rifiuti

  • Le feste portano un incremento del 10% degli imballaggi da smaltire

    Per il periodo delle feste di fine anno, fra dicembre 2023 e gennaio 2024, Conai prevede nuovamente un aumento dei rifiuti di imballaggio nelle raccolte differenziate urbane in Italia.

    Le prime stime del Consorzio autorizzano a stimare un aumento dei flussi soprattutto per carta e cartone, plastica e vetro. Nel dettaglio, per plastica e vetro gli incrementi nei conferimenti in raccolta differenziata potrebbero oscillare fra il 4% e il 7%. Per la carta, invece, si stima invece che localmente l’aumento possa sfiorare il 10%.

    «Dopo un primo confronto effettuato a campione fra i dati dei gestori di alcune città italiane, non saremmo sorpresi da incrementi di questo tipo» afferma Luca Piatto, responsabile dei rapporti col territorio di CONAI. «È improbabile che i consumi aumentino come nel 2022, soprattutto a causa della contrazione della nostra economia che ha caratterizzato la seconda parte del 2023. Ma credo si tratti comunque di numeri importanti. Cibo, vino, beni di consumo imballati, regali in buste di carta e di plastica che vengono consegnati di persona o spediti: tanti imballaggi arriveranno a fine vita durante le festività, e dovranno essere correttamente gestiti».

    Per la plastica, film protettivi e altri involucri; per il vetro, soprattutto bottiglie, regalate o consumate; per la carta, scatole, fogli di carta regalo, imballaggi per le spedizioni e-commerce.

    «I numeri dovranno essere confermati a consuntivo nel 2024», spiega Luca Piatto. «Ma credo che, in alcune province, potrebbe essere ragionevole aspettarsi percentuali anche più alte di quelle previste. Negli ultimi anni la pandemia prima e la crisi energetica poi hanno reso le previsioni più difficili. Ma resta importante l’attenzione al conferimento in raccolta differenziata: a dicembre e gennaio l’attenzione a differenziare bene sarà davvero essenziale».

    Un aumento di rifiuti di imballaggio, quindi, gestibile grazie alla raccolta differenziata. L’importante, secondo Conai, è separarli correttamente ed evitare errori che compromettano la qualità della raccolta.

    Per quanto riguarda la carta, «dopo lo shopping, gli scontrini che non si vogliono conservare devono essere buttati nell’indifferenziato. Si tratta infatti di carta chimica, non riciclabile», spiega Luca Piatto.

    Semaforo rosso anche per carta oleata e carta da forno: «Nessuna delle due può essere conferita con la carta, a meno che non sia esplicitamente indicato che sono riciclabili».

    La carta da pacco, invece, non crea problemi. «È perfettamente riciclabile», svela Piatto. «Tutta la carta con cui si avvolgono i regali deve essere differenziata e conferita con carta e cartone».

    Attenzione alla raccolta della plastica. «Svuotiamo gli imballaggi in plastica prima di buttarli» è l’invito di Luca Piatto. «Le bottiglie vanno schiacciate per il lato lungo, e non dall’alto in basso. È un buon modo per facilitare il riciclo in impianto».

    Nella raccolta della plastica vanno solo gli imballaggi. «Giocattoli rotti o altri oggetti vanno portati all’isola ecologica, oppure conferiti con l’indifferenziato».

    «Le etichette in plastica coprenti vanno separate e rimosse dai flaconi e dalle bottiglie» raccomanda Piatto, «per poi mettere sia l’etichetta sia il flacone o la bottiglia nella raccolta differenziata degli imballaggi in plastica. È un modo per aiutare a riciclare al meglio entrambi».

    Se durante un brindisi un bicchiere di cristallo si rompe «deve essere gettato nell’indifferenziato» afferma Luca Piatto, parlando della raccolta del vetro. «Il cristallo, infatti, contiene piombo: pochi frammenti di cristallo compromettono grandi quantità di vetro riciclabile».

    Stop anche a palle e addobbi dell’albero di Natale. «Non si tratta di vetro da imballaggio, è importante che non ne inquini la raccolta differenziata». Sono falsi amici, e non vanno conferiti con il vetro, anche «ceramiche e vetro borosilicato, ossia quello delle pirofile adatte alla cottura in forno».

