Irlanda

  • L’Irlanda chiede alla Wto di regolamentare le etichette a Wto del vino

    L’Irlanda non cambia rotta e nonostante il parere contrario di 13 altri Paesi membri Ue, tra cui l’Italia, tira dritto: a inizio febbraio ha notificato all’Organizzazione mondiale del commercio (Wto) le norme tecniche sull’etichettatura ‘salutista’ degli alcolici. Il progetto di regolamento sull’etichettatura si applicherebbe a tutti i prodotti alcolici venduti in Irlanda, si ricorda nella notifica, siano essi prodotti localmente o importati. Pertanto – è questo il primo iceberg in rotta di collisione in questa inesorabile navigazione solitaria dell’isola verde – potrebbe costituire una barriera tecnica al commercio. Ed è proprio su questo punto che il ministro degli Affari esteri Antonio Tajani ha inviato una lettera al vicepresidente della Commissione Ue, Valdis Dombrowskis.

    Secondo Tajani, le nuove norme irlandesi sulle etichette “rischiano di essere una fonte di distorsione agli scambi internazionali, equivalente a una restrizione quantitativa”. Il provvedimento, sottolinea Tajani, oltre ad essere criticabile sotto il profilo del diritto europeo, “potrebbe innescare una reazione a catena che finirebbe con il danneggiare l’insieme dell’Unione”.

    Ma i tempi si fanno stretti anche per il fronte contrario agli health warning nelle etichette del vino: il periodo per la presentazione delle opposizioni scade dopo 90 giorni. E l’Italia non sembra star ferma a guardare: “Proporrò all’Irlanda – ha annunciato su Twitter il ministro dell’Agricoltura, Sovranità alimentare e Foreste, Francesco Lollobrigida – una mediazione che può aiutarli a rendere più chiara la loro etichetta e soprattutto garantire corretta informazione. Eccessi e abusi vanno combattuti, ma un uso moderato garantisce, come la scienza afferma, benessere. #sdrammatizziamo #difendiamolaqualità”, ha aggiunto il ministro.

    Nel gioco delle alleanze contro l’iniziativa irlandese, che tanto danno di immagine sta già creando al comparto, mettendo poi un’ipoteca sulle potenzialità di esportazione in terra irlandese, guarda oltreoceano l’eurodeputato Paolo De Castro (Pd). “Ora la battaglia – ha rilevato – si sposta a Ginevra dove dovremo trovare alleati a livello internazionale, a partire dagli Stati Uniti. Siamo in contatto – fa sapere De Castro – con la Missione statunitense a Bruxelles, affinché anche Washingthon possa sollevare osservazioni” in sede Wto.

    “L’Irlanda ha fatto il suo passo, ora – ha spronato il vicepresidente del Senato, Gian Marco Centinaio (Lega) – tocca a noi. I Paesi contrari alle etichette allarmistiche devono fare fronte comune e presentare formale opposizione in quella sede entro i tre mesi previsti. A guidare questa coalizione non può che essere l’Italia”, ha affermato Centinaio.

    Per Federvini l’iniziativa irlandese “è basata su un approccio demonizzante delle bevande alcoliche, con indicazioni sanitarie che non distinguono tra consumo moderato e abuso”. Da qui l’appello al governo Meloni affinché “crei una coalizione di Paesi contro ogni discriminazione dell’alcol”. Secondo Ignacio Sánchez Recarte, segretario generale della Ceev, il Comitato europeo delle imprese del vino “in questa fase solo la Corte di giustizia dell’Unione europea sarebbe in grado di difendere” il mercato interno Ue. Mentre Coldiretti stima la conta dei danni: il blitz irlandese sulle etichette allarmistiche va fermato per difendere un prodotto simbolo del nostro Paese che è anche il principale produttore ed esportatore mondiale di vino, con oltre 14 miliardi di fatturato e dà lavoro dal campo alla tavola a 1,3 milioni di persone. “L’export rischia di essere penalizzato” è il grido d’allarme di Confagricoltura Bologna e per di più con un “messaggio fuorviante per il consumatore”.

