione Affari Esteri del Parlamento europeo, il direttore del telegiornale de La7 Enrico Mentana, l’editorialista del Corriere della Sera Danilo Taino e i responsabili dell’Ufficio del Parlamento europeo a Milano Maurizio Molinari e della sede di Milano della Rappresentanza in Italia della Commissione europea Massimo Gaudina.

    L’evento sarà condotto da Matteo Bordone, giornalista de Il Post e conduttore radiofonico e televisivo Rai, e da Giada Ferraglioni, giornalista di Open. Sarà inaugurato dai saluti del rettore della IULM Gianni Canova e del presidente della Società Nazionale Debate Italia Manuele De Conti. Schede video di approfondimento saranno curate dagli studenti del corso di Comunicazione politica del prof. Alberto Mingardi presso il Master in giornalismo della IULM, che racconteranno come il tema della politica estera e di difesa comune si è sviluppato nei settant’anni di storia delle istituzioni europee fino alle posizioni attuali, anche attraverso interviste ad Angelo Panebianco, editorialista del Corriere della Sera e docente presso il Dipartimento di Scienze Giuridiche dell’Università di Bologna e a Claudio Martinelli, docente presso il Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università di Milano – Bicocca.

    Media partner dell’evento sono Ansa e Open – che lo trasmetteranno in diretta streaming – e ScuolaZoo, il portale di riferimento della community studentesca italiana.

  • I cittadini europei considerano i cambiamenti climatici la sfida principale per l’UE

    Il Parlamento europeo e la Commissione hanno appena pubblicato un’indagine Eurobarometro speciale congiunta sul futuro dell’Europa. Dall’indagine emerge un ampio sostegno a favore degli obiettivi ambientali del Green Deal europeo: nove giovani europei su dieci concordano sul fatto che la lotta ai cambiamenti climatici può contribuire a migliorare la loro salute e il loro benessere.

    Secondo l’Eurobarometro, l’88% degli Europei ritiene che sia importante aumentare la quota di energie rinnovabili nella nostra economia e raggiungere una maggiore efficienza dal punto di vista energetico; l’80% invece concorda sull’importanza di rendere l’Europa il primo continente a impatto climatico zero entro il 2050 e di favorire lo sviluppo del mercato dei veicoli a zero e a basse emissioni. Le altre sfide globali future messe in evidenza dai rispondenti includono la salute (menzionata dal 34% dei partecipanti) e le migrazioni e gli sfollamenti forzati (menzionati da circa il 30% dei partecipanti).

    L’Eurobarometro speciale indica inoltre che i cittadini europei continuano a voler contribuire e partecipare alla Conferenza sul futuro dell’Europa e mettono in evidenza i vantaggi derivanti dal ruolo chiave riservato ai giovani nell’ambito della Conferenza e la loro determinazione a rendere l’Europa del futuro più adatta alle sfide della società odierna. Dall’indagine emerge anche che l’81% dei rispondenti si dichiara felice di vivere nell’UE e il 68% ritiene l’Unione europea un luogo di stabilità in un mondo in crisi.

    Fonte: Commissione europea

  • La Presidente Ursula von der Leyen all’inaugurazione dell’anno accademico dell’Università Cattolica a Milano: ai giovani le chiavi del futuro europeo

    In occasione dell’inaugurazione dell’anno accademico dell’Università Cattolica del Sacro Cuore a Milano, che quest’anno celebra 100 anni dalla sua fondazione, la Presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen si rivolge direttamente agli studenti, dedicando loro un intervento che ribadisce il ruolo fondamentale delle future generazioni per dare forma alle priorità dell’Unione europea.

    Pianeta, innovazione e democrazia: tre componenti essenziali della missione europea che vede i giovani principali protagonisti di un’operazione senza precedenti.

    Le nuove generazioni hanno in mano le chiavi di un futuro più sostenibile. Possiedono una profonda consapevolezza e conoscenza delle sfide comuni, come il cambiamento climatico e l’emergenza sanitaria. Nasce così il Green Deal europeo: per dare una risposta concreta alle minacce climatiche e ambientali, favorendo allo stesso tempo una crescita economica, digitale e verde. A conferma di tale impegno, la Commissione ha avviato il nuovo Bauhaus europeo, un’iniziativa creativa e interdisciplinare che invita i cittadini a ripensare il proprio modo di vivere, coniugando arte, cultura, inclusione sociale, scienza e tecnologia con gli obiettivi europei di sostenibilità.

