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  • Pediatrie piene, +300% al pronto soccorso

    Le pediatrie sono in affanno in molte realtà d’Italia per le tante infezioni da virus respiratori nei bambini, specie le bronchioliti da Virus Respiratorio Sinciziale, che stanno colpendo in particolare i piccoli sotto l’anno di vita. Ma le terapie intensive pediatriche sono sottodimensionate. Lo afferma la Società italiana di pediatria SIP che sollecita un intervento del governo. Con la contemporanea circolazione di altri virus come influenza, adenovirus e Covid, la situazione «è in alcuni casi davvero difficile, con accessi record in Pronto Soccorso, congestione in alcuni ospedali e massima occupazione dei posti letto». «Registriamo un incremento degli accessi in PS per infezioni respiratorie del 300% superiore rispetto ai due anni precedenti, con l’80% dei posti letto occupati da bambini con bronchiolite da VRS”, afferma Giovanni Corsello, direttore del Dipartimento Materno Infantile dell’Ospedale dei Bambini di Palermo. «Due condizioni stanno rendendo particolarmente gravosa l’assistenza: da un lato l’età dei bambini con bronchiolite da VRS, soprattutto neonati e lattanti, e dall’altro lato, i casi di ‘coinfezioni’ causate da più agenti patogeni che in contemporanea colpiscono lo stesso organismo». Condizioni, queste, che richiedono spesso il ricovero in ospedale, nei casi più gravi in terapia intensiva e un notevole sforzo organizzativo. Complessa la situazione anche al Policlinico Umberto I di Roma, dove attualmente il 100% dei ricoveri pediatrici è dovuto a infezioni respiratorie. “Nel 90% dei casi si tratta di bronchioliti da VRS, che nel 10% dei casi richiedono il ricovero in terapia intensiva pediatrica, attualmente quasi piena (soli 2 posti liberi)”, afferma Fabio Midulla, responsabile del reparto di Pediatria di Urgenza dell’ospedale.

    «La situazione è difficile, ma il sistema tiene, seppur con grandi sforzi», afferma Giuseppe Banderali, vicepresidente SIP e direttore della Neonatologia e Pediatria dell’Ospedale San Paolo di Milano. «Registriamo un notevole incremento di accessi al PS rispetto agli ultimi due anni; da novembre i posti letto sono sempre pieni, occupati per il 60% da bambini con infezioni respiratorie, di cui il 20-25 % sono bronchioliti da VRS».

    Anche alla luce di questa situazione, la SIP punta il dito sul sottodimensionamento delle terapie intensive pediatriche (TIP). L’assenza di un codice ministeriale che le identifichi in maniera precisa (presente per tutte le altre discipline assistenziali nel nostro Paese) rende molto difficile stimare il loro numero esatto. Facendo riferimento a dati empirici, nel nostro Paese ci sono circa tre letti di terapia intensiva con specificità pediatrica ogni milione di abitanti. Un valore di circa la metà di quello inglese e di circa un terzo rispetto a Austria, Svizzera, Germania o Usa. «Assistere i bambini in unità di terapia intensiva dedicate significa migliorare la prognosi rispetto a coloro che vengono ricoverati in terapie intensive per adulti. Questo è tanto più vero quanto il bambino è più piccolo e più grave. Le TIP sono infatti tarate sui bambini e hanno un’elevata specificità non solo dei device, ma anche delle competenze del personale», afferma la Presidente della SIP

    Annamaria Staiano. “Chiediamo al Governo – conclude la presidente SIP – non solo un loro rafforzamento, con un aumento dei posti letto e del personale, ma anche un impegno a lavorare per garantire un’assistenza omogenea a tutti i bambini in ogni area del Paese».

  • La Germania torna a fare figli

    L’economia tedesca, alle prese con la peggiore crisi demografica tra i Paesi del G7, sta registrando il più grande boom della fertilità in 45 anni. I dati rilasciati dall’ufficio federale di statistica tedesco il 29 marzo attestano che la quarta economia mondiale ha registrato un’ondata di 800.000 nati nel 2017, in aumento del 7% su base annua (si è passati da 1,5 a 1,59 parti per donna).

    Nonostante la forte immigrazione (pari al 12% della popolazione), le Nazioni Unite stimano che entro un decennio l’età media tedesca sarà di 50 anni o più. La Germania ha cercato di emulare i sistemi scandinavi aumentando di due terzi la spesa per le prestazioni di assistenza all’infanzia negli ultimi anni (in Francia, l’assistenza all’infanzia ha portato a un impressionante miglioramento dei tassi di fertilità) e ha anche esteso le indennità di maternità ai padri, sempre seguendo il modello svedese, che si è dimostrato particolarmente significativo dopo la nascita di un secondo figlio.

  • Con “Horizon Birth Day” premiati i progetti di ricerca che migliorano la salute di mamme e neonati

    Sono tre i progetti di ricerca volti a migliorare la salute di mamme e neonati che si sono aggiudicati il premio “Horizon Birth Day”. Il premio, del valore complessivo di 2,5 milioni di euro, ricompensa le soluzioni innovative che consentono di ridurre il numero di decessi e le complicazioni durante la gravidanza e il parto.

    Il primo premio è andato al progetto QUARITE, guidato da ricercatori francesi e canadesi che con il loro lavoro hanno diminuito significativamente il tasso di mortalità delle mamme negli ospedali del Mali e del Senegal. Al secondo posto si è classificato il progetto americano CHAI e al terzo il britannico WOMAN Trial.

    Con i programmi di ricerca e innovazione dell’UE come Orizzonte 2020 (2014-20) e il suo predecessore PQ7 (2007-13), la Commissione ha investito oltre 740 milioni di euro nella ricerca dedicata alla salute di mamme e neonati.

    Il premio “Horizon Birth Day” è un’iniziativa della Commissione europea, che si è impegnata ad investirci 1 milione di euro. Il contributo della Fondazione Bill & Melinda Gates è stato di altro milione di euro, mentre MSD for Mothers ne ha offerti 500.000.

    Fonte: Commissione europea

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