    «Le scatole di legno in cui vengono regalate le bottiglie di vino o di liquore pregiato, invece, devono essere portate all’isola ecologica» conclude Piatto.

  • Gli italiani prendono confidenza con i rifiuti tecnologici

    Migliorano sia i livelli di conoscenza degli italiani sia i loro comportamenti nella raccolta differenziata dei Rifiuti di Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche (Raee): questo quanto emerge a distanza di un anno dall’ultima analisi dell’”Osservatorio conoscenza Raee” realizzato da Ipsos per Erion Weee, il Consorzio del Sistema Erion dedicato alla gestione dei Raee.

    Secondo lo studio, realizzato su un campione di 1.000 cittadini italiani a cui si aggiunge un focus specifico su 500 giovani dai 18 ai 26 anni, aumenta la familiarità con il termine Raee che, nell’arco dell’ultimo anno, è passata dal 44% al 55%, con un miglioramento ancora più evidente nel caso della gen Z, dove la percentuale di quanti hanno sentito menzionare l’acronimo è quasi raddoppiata, passando dal 26% nel 2022 al 50% nel 2023.

    A livello territoriale, sono le regioni del nord del Paese a registrare il maggior incremento (dal 47% al 60%), seguite da quelle del centro (dal 46% al 57%) e del sud (dal 37% al 47%).

    Rimane invece sostanzialmente stabile l’incidenza di quanti, oltre all’acronimo, sanno anche spiegare in modo corretto il significato della parola Raee che, a livello nazionale, passa dal 38% al 39%, con un aumento decisamente più sostenuto tra i giovani dove il dato arriva al 36%, in aumento di dieci punti percentuali rispetto allo scorso anno.

    Con l’aumento dei livelli di conoscenza, migliorano anche i comportamenti relativi alla gestione dei Raee: la media dei conferimenti scorretti nell’ultimo anno è diminuita passando dal 15% al 13%. La flessione più accentuata però si registra proprio nel target dei più giovani, tra i quali l’incidenza è scesa di ben sei punti percentuali (dal 23% al 17%). Resta invece stabile la percentuale di intervistati consapevoli dei rischi associati a una gestione non corretta delle Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche giunte a fine vita, che si attesta a poco meno dell’80% del totale del campione.

    La conoscenza dei servizi a disposizione del cittadino per il conferimento, in nove mesi (novembre 22-luglio 23), è aumentata sia a livello nazionale che tra la gen Z: il 45% degli italiani conosce il servizio “1 contro 0” (+3 punti percentuali), nella fascia dei più giovani si arriva al 52% (+7%); il ritiro “1 contro 1” è invece noto al 72% degli intervistati (+3%) e al 73% dei ragazzi (+6%).

    Diminuisce, inoltre, la percentuale di chi si disferebbe di un Raee nel modo sbagliato: rispetto a 14 tipologie di prodotti proposti (che vanno da pc e smartphone fino a contapassi e spazzolini elettrici) il 41% degli italiani sceglierebbe di gettarne almeno una nel contenitore della plastica o dell’indifferenziata (contro il 45% della rilevazione precedente); più netta la diminuzione nelle regioni del sud (dal 56 al 48%) e tra i giovani (dal 57 al 50%).

    Scende, infine, dal 32 al 28% la quota di quanti hanno dichiarato di essersi rivolti agli “svuota cantine” per disfarsi dei propri Raee: un piccolo miglioramento in termini numerici, ma sicuramente un passo in avanti nel contrasto ai flussi paralleli, spesso illegali, alimentati anche grazie a questi soggetti. “I risultati positivi registrati dal nostro Osservatorio – commenta Giorgio Arienti, Direttore Generale di Erion Weee – dimostrano come sul tema dei Raee sia fondamentale continuare a insistere sulla leva della sensibilizzazione per scardinare abitudini e comportamenti scorretti. In molti casi, infatti, questi errori dipendono da una scarsa conoscenza dell’importanza che hanno i nostri piccoli gesti quotidiani come primo anello della catena del riciclo dei Rifiuti Elettrici ed Elettronici. Il piano di comunicazione “DireFareRaee” che il Consorzio ha lanciato due anni fa ha dato un contributo significativo, ma non possiamo smettere di lavorare e non possiamo farlo da soli, perché quasi due italiani su tre ancora non sanno cosa siano i Raee. Noi proseguiremo con programmi e iniziative dedicate ai cittadini, ma ci auguriamo che anche altre realtà operanti nel sistema decidano di affiancarci in questo percorso, e che il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica promuova una campagna di “Pubblicità Progresso” sui Raee”.

