Hotel

  • Il tribunale dell’Ue respinge il ricorso della catena alberghiera Marriott contro il Milan

    Il Tribunale dell’Ue ha respinto il ricorso della catena alberghiera Marriott contro il Milan ritenendo che non vi è alcun rischio di confusione tra il marchio della AC Milan e quello AC Hotels by Marriott. Nel 2013 la AC Milan, ha ottenuto, presso l’organizzazione mondiale per la proprietà intellettuale (WIPO), la registrazione del segno figurativo AC MILAN e l’ha notificata all’Ufficio dell’Unione europea per la proprietà intellettuale (EUIPO) per farlo valere anche come marchio europeo per tutta una serie di beni e servizi, tra cui i servizi alberghieri. Nel 2014, la Marriott Worldwide Corp. si è opposta alla registrazione di tale segno come marchio dell’Unione europea facendo valere dei suoi propri marchi anteriori. Nel 2017, l’EUIPO ha respinto il ricorso, la Marriott ha impugnato la decisione al Tribunale dell’Unione europea, e oggi il Tribunale Ue respinge l’impugnazione escludendo che vi sia «qualsivoglia rischio di confusione, dal punto di vista visivo, fonetico o concettuale».

  • Tecnologico e modulare: ecco come sarà lo smarthotel del futuro

    La tecnologia sta facendo passi da gigante in tutto il settore della domotica. Un esempio è il successo dei dispositivi smart-home che permettono di comandare i nostri device in casa con un solo tocco o addirittura semplicemente parlando.

    Questo sviluppo sarà in grado di rivoluzionare anche l’intero settore del turismo attraverso un nuovo modo di interagire con gli ospiti, perché il digitale è una sorta di “passepartout” che apre nuovi orizzonti dell’offerta ricettiva e aumenta la qualità dell’esperienza dell’utente. L’impatto della tecnologia in ambito alberghiero è stato il tema di Hicon – Hospitality Innovation Conference, evento organizzato da Travel Appeal che si è tenuto allo spazio Base a Milano.

    “Questo settore – spiega Carniani, general manager di ToFlorence Hotel e analista della società di ricerca specializzata PhoCusWright – è a una svolta molto importante, che lascia intravedere una serie di altri ulteriori cambiamenti rispetto a quanto avvenuto dall’avvento di Internet ad oggi. Se devo riassumere in tre concetti questa evoluzione parlerei di potere dei viaggiatori, comandi vocali e trasporti 4.0. Le nuove generazioni sono inclini a muoversi in modo totalmente diverso, cercano esperienze diversificate e spendono solo un quarto del loro budget per i voli (dati Expedia 2018, ndr) destinandone oltre il 60% alla destinazione fra attività e tour vari (dati Simplenight 2016). L’avvento degli assistenti vocali come Amazon Alexa e Google Home rende il digitale invisibile e sposterà le prenotazioni su nuove piattaforme e non a caso i grandi player come Booking, Expedia e Lastminute si stanno già adeguando a un nuovo modello di distribuzione dei servizi. In un orizzonte più vicino di quello che pensiamo, infine, i mezzi di spostamento saranno determinanti poiché permetteranno di coprire grandi distanze in pochi minuti”.

    Il rischio in questi casi è sempre quello di rendere tutto un po’ troppo robotico e spersonalizzante. Per questo lo scopo è comunque quello di non rinunciare alla singolarità dell’utente.

    “Oggi le transazioni travel concluse online o via app sono circa la metà del totale ma oltre il 90% dei viaggiatori sceglie il proprio pacchetto sui canali digitali e conclude l’acquisto in agenzia”. Lo scenario descritto da Mirko Lalli, founder e Ceo di Travel Appeal, startup che analizza in tempo reale (grazie all’intelligenza artificiale) i dati online del settore turistico a beneficio di singole strutture o di catene e consorzi, è chiaro e spiega quanta strada ci sia ancora da fare per rendere più facile il processo di selezione del viaggio agli utenti. “La tecnologia – suggerisce in proposito Lalli – deve sparire per essere utile e di massimo impatto e deve essere così efficace da non essere concepita come qualcosa di complesso.”

    Pensare ad hotel completamente automatizzati, insomma, non è un’utopia ma secondo Lalli non può venire meno l’aspetto della socialità del viaggio. La catena olandese di boutique hotel Citizen M è un esempio a cui fare riferimento: “al check in/check out fai da te e alla prenotazione/pagamento online si affiancano spazi di co-working per lavorare in Wifi o un bar aperto 24×7, coniugando in modo intelligente la componente di socializzazione alle diverse possibilità che offre il digitale”.