    In questo periodo storico, marcato dalle difficoltà causate dalla pandemia, la Commissione europea ha deciso di incentivare la ripresa attraverso il piano straordinario Next Generation EU che, con un pacchetto per gli investimenti di oltre 800 miliardi di euro, sosterrà le nuove generazioni nella ripartenza.

    Una ripartenza che si fondi, tra gli altri, sulla ricerca e sull’innovazione, per valorizzare il lavoro degli scienziati europei e garantire che le scoperte tecnologiche contribuiscano ad una crescita sociale ed economica dell’Unione a livello internazionale. Sarà Horizon Europe il programma di finanziamento principale per la ricerca e l’innovazione, con una dotazione di 95,5 miliardi di euro prevista per il periodo 2021-2027. Attraverso questo programma, la Commissione punta sulle nuove generazioni per concretizzare la transizione verde, promuovere lo sviluppo del settore digitale e rafforzare la competitività europea, favorendo la creazione di nuovi posti di lavoro e ambiziose partnership europee.

    L’UE si lascia ispirare dai giovani anche nella protezione dei valori della democrazia che la storia europea ha garantito per più di 70 anni e che oggi sono messi in pericolo in particolare dagli estremismi, dalle minacce ibride e dagli attacchi ai media. Con il Piano d’azione per la democrazia europea, la Commissione vuole attuare misure che rinsaldino una prospettiva democratica europea, promuovendo elezioni libere e regolari, rafforzando la libertà dei media e combattendo la disinformazione.

    Queste azioni dimostrano che l’Unione europea guarda alle nuove generazioni con l’impegno di offrire loro tutti gli strumenti necessari per un futuro più verde, più digitale, più inclusivo ed economicamente forte. Per questo, la Commissione ha proposto che il 2022 sia l’Anno europeo dei giovani: un ulteriore stimolo a sostenere la generazione più penalizzata dalla pandemia, a incoraggiare anche i giovani provenienti da contesti più svantaggiati alla cittadinanza attiva, a offrire a tutti nuove prospettive di formazione e occupazione.

    Per un’Europa all’altezza delle aspettative dei giovani e fatta su misura per loro.

    Fonte: Commissione europea

  • Boom di investimenti in Italia sulle start-up: oltre un miliardo di euro

    Nel 2021, per la prima volta, l’Italia supera la barriera del miliardo di investimenti in startup. “E’ un segnale molto positivo ma la strada da percorrere è ancora lunga”, considerando che gli investimenti in Europa hanno superato i 100 miliardi di euro. A dirlo è l’amministratore delegato di StartupItalia, Filippo Satolli, in occasione di #Sios2021, che dopo quasi due anni è tornato in presenza all’Università Bocconi di Milano.

    Gli investimenti in startup italiane sono passati da 173 milioni nel 2017 a 1,34 miliardi nel 2021, segnando in questo ultimo anno una crescita dell’85%. “Rispetto a dieci anni fa, dal primo startup act di Corrado Passera, di strada se n’è fatta tanta”, sostiene il ceo di StartupItalia. L’obiettivo sfidante ora è di “puntare ai 10, 100 miliardi di euro di investimenti. Questo richiede anche delle riforme”. Per esempio, grazie al credito di imposta per chi investe in startup, “l’equity crowdfunding è cresciuto molto, superando i 100 milioni di raccolta”. Questo vuol dire che “non solo gli investitori contribuiscono alla crescita delle startup ma anche i cittadini comuni”. L’auspicio è che “la mentalità e l’approccio delle startup possa arrivare verso la pubblica amministrazione”. Un aspetto evidenziato anche dal ministro per l’Innovazione Tecnologica e la Transizione Digitale, Vittorio Colao, secondo il quale, la p.a. dovrebbe riuscire ad assumere quegli aspetti tipici del mondo delle startup, ovvero, velocità e cambiamento di direzione, “cominciando a disegnare i processi pubblici sulla base delle esigenze dei cittadini e non sulla base delle regole scritte 15 o 20 anni fa”. Secondo il ministro, “la trasformazione digitale in Italia è partita, è stata accelerata dalla pandemia e il Paese può mostrare eccellenze in più campi”. Le nuove tecnologie, a partire dall’intelligenza artificiale, “coinvolgeranno tutti i settori e possono creare lavoro”, sottolinea il ceo di Illimity, Corrado Passera. Passando al mondo dell’editoria, per l’amministratore delegato dell’Ansa, Stefano De Alessandri, “l’intelligenza artificiale diventa un formidabile strumento di aiuto e di qualificazione del lavoro in redazione, sicuramente, non un sostitutivo del lavoro del giornalista”. “La diffusione dell’IA e dei dati è sempre più presente nelle nostre vite”, sottolinea Francesca Bria, presidente di Cdp Venture Capital, accendendo un faro sul ruolo dell’Europa, che “può veramente competere nello scenario globale”, ponendosi come “terzo attore accanto a Stati Uniti e Cina”, attraverso un “modello di innovazione che mette al centro l’uomo”.