  • La Commissione accoglie con favore l’accordo politico sul rafforzamento del controllo sulle esportazioni di rifiuti

    La Commissione accoglie con favore l’accordo politico raggiunto tra il Parlamento europeo e il Consiglio sulle spedizioni di rifiuti, che garantirà che l’UE si assuma una maggiore responsabilità dei rifiuti che produce e non esporti le proprie sfide ambientali in paesi terzi. Le norme agevoleranno inoltre l’uso dei rifiuti come risorsa. L’accordo contribuisce all’obiettivo del Green Deal europeo di ridurre l’inquinamento e promuovere l’economia circolare.

    Sarà vietata l’esportazione di rifiuti di plastica dall’UE verso paesi non appartenenti all’OCSE. Solo se sono soddisfatte rigorose condizioni ambientali, i singoli paesi potranno ricevere tali rifiuti cinque anni dopo l’entrata in vigore delle nuove norme. Alla luce dei problemi globali legati all’aumento della quantità di rifiuti di plastica e alle sfide per una loro gestione sostenibile, con questa misura i legislatori dell’UE mirano a prevenire nei paesi terzi il degrado ambientale e l’inquinamento causati dai rifiuti di plastica prodotti nell’UE.

    Altri rifiuti idonei al riciclaggio saranno esportati dall’UE in paesi non appartenenti all’OCSE solo se questi ultimi garantiranno di poterli smaltire in modo sostenibile. Al tempo stesso, grazie a moderne procedure digitalizzate,sarà più facile spedire rifiuti destinati al riciclaggio all’interno dell’UE. Saranno inoltre rafforzate l’applicazione delle norme e la cooperazione nella lotta contro il traffico di rifiuti.

  • La Commissione si impegna a capire come rafforzare l’attuazione del principio “chi inquina paga”

    La Commissione ha avviato una consultazione pubblica per raccogliere i pareri dei cittadini e delle parti interessate sull’attuazione del principio “chi inquina paga” nell’Unione europea. La Commissione userà le informazioni per valutare se le politiche europee e nazionali siano sufficienti a garantire che chi inquina sostenga i costi delle misure di prevenzione, controllo e riparazione dell’inquinamento. La consultazione riguarderà aspetti quali l’uso di strumenti di mercato da parte dell’UE e degli Stati membri, il pagamento indiretto di chi inquina mediante sovvenzioni dannose per l’ambiente, la mancata applicazione del principio nel contesto dei fondi dell’UE, il modo in cui vengono affrontate le responsabilità ambientali e l’utilizzo dei prezzi nelle politiche.

    Le consultazione pubblica è una risposta alla relazione della Corte dei conti europea secondo la quale il principio “chi inquina paga” è applicato in modo disomogeneo nelle politiche ambientali dell’UE, con una copertura e un’attuazione incomplete. I risultati della consultazione saranno utilizzati per preparare una valutazione globale delle politiche, nota anche come “controllo dell’adeguatezza”, nel 2024. La valutazione servirà a elaborare una raccomandazione su come attuare al meglio tale principio nelle politiche ambientali, come annunciato nel piano d’azione per l’inquinamento zero della Commissione.

    La consultazione resterà aperta fino al 4 agosto 2023.

  • L’Africa è la discarica dell’elettronica di consumo

    Dati Onu indicano che nel 2019 il mondo ha generato 53,6 milioni di tonnellate di rifiuti elettronici, di cui solo il 17,4% è stato riciclato. Nell’Unione europea quello elettronico è il flusso di immondizia in più rapida crescita e ne viene riciclato meno del 40% del totale. Nel 2021 l’Italia ne ha smaltite 385mila tonnellate, rimanendo ampiamente sotto la media europea di 10 chili pro-capite annuali (circa 6,46 chili).