  • L’Irlanda, il nuovo corso del Regno Unito, le elezioni italiane: il pensiero dell’ex ministro degli Esteri irlandese Gerard Collins

    In Italia per qualche giorno, Gerard Collins, già ministro degli Esteri della Repubblica d’Irlanda, ha rilasciato questa intervista a ‘Il Patto Sociale’.

    In Italy for a few days, Gerard Collins, past former Foreign Minister of the Republic of Ireland, gave this interview to Il Patto Sociale.

    In Ulster i cattolici hanno superato i protestanti, cosa può significare per le relazioni tra Repubblica d’Irlanda e Ulster?

    Il fatto che i dati demografici siano cambiati e che la popolazione cattolica sia passata davanti a quella protestante non influirà in alcun modo sui rapporti tra la Repubblica d’Irlanda e l’Irlanda del Nord.

    Questa relazione si basa sull’Accordo Anglo Irlandese (1998) che ha funzionato per 25 anni e continuerà a farlo in futuro

    In Ulster, Catholics have surpassed Protestants, what can this mean for relations between the Republic of Ireland and Ulster?

    The fact that the demographics have changed and that the Catholic population has moved ahead of the Protestant population will not in any way affect the relationship between the Republic of Ireland and Northern Ireland.

    This relationship is based on the Anglo Irish Agreement (1998) which has worked for 25 years and will continue to do so in the future.

    Dalla regina Elisabetta a re Carlo III, da Boris Johnson a Liz Truss, come si valuta a Dublino la transizione in corsi nel Regno Unito?

    Il popolo irlandese ha sempre tenuto in grande considerazione la regina Elisabetta. Come capo della monarchia britannica, è stata accolta calorosamente dalle molte persone che ha incontrato in molte parti del paese quando ha fatto una visita di Stato – la sua prima e unica durante il suo regno – nel 2011. Il suo interesse personale per l’allevamento e le corse di cavalli da corsa ha colpito positivamente le corde del popolo irlandese.

    Il passaggio al re Carlo III non dovrebbe fare alcuna differenza sul modo in cui il popolo irlandese vede la monarchia. È ben noto e rispettato in Irlanda, come membro della monarchia britannica, avendo fatto diverse visite negli ultimi decenni.

    Per quanto riguarda Boris Johnson e Liz Truss – purtroppo, sotto Johnson, il rapporto tra i due governi era litigioso ma ci sono già alcune indicazioni che Liz Truss e il suo governo si impegneranno e lavoreranno per migliorare la situazione così da ripristinare un buon rapporto di lavoro con il governo irlandese.

    From Queen Elizabeth to King Charles III, from Boris Johnson to Liz Truss, how does Eire evaluate the transition thats taking place in UK?

    The Irish people always held Queen Elizabeth in high regard. As Head of the British monarchy, she was warmly welcomed by the many people she met in many parts of the country when she paid a State visit  – her first and only during her reign – in 2011. Her personal interest in racehorse breeding and racing struck a positive chord with the Irish people.

    The transition to King Charles III should not make any difference as to how the Irish people view the monarchy. He is well known and respected in Ireland, as a member of the British monarchy, having made several visits over the past decades.

    With regard to Boris Johnson and Liz Truss – regrettably, under Johnson, the relationship between the two governments was fractious but there are already some indications that Liz Truss and her government will reach out and work towards improving the situation which will restore a good working relationship with the Irish government.

    Il nuovo governo britannico vuole rivedere quanto concordato con alla Ue circa lUlster. Che aspettative avete? Avete avuto contatti da Londra?

    È molto importante ricordare che il governo del Regno Unito ha concordato – voglio sottolinearlo, ha concordato  –  un accordo di recesso dall’Unione Europea e lo ha firmato.

    Tuttavia, a causa di macchinazioni politiche all’interno del grullo parlamentare del partito al governo del Regno Unito (che hanno portato a una rivolta alla Camera dei Comuni), il governo del Regno Unito ha cercato di rinegoziare l’accordo di recesso con l’Unione europea a diverse condizioni. Non essendo riusciti a farlo, hanno ritardato discussioni significative su come raggiungere un compromesso.