  • African universities face greatest-ever challenge to educate future digital revolution leaders

    Sub-Saharan Africa has the lowest rates of access to quality education in the world. A recent UNESCO report shows that well over half of teens aged 15 to 17 are out of school, without the possibility of resuming school.  Access to education is a prerequisite enabler in achieving the United Nation’s Sustainable Development Goal 4 by “ensuring inclusive and equitable quality education and promoting lifelong learning”, but, unfortunately, the continent is projected to fall short of its education commitments for 2030.

    As governments commit available, but meagre, resources to combat the raging coronavirus pandemic and to bolster their dwindling economies, analysts fear that education will miss out on the priority list despite its critical relevance to the development of Sub-Sahara Africa.

    While primary education remains a most pressing matter in terms of international development initiatives, the Sub-Saharan university system has peculiarly escaped the attention of policymakers. Keeping African youth invested in the continent’s, in spite of its high levels of brain drain, is an emerging concern.

    “If we don’t look after them, if we don’t equip them, if we don’t give them the propers skills and prepare them, then they’re not going to be useful in the labor market”, Cynthia Samuel-Olonjuwon, the International Labour Organisation Regional Director for Africa, told African leaders.

    Angolan entrepreneur, Mirco Martins, warns that the continent risks the consequences of creating a lost generation if Africa’s youthful population does not acquire relevant education and skills. In what he called a “double-edged dynamic” of African demographics, Martins observes that whereas Africa boasts of a population growing younger by the day compared to the global North, its immensely untapped human resources will likely waste away, instead of benefiting it.

    Martins advises that African leaders should expand access to higher education on key enabling technologies to underpin the youthful Sub-Saharan workforce as the backbone of the region’s digital revolution.

    Writing in the Africa Report, Kenyan-born Dr. Lydiah Kemunto Bosire contests the argument that brain drain is a factor in the diminishing returns of Africa’s education system. She argues that more sophisticated analyses are needed to understand migratory flows in and out of the continent. Instead, she opines, African leaders “should be alarmed about our low capacity to compete in a context where talent is global.”

    University World News’ Chang Da Wan points to the African continent’s universities as the problem. Graduates in the global South “are trained for jobs in a more advanced economy, but may not have the knowledge, skills and capability to contribute meaningfully to the society to which they belong,” he writes.

    The technology magazine Interesting Engineering notes that by 2050, growing access to the internet; improvements in technology; distributed living and learning; and a new emphasis on problem-solving will have changed the nature and trajectory of education in the global South.  Africa’s growing digitization may accelerate the quicker upskilling and access to higher education.

    Digitization of education in Africa is corroborated by a recent report suggesting that South Africa leads globally in learning practical STEM trades via smartphones. “We’re seeing more people learning online, especially women, who have since embraced what has historically been seen as male-oriented disciplines,” Anthony Tattersal, vice-president of Coursera EMEA, who published the study, told ItWeb.

    A number of initiatives are underway to ensure the most marginalised are not left out of the digital revolution. For instance, the University of Pretoria’s Future Africa partnership with Nepoworx is training students on green skills and enabling undertake enterprise development, and sustainability research. The program seeks to upskill 900 youth, women and entrepreneurs over the next three years to enable them to participate in the green economy.

    Undoubtedly, advancing practical skills in engineering, science, and technology is essential in closing in on unemployment, inequality, and infrastructural gaps. With foreign direct investment targeting SDGs, private sector financing for higher education, both locally and abroad, could come in handy. Such investment in human capital is a sure way to supply the human resources that are necessary to shake up the whole of Africa with innovative and new ways of thinking.