    Mentre l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha avvertito che lo smaltimento e il trattamento di questi scarti può causare una serie di «impatti negativi sulla salute dei bambini», tra cui alterazioni della funzionalità polmonare, danni al Dna e aumento del rischio di malattie croniche quali il cancro e quelle di natura cardiovascolare (attraverso l’esposizione prolungata e l’avanzare dell’età), e che nel mondo ci sono oltre 18 milioni di bambini e adolescenti «attivamente impegnati» nell’industria della lavorazione dei rifiuti elettronici, i Paesi in via di sviluppo vengono utilizzati per quello smaltimento di materiali tech nelle discariche che, a causa del rischio di dispersione di sostanze chimiche tossiche, i Paesi evoluti hanno reso illegale sui propri territori.

    L’Agenzia europea per l’ambiente stima che ogni anno vengano spedite illegalmente fuori dall’Unione tra 250mila e 1,3 milioni di tonnellate di prodotti elettrici usati, per lo più verso l’Africa occidentale e l’Asia. In Italia l’Agenzia delle Dogane ha fatto sapere che «solo nel 2020 i sequestri sono stati 541 per un totale di 7.313 tonnellate di rifiuti, il triplo rispetto al 2019. Sequestri che sono avvenuti principalmente in Campania (60%) e in Liguria (21%) ma i rifiuti provenivano da tutto il territorio nazionale». Lungo tutta la dorsale tirrenica risultano presenti enormi magazzini gestiti da intermediari-faccendieri che trattano con imprese dislocate soprattutto tra Sicilia, Puglia, Marche, Umbria, Abruzzo, Trentino Alto Adige, Toscana e Piemonte per acquisire pannelli fotovoltaici esausti.

  • Per essere informati

    Mentre alcuni partiti in Italia premono per la scelta nucleare la Germania, Paese spesso additato ad esempio per la sua florida economia frutto di scelte a suo tempo azzeccate anche se spesso non condivisibili, gas russo in testa, ha deciso, tra pochi mesi, di chiudere gli ultimi tre reattori ancora attivi.

    I tedeschi avevano già provveduto a rendere al minimo la dipendenza dal nucleare per tutti i problemi connessi non solo alla gestione e sicurezza degli impianti ma anche per quelli legati allo smaltimento delle scorie radioattive.

    La nota guerra del gas avrebbe potuto indurre il governo a procrastinare la chiusura degli ultimi tre impianti mentre ha invece coerentemente deciso di procedere, forte anche di un vasto piano per la costruzione di centrali eoliche e solari in parte già iniziato.

    Domanda: da noi come procede il piano per l’energia pulita?

    Ai primi di febbraio in Ohio, per il deragliamento di un treno, venti carrozze, che trasportavano cloruro di vinile, hanno perso il loro pericoloso carico che ha preso fuoco dando origine a nubi tossiche.

    Gli abitanti della zona sono stati evacuati per diverse ore mentre per giorni i vigili del fuoco hanno gestito una combustione controllata e programmata per evitare esplosioni.

    Il cloruro di vinile è una sostanza altamente tossica ed aumenta i rischi di tumori, specie al fegato, inoltre nell’aria si è diffuso il fosgene anche esso molto pericoloso per la sua tossicità.

    Il pericolo è che queste sostanze inquinino il terreno e la falda acquifera, molti sostengono di aver già trovato morti uccelli ed animali selvatici.

    Stranamente la notizia non ha avuto la necessaria copertura dei media il che ha suscitato molte polemiche anche per il possibile pericolo di nuovi gravi incidenti visto che negli Stati Uniti ogni anno si muovono per ferrovia più di 4 milioni di sostanze tossiche.

    E da noi in Italia quali sono i dati e quali le misure di sicurezza per questo tipo di trasporti, su rotaie e su gomma?

  • A che punto è lo smaltimento dei rifiuti?