    Si spera che il nuovo Primo Ministro Truss sia più positivo al riguardo rispetto all’ex Primo Ministro Johnson.

    Il governo irlandese e i governi dei 27 Stati membri dell’Unione europea esortano il Regno Unito ad avviare discussioni significative con la Commissione europea.

    The new British government wants to review what has been agreed with the EU about Ulster. What are your expectations? Have you had any contacts from London?

    It is most important to remember that the UK government AGREED to a Withdrawal Agreement from the European Union and signed off on it.

    However, because of political machinations within the UK government parliamentary party (resulting in a revolt in the House of Commons), the UK government then tried to re-negotiate their withdrawal agreement with the European Union on their terms. By having failed to do so, they have delayed meaningful discussions on how to reach a compromise.

    Hopefully, new Prime Minister Truss will be more positive in this regard than former Prime Minister Johnson.

    The Irish government and the governments of the 27 European Union Member States I urge the UK to begin meaningful discussions with the EU Commission.

    Il Regno Unito fornisce all’Ucraina più armi di tutta la Ue. Può essere Londra a determinare la politica estera di tutta la Ue, da cui è uscita?

    Per quanto riguarda la fornitura di armi all’Ucraina, il Regno Unito deve essere elogiato per i suoi sforzi – come nazione unica e come membro della Nato. Si spera che eserciterà la loro influenza sui loro colleghi nella Nato per fare tutto ciò che è in loro potere per risolvere la questione. Tuttavia, non è possibile essere d’accordo sul fatto che il Regno Unito determini la politica estera dell’Unione europea poiché, dopo la Brexit, il Regno Unito ha perso la sua posizione nell’Unione europea sulla politica comune.

    The UK gives Ukraine more weapons than the whole EU. Could it be London that determines the foreign policy of the whole EU, from which it left?

    With regard to the supply of weapons to Ukraine, the UK must be commended for their efforts – as a single nation and as a member of Nato. It is hoped that they will exercise their influence on their colleagues in Nato to do all in their power to resolve the issue.

    However, it cannot be agreed that the UK determine European Union Foreign Policy as, since Brexit, the UK has lost its position in the European Union on Common Policy.

    Quanto interessa il passaggio dal governo Draghi a un nuovo governo, quasi certamente guidato da Giorgia Meloni, in Italia?

    Le ultime elezioni italiane sono state estremamente interessanti sotto diversi punti di vista. Il fatto che l’Italia abbia eletto un governo di destra è interessante, così come il fatto che circa il 40% degli italiani abbia scelto di non votare. È anche interessante notare che molti dei candidati avversari della signora Meloni in cerca di alte cariche erano stati associati al governo Draghi. È importante e interessante notare che il voto personale della signora Meloni del 26% è in enorme aumento rispetto al 4% delle elezioni precedenti. Il suo programma elettorale che include profondi tagli alle tasse e un aumento dei pagamenti delle pensioni è interessante dato che questi programmi richiedono enormi finanziamenti. Ovviamente i poveri erano i suoi più grandi sostenitori. La signora Meloni avrà bisogno dell’accordo dei partiti della Coalizione al governo per realizzare le sue proposte elettorali. Infine, sarà importante il suo approccio con l’Unione europea.

    How interesting is the transition from the Draghi government to a new government, almost certainly led by Giorgia Meloni, in Italy?

    The latest Italian Election was extremely interesting from a number of points.

    The  fact that Italy elected a far right government is interesting, as is the fact that approximately 40% of the Italian people chose not to vote.

    It is also interesting that many of Ms. Meloni’s opposing candidates seeking high office had been associated with the Draghi government.

    Important and interesting to note is that Ms. Meloni’s personal vote of 26% is a huge increase from the 4% in the previous election.

    Her Election Policy Programme which includes deep Tax cuts and an increase in pension payouts is interesting given that these programmes require massive funding. Obviously the poor were her greatest supporters.

    Ms. Meloni will need the agreement of the Coalition parties in government with her in achieving the fulfilment of her Election Manifest Proposals.

    Finally, her approach to her involvement with the European Union will be important in all respects.