  • La Milano del futuro sempre più verde e dinamica

    La città di Milano è indubbio che stia subendo forti cambiamenti negli ultimi anni. Da capitale economica del Paese e snodo mondiale per la moda e il design, si sta velocemente guadagnando nuovi spazi economici e sociali.

    Il nuovo Pgt (piano di governo del territorio) della città mostra uno sviluppo sempre più verticale e con grandi spazi verdi, una metropoli che dovrà attirare sempre più capitali privati esteri per reggere la competizione con le altre grandi capitali d’Europa e del mondo. La crescita di Milano è senza dubbio spinta dall’aumento della popolazione avvenuta in questi anni: basti pensare che si potrebbe arrivare a circa 1,5 milioni di persone nei prossimi dieci anni. Questo aumento riguarda due fasce di età: quella più anziana (dato che si estende a tutta la penisola) e quella dei giovani tra 18-34 anni che entro il 2030 saranno 50mila in più.

    A dimostrazione dell’importanza dei giovani per il futuro della città, si stanno sviluppando una serie di progetti per rinnovare il sistema universitario; ad esempio l’area Expo si arricchirà delle nuove facoltà di medicina della Statale, mentre la zona di Città Studi verrà ampliata e rinnovata.

    “Tre i grandi temi per il futuro: la crescita per tutte le generazioni, il miglioramento degli 88 quartieri della città, la sostenibilità dell’evoluzione”, ha dichiarato Pierfrancesco Maran, assessore all’urbanistica, al verde e all’agricoltura del Comune di Milano.

    A proposito del tema abitazioni, qui si inserisce l’attenzione del Pgt  che sostiene come l’affitto delle case andrebbe incrementato rispetto alla vendita, perché i grandi palazzi che si stanno sempre più costruendo nel centro della città sono poco accessibili alla fascia medio-bassa della popolazione. Basti pensare che le case di lusso riguardano solo l’8% del totale delle compravendite a Milano, il 3% su scala nazionale.

    “Le case da 10mila euro al mq – dice Maran – sono per pochi, bisogna pertanto incentivare le locazioni, anche nell’housing sociale e così sarà nel progetto ex Scali”. Maran crede che il mercato immobiliare stia crescendo in città in maniera organica e l’intento del Pgt è agevolare tale crescita e non frenarla. Senza preclusioni quindi per una realtà che vuole salire in altezza, con grattacieli moderni e iconici. “Crescere in altezza significa poter realizzare i nuovi venti parchi da almeno 10mila metri quadri ciascuno”, ha ribadito Maran.

    Nell’area di Melchiorre Gioia, non lontano da Porta Nuova e Garibaldi, si potrebbe avviare la prima fase della riapertura dei Navigli. Un percorso che potrebbe collegare la Martesana con piazza Gae Aulenti. Un percorso naturale in città, che poterebbe fino alla biblioteca degli alberi.

    La scarsità di edifici moderni è il tema centrale oggi in un mercato immobiliare che vede molta liquidità in arrivo dall’estero. “Ci piacerebbe che gli investitori ci seguissero anche fuori dal centro per investire nei complessi produttivi dismessi – spiega l’assessore. Per questo abbasseremo gli oneri per riqualificare e se il proprietario decidesse di demolire una struttura manterremo la volumetria”.

    Ruolo sempre più importante sarà quello delle periferie, dove ci saranno riqualificazioni di aree cruciali con il piano da 350 milioni di euro di investimento da parte del Comune, cifra che deve però aumentare grazie  anche degli investimenti privati. “Vogliamo agire sulle piazze lungo il tragitto della linea 90-91, come piazzale Loreto, Maciachini, Lotto, Romolo, Corvetto, e sugli hub capolinea della metro. Vogliamo dirottare qui volumetrie direzionali importanti e pertanto abbiamo pensato a incentivi per gli investitori”.

    Un altro dei temi sul tavolo è la riqualificazione degli ex Scali ferroviari: “Per lo Scalo Farini ci sarà una gara a luglio per il masterplan tra studi di architettura in modo da dividere l’area in lotti da assegnare con diversi bandi. Qui il 65% dell’area sarà parco, nel frattempo vi si trasferirà l’Accademia di Brera. Intorno pensiamo a edifici coerenti con Porta Nuova”.