    Lo smart hotel sarà fatto anche, e soprattutto, di persone. Anche Giovanna Manzi, Direttore Generale di Best Western Italia, è convinta che la tecnologia sia un elemento abilitante dell’evoluzione dell’hospitality in quanto “permette di sostituire il personale nelle azioni ripetitive e destinare queste risorse al miglioramento del servizio, che nel nostro caso rimane un fattore fortemente distintivo per differenziarsi da operatori come Airbnb, dove solo un quarto degli ospiti incontra fisicamente il proprio host”. Servire meglio il viaggiatore, insomma, rimane un aspetto centrale e va valorizzato con nuovi strumenti per vivere l’esperienza del soggiorno e con una maggiore efficienza di quei processi che il consumatore non vede. “Il cliente – osserva in proposito Manzi – si accorgerà piano piano dei vantaggi portati in dote dalla tecnologia e ne godrà i benefici attraverso una relazione che sarà sempre più personalizzata. Un hotel completamente automatizzato e digitalizzato, per contro, credo sia un’aberrazione se pensiamo alla cultura dell’hospitality italiana”.

    Ecco quindi come riuscire a costruire un a buona sintesi tra mondo reale e mondo virtuale nel settore dell’hotellerie.

  • L’hotel del futuro tra tecnologia e condivisione

    Durante il recente Salone del Mobile si è molto discusso sul futuro degli hotel. Tra motori di ricerca di case private da affittare e una gamma di offerta sempre più ampia, il settore alberghiero è costretto a pianificare bene il proprio futuro per non restare a mani vuote. Per prepararsi all’ospitalità 2.0, si dovranno capire bene le esigenze dei turisti e di tutta quella fascia di nuovi viaggiatori disposti a pagare per dormire fuori casa.

    Se finora ristoranti stellati, piscine e spa, terrazze con viste mozzafiato sono stati simbolo di hotel esclusivi e imperdibili, in futuro lo sguardo si sposterà più sui servizi e sulla capacità di vivere l’hotel come vero e proprio centro di aggregazione.

    “Gli hotel del futuro usciranno dall’immaginario comune che li associa a strutture che hanno il proprio fulcro nelle stanze da letto”, ha dichiarato Alfonso Femia, architetto fondatore di Ateliers. “Il vero valore sarà dato dai servizi, dagli spazi di condivisione e di convivialità dove sarà possibile spendere il proprio tempo libero, lavorare, riposare, fruire di tutta una serie di optional che riflettono le domande della società contemporanea”.

    Alfonso Femia ne ha parlato nella settimana del design milanese nell’ambito del format “Hotel Rewind”, ospite dell’evento space&interiors promosso da FederlegnoArredo. Lo studio guidato da Femia si è aggiudicato all’inizio del 2018 un maxi-concorso internazionale per progettare un hotel di quasi 500 stanze in un’area di espansione della capitale francese, Europacity, vicino Parigi. L’atelier italiano ha vinto una delle otto gare ad inviti per realizzare un hotel a tre stelle nell’ambito di un nuovo pezzo di città di 80 ettari di superficie complessiva, promosso da una compagine privata guidata da Immochan, divisione immobiliare del gruppo Auchan, e dal gruppo cinese Dalian Wanda, con un investimento di 3,1 miliardi di euro.

    Spiega Femia: “Ci sarà un’attrezzatura metropolitana che si adatta alle esigenze di viaggiatori che manifestano costantemente esigenze uniche e in evoluzione, con spazi generosi e collegamenti interni orizzontali e verticali che accoglieranno al piano terra una serie di funzioni in stretta relazione con la città, con una grande corte e con il vicino parco”. Questa è la sintesi dell’hotel del futuro: connessione e servizi; servizi utili al turista per muoversi con più facilità in città. Ecco che quindi il turista vive in una continua relazione tra interno ed esterno, diventando così un vero e proprio cittadino coinvolto e non un semplice turista.

    “Il mix funzionale di un hotel deve interpretare la condizione del viaggio di chi si sposta continuamente per incontrare altre persone, lavorare, organizzare eventi. Ecco che l’hotel può essere davvero lo spazio più sperimentale e innovativo – commenta Femia – per studiare soluzioni inedite, pensando alla qualità del tempo che si trascorre in queste strutture, che sono altro rispetto a casa propria”.

    L’hotel di Femia sarà pronto nel 2025, intorno, già dal prossimo anno, inizieranno i lavori anche per realizzare un circo contemporaneo, un acquario, un centro culturale dedicato al cinema e altri hotel. Uno sarà legato al tema dei bambini, un altro ancora sarà dedicato ad un centro congressi.

    Questo ci fa capire come in futuro non basterà nemmeno la firma di una star dell’architettura internazionale, né il brand di una prestigiosa catena di hotel per rendere le strutture alberghiere davvero appetibili. Il futuro è rappresentato dai giovani, la generazione dei cosiddetti “millennials”, che sarà il target di viaggiatori da soddisfare. Sono clienti diversi da quelli del passato, clienti che si aspettano di trovare anche in hotel ambienti in cui regnano il digitale e i dispositivi più tecnologici, pronti ad essere usati come strumenti per avere informazioni immediate e aggiornate.  Soprattutto vorranno servizi e informazioni per poter vivere la città a pieno, in modo “smart” e veloce. Per questo la sfida agli hotel è lanciata, e non si può far altro che adeguarsi ai tempi.

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