  • La Ue propone di tagliare dell’80% i controlli sulle merci dal Nord Irlanda all’Inghilterra

    La grande diatriba della Brexit va verso un nuovo capitolo di tensioni fra Londra e Bruxelles. L’Unione europea ha presentato un piano di proposte per migliorare la situazione del commercio dell’Irlanda del Nord e venire incontro a Londra, con una riduzione dei controlli dei beni in arrivo in Irlanda del Nord dal Regno Unito. Ma è probabile che il governo di Boris Johnson reputi insufficienti queste proposte, perché vuole che l’Ue ceda il controllo finale sulle dispute commerciali in modo che la competenza passi dalla Corte di giustizia Ue ad arbitrati indipendenti.

    Il vicepresidente della Commissione Ue, Maros Sefcovic, ha annunciato la serie di proposte pratiche per modificare il complicato sistema di dogane e controlli in Irlanda del Nord, che è territorio del Regno Unito ma che dopo la Brexit è rimasto parte del mercato unico Ue. In base alle regole in vigore finora, i beni in ingresso dal Regno Unito alla britannica Irlanda del Nord devono essere controllati per verificarne il rispetto degli standard della Ue. Secondo Sefcovic, le proposte consentiranno un taglio dell’80% dei controlli su cibo, piante e animali in ingresso in Irlanda del Nord e del 50% delle documentazioni doganali. Al centro del contendere c’è il cosiddetto Protocollo sull’Irlanda del Nord, siglato nell’ambito dell’accordo di uscita del Regno Unito dall’Ue. L’intesa era mirata a evitare il ritorno di un ‘confine duro’ terrestre fra la britannica Irlanda del Nord e la Repubblica d’Irlanda, Stato membro dell’Ue (visto che l’isola è stata a lungo teatro di violenze settarie e che le postazioni di frontiera erano state eliminate come punto chiave dell’Accordo del venerdì santo del 1998). Ha previsto però l’introduzione di un complicato sistema di dogane e controlli fra Regno Unito e Irlanda del Nord, lamentato da Londra, tanto che il ministro britannico per la Brexit, David Frost, ha proposto un piano per un protocollo completamente nuovo.

    Per quanto positiva possa essere questa riduzione della burocrazia, Londra insiste anche su una altro cambiamento fondamentale: vuole che l’Ue ceda il controllo finale sulle dispute commerciali in modo che la competenza passi dalla Corte di giustizia Ue ad arbitrati indipendenti. Il ruolo della Corte di giustizia europea “deve cambiare se dobbiamo trovare degli accordi di governance con cui le persone possano convivere”, ha dichiarato Frost. Ma funzionari Ue, Stati membri ed Europarlamento non sono d’accordo con l’ipotesi che la Corte di giustizia europea perda preminenza su parte del suo mercato unico. Tutto questo sarà sul tavolo dei negoziati Ue-Londra che vedranno impegnati a Bruxelles il vicepresidente della Commissione Ue Maros Sefcovic, che incontrerà Frost. Una discussione che potrebbe protrarsi per diverse settimane. E sulla Corte di giustizia lo spazio di manovra di Sefcovic è stretto. Intanto, gli animi si sono scaldati ulteriormente quando Dominic Cummings, ex consigliere di Boris Johnson, ha suggerito che Londra non abbia mai inteso onorare l’accordo di ritiro che ha firmato. “Ciò indicherebbe che questo è un governo, un’amministrazione, che ha agito in malafede e questo messaggio deve essere sentito nel mondo”, ha dichiarato il premier dell’Irlanda, Leo Varadkar, all’emittente irlandese Rte. E ha rincarato la dose: “Questo è un governo britannico che non necessariamente mantiene la parola e non necessariamente onora gli accordi che fa”.

  • Una sentenza dell’Alta corte di Belfast getta le premesse per l’unificazione delle due Irlande

    Una sentenza dell’alta corte di Belfast apre di fatto la via della riunificazione irlandese, con uscita dell’Ulster dal Regno Unito. I magistrati della capitale dell’Irlanda del Nord hanno infatti giudicato legale il protocollo sull’Irlanda del Nord nell’ambito dell’accordo sulla Brexit, dando torto agli unionisti che avevano fatto ricorso contro il testo che prevede un trattamento doganale specifico per la provincia da 1,9 milioni di abitanti.