    Tra i progetti più attesi quello dell’Arena a Santa Giulia. “Il progetto ci piace e ne stiamo analizzando la variante – conclude Maran. L’intervento è importante, un’arena da 15-18mila posti, che sia compatibile anche con il tema olimpico”.

  • Torna la Milano Arch Week 2018

    Dopo il successo della scorsa edizione, torna la Milano Arch Week 2018, che si svolgerà in tutta la città da mercoledì 23 a domenica 27 maggio. La settimana milanese dell’architettura, promossa dal Comune di Milano, dal Politecnico di Milano e dalla Triennale di Milano, in collaborazione con Fondazione Giangiacomo Feltrinelli, propone un programma ricco di eventi dedicati all’architettura e al futuro delle città.

    Anche questa seconda edizione di Milano Arch Week sarà caratterizzata dalla presenza di alcuni dei protagonisti della scena architettonica internazionale, tra cui quattro vincitori del Pritzker Prize, invitati a tenere delle conferenze sui temi centrali del loro lavoro: Jacques Herzog (24 maggio ore 18.30, Fondazione Giangiacomo Feltrinelli), Kazujo Sejima (24 maggio ore 18.00, Politecnico di Milano), Whang Shu (26 maggio ore 18.00, Triennale di Milano) e Toyo Ito (27 maggio ore 21.00, Triennale di Milano).

    Milano Arch Week 2018 avrà come titolo Urbania, uno sguardo sul futuro delle città, e si proporrà quindi come un momento di riflessione sul futuro delle città e di tutte le dinamiche dell’architettura urbana contemporanea. Politecnico e Triennale affronteranno i temi del futuro delle città da un punto di vista progettuale e architettonico, ospitando le conferenze degli architetti protagonisti, mentre Fondazione Feltrinelli ne esplorerà le implicazioni sugli spazi di cittadinanza attraverso un ricco programma di talk, dibattiti, spettacoli e proiezioni dal titolo “About a City. Places, ideas and rights for 2030 citizens”. I dibattiti organizzati da Fondazione Feltrinelli proporranno interessanti dialoghi tra diverse personalità di spicco nel panorama dell’architettura mondiale: un esempio sarà il dibattito tra Jacques Herzog e Stefano Boeri il 24 maggio alle ore 20.00.

    Il programma di Milano Arch Week sarà poi arricchito dalla collaborazione con l’Ordine degli Architetti di Milano, Fondazione Prada, Artlab (la piattaforma promossa dalla Fondazione Fitzcarraldo), e lo Strelka KB di Mosca. In particolare, l’Ordine di Milano come l’anno scorso organizzerà gli itinerari di architettura, una mostra dedicata ai progetti finalisti del Premio Europeo di Architettura Baffa Rivolta, e Rovista la Rivista, un’iniziativa alla scoperta delle riviste e volumi vintage di architettura, urbanistica e design.

    Tra le mostre in programma, il Politecnico ospiterà la monografica su Carrilho da Graça, a cura di Andrea Gritti, e Remix, a cura di Marco Biraghi. Il 24 maggio alla Triennale inaugurerà invece Luigi Ghirri.

    Anche quest’anno sarà previsto VespArch, alla ricerca di itinerari urbani da scoprire in sella a una Vespa e in collaborazione con i principali operatori culturali e di sviluppo urbano milanesi.

    Milano torna per una settimana capitale italiana dell’architettura, come spiega Stefano Boeri, presidente della Triennale: “Milano è una scuola popolare sul futuro. Nei suoi momenti migliori ha sempre saputo esprimere un’architettura avanzata: è successo negli anni ‘30, nei ‘60 e oggi. Tra 100 anni chi vorrà capire questa fase travagliata dovrà studiare le architetture di Milano”.

    L’idea dello spazio urbano come “laboratorio di idee” unisce l’assessore alla Cultura Filippo Del Corno e il rettore del Politecnico Ferruccio Resta, che tra l’altro ha annunciato con orgoglio l’avvio dei cantieri del nuovo campus disegnato da Renzo Piano.

    “C’è un’idea – aggiunge Boeri – di rete diffusa all’intera città e di un concerto di voci in questa seconda edizione che pone la sua riflessione sull’evoluzione dell’architettura e sulla complessità urbana contemporanea”.