    Secondo i ricorrenti, lasciare l’Irlanda del Nord nell’Unione doganale Ue viola gli atti di fondazione del Regno Unito (1800) e l’accordo di pace del Venerdì santo (1998). Il giudice dell’Alta corte ha respinto questi argomenti, dichiarando che l’accordo di uscita dall’Unione europea entra sì in conflitto con gli atti dell’Unione del 1800 ma che l’accordo firmato nel 2020 prevale su una legge vecchia più di due secoli. Rispondendo alle domande del question time in Parlamento, il premier Boris Johnson ha assicurato che “niente comprometterà la posizione dell’Irlanda del Nord all’interno del Regno Unito. Vigileremo per far rispettare questo principio”.

    Proprio nelle stesse ore, tuttavia, anche in sede Ue è stato ribadito il fatto che tra le due Irlande non vi sia un confine presidiato da dogane, così che le merci possano girare liberamente secondo i principi della Ue cui appartiene l’Eire (controlli doganali sulle merci da/per l’Ulster e il resto del Regno Unito avvengono nel braccio di mare che separa le due isole). L’Unione europea ha infatti annunciato l’estensione per altri tre mesi del periodo di grazia con il Regno Unito sul passaggio di prodotti del settore agroalimentare, come salsiccia e carne fresca, fra Irlanda del Nord e Gran Bretagna senza controlli di sorta. L’estensione, fissata al 30 settembre, segna il ritorno ad un’atmosfera più distesa fra le due sponde della Manica dopo che nei mesi scorsi era risalita la tensione fra Londra e Bruxelles sull’attuazione degli accordi del dopo Brexit su uno dei fronti più spinosi, quello appunto dei controlli al confine interno fra Irlanda del Nord e resto del Regno Unito. La proroga è in attesa di trovare soluzioni concordate che siano permanenti. L’Ue intende mantenere una frontiera aperta fra l’Ulster e la Repubblica d’Irlanda così come è previsto dagli storici accordi di pace del Venerdì Santo 1998 e non vuole allo stesso tempo compromettere l’integrità del mercato unico europeo. Il punto è che proprio per garantire questa frontiera aperta occorre che vi sia una frontiera doganale tra l’Ulster e il blocco composto da Inghilterra, Scozia e Galles. Insomma, secondo quanto stabilito in sede di accordo Ue-Uk sulla Brexit e riconosciuto valido dagli stessi magistrati nordirlandesi, l’Irlanda ‘britannica’ deve avere delle dogane col resto dello Stato di cui fa parte e non con lo Stato estero (l’Eire) con cui confina. Quanto questo renda difficile mantenere l’appartenenza al Regno Unito e agevoli invece la creazione di un unico stato irlandese è evidente.

  • In Irlanda del Nord continuano le tensioni per la Brexit

    Tornano a salire in Irlanda del Nord le fiammate, metaforiche e non, delle tensioni settarie, sullo sfondo d’un dopo Brexit che minaccia di far materializzare i fantasmi più temuti del passato. Per ora sono episodi circoscritti, ma il fuoco che da sempre cova sotto la cenere lassù non richiede chissà quali inneschi per poter dilagare e il clima dell’ultima settimana spaventa ormai quasi tutti nei palazzi del potere: da quelli locali di Stormont, sede del litigioso esecutivo regionale di grande coalizione guidato dalla first minister unionista del Dup, Arlene Foster, con al fianco come vicepremier l’alleata-nemica repubblicana dello Sinn Fein, Michelle O’Neill; a quelli londinesi del governo centrale (Tory e brexiteer) di Boris Johnson.

    Dopo varie nottate di scontri e violenze sparpagliatesi da Derry (Londonderry per i pretoriani lealisti del legame con Londra e la monarchia) ad altre località simbolo di quella che fu la sanguinosa stagione dei Troubles prima della storica pace del Venerdì Santo 1998, l’ennesimo tumulto è scoppiato a Belfast. A partire dai quartieri a maggioranza protestante e con corredo di cariche di polizia, aggressioni a giornalisti, assalto a un bus urbano incendiato nel cuore delle tenebre, coinvolgimento di attivisti radicali anche dalla trincea contrapposta delle roccaforti cittadine cattolico-repubblican-nazionaliste. Uno scenario da avvisaglie di guerriglia urbana che da quelle parti sarebbe avventato sottovalutare. E che ha indotto i leader politici delle fazioni rivali a convocare una riunione d’emergenza del governo locale per provare finalmente a contribuire ad abbassare i toni; prima di coordinarsi con il ministro britannico per gli affari nordirlandesi, Brandon Lewis, spedito urgentemente come plenipotenziario di Johnson a Belfast un po’ per mediare, un po’ per sopire, un po’ per ammonire.

    A fare da avanguardia ai disordini sono stati alcuni gruppi di unionisti ultrà: infuriati per la recente decisione della polizia locale (Psni) di non procedere penalmente contro la plateale violazione della restrizioni anti Covid perpetrata il mese scorso da centinaia di reduci e dirigenti repubblicani (Michelle O’Neill inclusa) in occasione del funerale d’uno storico ex esponente di spicco del braccio politico di quella che fu l’Ira. Episodio tutto sommato minore cui la stessa Arlene Foster aveva dato fiato gridando alle dimissioni del comandante della Psni, Simon Byrne, e gettando benzina sul fuoco. Ma che il Dup e lo Sinn Fein hanno alla fine accantonato, partorendo dopo il meeting straordinario di governo un comunicato congiunto in cui hanno condannato all’unisono come “assolutamente inaccettabili e ingiustificabili le devastazioni, la violenza, le aggressioni ai poliziotti”, promettendo sostegno alla Psni.

    Sullo sfondo, oltre al caso del funerale, restano però a far da autentico detonatore potenziale le conseguenze della Brexit: in particolare i rancori del fronte unionista verso l’accordo ad hoc firmato dal governo Johnson con Bruxelles per garantire il mantenimento del confine aperto fra Irlanda del Nord e Repubblica d’Irlanda – previsto dalle intese del Venerdì Santo – anche a costo di accettare controlli amministrativi doganali sulle merci europee in transito alla frontiera interna fra Ulster e resto del Regno Unito: controlli dai quali Downing Street ha di fatto finora svicolato, tanto da spingere l’Ue ad avviare un’azione legale, ma che secondo le paure unioniste proiettano comunque un’ombra sulla sovranità britannica a medio-lungo termine sull’Ulster. Inquietudini che Lewis non ha esitato a dire di “comprendere da parte della comunità lealista”, non senza giurare sul rispetto di tutte le ‘linee rosse’ essenziali a tutela dell’unità fra Belfast e Londra e dell’integrità territoriale del Regno. Ma invocando pure “il dialogo e il processo democratico” quali uniche chiavi per salvaguardare, oltre gli interessi comuni, una pace pagata a caro prezzo. E per lasciarsi alle spalle una buona volta sia “la violenza settaria scatenata da una piccola minoranza”, sia l’incubo mai rimosso “del ricordo dei Troubles”.

  • La Commissione europea ricorrerà contro la sentenza sul caso degli aiuti di Stato ad Apple in Irlanda

    La Commissione europea presenterà ricorso contro una sentenza del luglio 2020 del Tribunale dell’Unione europea (EGC) che ha annullato la decisione della Commissione dell’agosto 2016 secondo cui l’Irlanda ha concesso aiuti di Stato illegali ad Apple attraverso agevolazioni fiscali selettive.

    “La Commissione ritiene che nella sua sentenza il Tribunale abbia commesso una serie di errori di diritto. Per questo motivo, la Commissione sta portando la questione davanti alla Corte di giustizia europea “, ha dichiarato il commissario alla concorrenza, Margrethe Vestager.

    Fornire a determinate società multinazionali vantaggi fiscali non disponibili per i loro rivali danneggia la concorrenza leale nell’Unione europea, violando le norme sugli aiuti di Stato.