    Si parte il 23 maggio al Politecnico con le “lecture” di Massimiliano Fuksas e Alberto Campo Baeza, due monumenti dell’architettura mondiale.

     

  • L’hotel del futuro tra tecnologia e condivisione

    Durante il recente Salone del Mobile si è molto discusso sul futuro degli hotel. Tra motori di ricerca di case private da affittare e una gamma di offerta sempre più ampia, il settore alberghiero è costretto a pianificare bene il proprio futuro per non restare a mani vuote. Per prepararsi all’ospitalità 2.0, si dovranno capire bene le esigenze dei turisti e di tutta quella fascia di nuovi viaggiatori disposti a pagare per dormire fuori casa.

    Se finora ristoranti stellati, piscine e spa, terrazze con viste mozzafiato sono stati simbolo di hotel esclusivi e imperdibili, in futuro lo sguardo si sposterà più sui servizi e sulla capacità di vivere l’hotel come vero e proprio centro di aggregazione.

    “Gli hotel del futuro usciranno dall’immaginario comune che li associa a strutture che hanno il proprio fulcro nelle stanze da letto”, ha dichiarato Alfonso Femia, architetto fondatore di Ateliers. “Il vero valore sarà dato dai servizi, dagli spazi di condivisione e di convivialità dove sarà possibile spendere il proprio tempo libero, lavorare, riposare, fruire di tutta una serie di optional che riflettono le domande della società contemporanea”.

    Alfonso Femia ne ha parlato nella settimana del design milanese nell’ambito del format “Hotel Rewind”, ospite dell’evento space&interiors promosso da FederlegnoArredo. Lo studio guidato da Femia si è aggiudicato all’inizio del 2018 un maxi-concorso internazionale per progettare un hotel di quasi 500 stanze in un’area di espansione della capitale francese, Europacity, vicino Parigi. L’atelier italiano ha vinto una delle otto gare ad inviti per realizzare un hotel a tre stelle nell’ambito di un nuovo pezzo di città di 80 ettari di superficie complessiva, promosso da una compagine privata guidata da Immochan, divisione immobiliare del gruppo Auchan, e dal gruppo cinese Dalian Wanda, con un investimento di 3,1 miliardi di euro.

    Spiega Femia: “Ci sarà un’attrezzatura metropolitana che si adatta alle esigenze di viaggiatori che manifestano costantemente esigenze uniche e in evoluzione, con spazi generosi e collegamenti interni orizzontali e verticali che accoglieranno al piano terra una serie di funzioni in stretta relazione con la città, con una grande corte e con il vicino parco”. Questa è la sintesi dell’hotel del futuro: connessione e servizi; servizi utili al turista per muoversi con più facilità in città. Ecco che quindi il turista vive in una continua relazione tra interno ed esterno, diventando così un vero e proprio cittadino coinvolto e non un semplice turista.

    “Il mix funzionale di un hotel deve interpretare la condizione del viaggio di chi si sposta continuamente per incontrare altre persone, lavorare, organizzare eventi. Ecco che l’hotel può essere davvero lo spazio più sperimentale e innovativo – commenta Femia – per studiare soluzioni inedite, pensando alla qualità del tempo che si trascorre in queste strutture, che sono altro rispetto a casa propria”.

    L’hotel di Femia sarà pronto nel 2025, intorno, già dal prossimo anno, inizieranno i lavori anche per realizzare un circo contemporaneo, un acquario, un centro culturale dedicato al cinema e altri hotel. Uno sarà legato al tema dei bambini, un altro ancora sarà dedicato ad un centro congressi.

    Questo ci fa capire come in futuro non basterà nemmeno la firma di una star dell’architettura internazionale, né il brand di una prestigiosa catena di hotel per rendere le strutture alberghiere davvero appetibili. Il futuro è rappresentato dai giovani, la generazione dei cosiddetti “millennials”, che sarà il target di viaggiatori da soddisfare. Sono clienti diversi da quelli del passato, clienti che si aspettano di trovare anche in hotel ambienti in cui regnano il digitale e i dispositivi più tecnologici, pronti ad essere usati come strumenti per avere informazioni immediate e aggiornate.  Soprattutto vorranno servizi e informazioni per poter vivere la città a pieno, in modo “smart” e veloce. Per questo la sfida agli hotel è lanciata, e non si può far altro che adeguarsi ai tempi.

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