    “Dobbiamo continuare a utilizzare tutti gli strumenti a nostra disposizione per garantire che le aziende paghino la loro giusta quota di tasse. Altrimenti, le finanze pubbliche e i cittadini sarebbero privati ​​dei fondi per investimenti tanto necessari e la cui esigenza è ora ancora più forte per sostenere la ripresa economica dell’Europa”, ha sottolineato la Vestager.

    La EGC a luglio ha annullato la sentenza del 2016 della Commissione, che aveva stabilito che al gigante della tecnologia erano state concesse agevolazioni fiscali illegali da Dublino, perchè non c’erano prove sufficienti per dimostrare che Apple aveva violato le regole di concorrenza dell’UE.

    Secondo la Commissione, all’epoca della decisione, il gigante della tecnologia aveva beneficiato di “aiuti di Stato illegali”, dopo che l’Irlanda ha concesso vantaggi fiscali indebiti fino a 13 miliardi di euro ad Apple, consentendo a quest’ultima di pagare sostanzialmente meno tasse rispetto ad altre imprese, tra il 2003 e il 2014.

    Tuttavia, il governo irlandese ha sostenuto che Apple non doveva rimborsare le tasse, poiché quella perdita di introiti da tasse è servita a rendere l’Irlanda una posto attraente per le grandi aziende.

  • Londra giudica inevitabili controlli doganali per l’Irlanda del Nord dopo la Brexit

    Il governo britannico ha ammesso che sarà necessario effettuare controlli doganali su determinate merci tra l’isola della Gran Bretagna e la regione britannica dell’Irlanda del Nord alla fine del periodo di transizione post-Brexit. “Non ci saranno nuove infrastrutture doganali fisiche e non vediamo la necessità di costruirle”, ha affermato il governo di Boris Johnson pubblicando la sua posizione sul protocollo tra l’Irlanda del Nord e la vicina Repubblica d’Irlanda, negoziato nell’ambito del divorzio con l’Ue. “Tuttavia, espanderemo alcuni punti di accesso esistenti per i prodotti agroalimentari al fine di stabilire controlli aggiuntivi”, ha spiegato.

    Il protocollo irlandese mira a prevenire il ritorno di un confine fisico sull’isola d’Irlanda, dopo l’uscita britannica dall’Ue, che potrebbe minacciare la fragile pace raggiunta dopo tre decenni di sanguinosi conflitti grazie all’accordo del Venerdì Santo del 1998.

    Il ministro Michael Gove ha assicurato ai deputati che qualsiasi controllo sarà “assolutamente minimo”. “Tutto sarà fatto elettronicamente”, ha precisato. A novembre, il premier Johnson aveva garantito agli imprenditori irlandesi, spiegando l’accordo sulla Brexit negoziato con Bruxelles, che non vi sarebbero stati controlli sulle merci tra la Gran Bretagna e la regione britannica. Gove ha anche confermato che l’Irlanda del Nord rimarrà in linea con una serie di norme dell’Ue, anche in materia di salute, almeno fino al 2024.

  • Ireland holds first post-Brexit general election

    Ireland held a general election on 8 February, just one week after neighboring Britain’s departure from the European Union.

    Based on the latest figures available on Monday morning, the country’s election count has failed to produce a clear winner.

    Sinn Fein, the left-wing Irish nationalist party, has won the popular vote in a general election. Ballot counts on Sunday revealed that Sinn Fein received 24.5% of the first preference vote, almost doubling its share from the last election in 2016. The 2016 election ended with no clear winner, and it took 10 weeks of talks to form a new government.

    The opposition Fianna Fail party won 22.2%. Incumbent prime inister Leo Varadkar’s governing Fine Gael party won 20.9%. Fine Gael and Fianna Fail are the two parties that have dominated Ireland’s political scene over the past decades.

    Sinn Fein, Fianna Fail and Fine Gael are all projected to win more than 20% of the national vote based on results from one third of constituencies that have completed their counting.

    Ireland’s system elects an average of four parliamentarians from each of the country’s 39 constituencies.

    Analysts say that this time, the country could be without a government for months after the three parties are set to win a roughly equal share of the vote: “There’s plenty of experience in coalition government, some experience in minority government, but no experience of equally matched parties”, an expert warned.

     

  • Irlanda al voto, anticipato, l’8 febbraio

    L’Irlanda andrà ad elezioni anticipate il prossimo 8 febbraio. Lo ha annunciato il premier Leo Varadkar, in un discordo a Dublino, aggiungendo che chiederà formalmente al presidente della Repubblica, Michael Higgins, di sciogliere il Parlamento. La stampa irlandese sottolinea che il premier ritiene sia questo il momento di andare alle urne, dopo l’accordo sulla Brexit, il ripristino di un governo di coalizione nel Nord Irlanda e prima del prossimo summit europeo in programma a fine marzo.

    Saranno le prime elezioni a tenersi di sabato in Irlanda. Fonti del partito del premier, Fine Gael,hanno motivato così la scelta della giornata di sabato: “I bambini non perderanno un giorno di scuola, i genitori non dovranno prendere un giorno di ferie, sarà più facile per gli studenti tornare a casa”.

    Varadkar è alla guida di un governo di minoranza sostenuto dal principale partito di opposizione, Fianna Fail, guidato da Micheal Martin, prorogato nel 2018 a causa dei rischi posti al Paese dalla Brexit. Primo premier gay figlio di un immigrato indiano, Vadadkar è arrivato alla guida del governo nel giugno 2017, dopo le dimissioni di Enda Kenny, eletto alle elezioni del 2016. Secondo gli ultimi sondaggi citati dalla Bbc, il Fine Gael vanta un leggero vantaggio rispetto al Fianna Fail.

  • La Brexit? Una tragedia per l’Irlanda

    «La Brexit per l’Irlanda rappresenta una tragedia». Ministro degli Esteri dell’Eire che firmò l’adesione del suo Paese al Trattato di Maastricht, Gerard Collins coglie di sorpresa chi pensa che l’Irlanda possa cogliere nella fuga dalla City di Londra ulteriori opportunità di crescere come hub per multinazionali («Quando la Ue contesta al nostro Paese di concedere trattamenti di favore alle multinazionali dimentica che noi non siamo la Francia o l’Italia, noi non avevamo nulla su cui costruire le nostre fortune» tiene a sottolineare in proposito sua moglie Hillary, accennando alla vertenza per il regime fiscale di favore concesso da Dublino ad Apple ed altri colossi della globalizzazione).

    Perché una tragedia?
    «Perché il Regno Unito è il nostro ponte verso l’Europa, tutte le merci che esportiamo in Europa passano da lì e attraverso i porti britannici raggiungono la Francia e proseguono poi verso la Spagna e tutte le altre destinazioni».

    Non è un problema anzitutto per quello che riguarda il confine con l’Ulster, dove non ci sono dogane, e per l’Accordo di San Valentino che regola le relazioni tra Irlanda del Sud e del Nord?

    «No, non torneranno frontiere e controlli. Per quel che riguarda le nostre relazioni col Regno Unito la Brexit è semmai un problema di nuovo sotto il profilo commerciale, perché la maggior parte della nostra produzione di carni (ovine anzitutto) è diretta verso la Gran Bretagna. E la Gran Bretagna è il nostro principale e quasi esclusivo acquirente di formaggio Cheddar».

    Ma quante chances ha Boris Johnson di condurre in porto la Brexit?
    «Johnson avrà bisogno dell’appoggio di una parte del Labour».

    Ma il partito di Corbyn è disposto ad aiutarlo, perché mai dovrebbe?
    «Il Labour è talmente diviso che Johnson potrebbe forse trovare l’appoggio di una quindicina di parlamentari laburisti, di cui ha bisogno».

    In fondo, come già con Theresa May, la partita vera che si gioca intorno all’accordo con la Ue sulla Brexit non riguarda chi debba essere l’inquilino di Downing Street 10?

    «L’accordo che Johnson aveva raggiunto con la Ue sulla Brexit era sostanzialmente lo stesso che aveva già portato in Parlamento la May in effetti. Ed era dai tempi della guerra che una seduta del Parlamento inglese non veniva convocata di sabato».

    E se non ottiene la Brexit?
    «Johnson ha già detto che non si dimetterà».

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