    Nel dicembre 2020 Panorama pubblicò un articolo di Giorgio Sturlese Tosi che riportava una serie inquietante di dati sulla spazzatura. A distanza di due anni ci chiediamo, e chiediamo alle varie autorità preposte, cosa è cambiato.

    Gli impianti di smaltimento sono rimasti insufficienti, milioni di tonnellata di spazzatura non sono trattati, mancano termovalorizzatori e impianti di compostaggio, e non sappiamo se è stato chiuso, in Bulgaria, un vecchio impianto di incenerimento, il più inquinante in Europa, al quale si sono sempre indirizzati i trafficanti di immondizie. L’Interpol nell’ottobre 2020, sottolineava come le reti criminali avessero infiltrato il commercio dei rifiuti plastici.

    Sono più di duecentocinquanta le rotte transnazionali per il trasporto di rifiuti e l’Italia è uno dei 57 Paesi esportatori.

    Tutti i rifiuti, smaltiti illegalmente, portano ad un costante aumento dell’inquinamento sia in alcuni paesi dell’est Europa che in Africa e l’inquinamento, ovviamente, non si ferma ma viaggia con i venti e le piogge perciò torna anche da noi.

    Mentre smaltire correttamente una tonnellata di rifiuti costa circa 400 euro lo smaltimento tramite le associazioni criminali abbassa il costo a circa 120 e a queste organizzazioni si  rivolgono anche personaggi impensabili, non solo aziende private.

    Il Rapporto rifiuti urbani 2020 dell’Ispra rivela come solo la metà della raccolta differenziata (umido, carta, vetro, metallo, plastica, legno),che costa ad ogni contribuente sia in denaro che in tempo e sacrificio di spazio, visto che la maggior parte della popolazione urbana vive in case piccole, è avviata al riciclo!il resto finisce insieme all’immondizia indifferenziata rendendo vano l’impegno dei cittadini.

    Perciò quando parliamo di ambiente, quando certi sindaci, come Sala a Milano, affermano di impedire l’accesso al centro delle città ai veicoli euro 4 e 5  in nome della lotta all’inquinamento, dovrebbero spiegarci, insieme ai presidenti di Regione, cosa hanno fatto sul tema rifiuti, l’inquinamento non si combatte scaricando sui cittadini gli oneri senza che il pubblico provveda ai necessari e conseguenti interventi.

  • ANMVI: nuovi obblighi frutto di interpretazioni sbagliate e speculative

    L’Associazione Nazionale Medici Veterinari Italiani (ANMVI) sollecita il Governo, e in particolare il Ministro dei Trasporti Matteo Salvini, affinché venga urgentemente chiarito che l’attività veterinaria è fuori dal campo di applicazione dalla normativa ADR (Agreement Dangerous goods by Road) sul trasporto di merci pericolose.

    Questa normativa, da decenni, riguarda esclusivamente le fasi e gli operatori del settore trasporti e non l’attività sanitaria dei Medici Veterinari.

    ANMVI respinge interpretazioni errate e non prive di intenti speculativi, che pretendono di attribuire all’attività veterinaria l’obbligo di dotarsi, dal 1° gennaio 2023, di nuovi costosi oneri, come la nomina di un Consulente ADR, pena sanzioni.

    ANMVI puntualizza che:

    -i rifiuti sanitari speciali prodotti dall’attività veterinaria sono già regolarmente gestiti a norma di legge e conferiti a ditte specializzate nel loro corretto ritiro e smaltimento.

    -l’attività veterinaria, una volta perfezionato il conferimento, non ha alcuna responsabilità sulle successive fasi di trasporto.

    Il Governo intervenga urgentemente con un chiarimento, anche per fermare comportamenti speculativi e di disturbo dell’attività veterinaria.

    Ufficio Stampa ANMVI – Associazione Nazionale Medici Veterinari Italiani

  • I Veterinari a Salvini: non siamo imprese di trasporto

    (Cremona – 29 novembre 2022) L’ANMVI – Associazione nazionale dei Medici Veterinari – chiede l’esclusione della Professione Medico Veterinaria, esercitata in regime privato, dal campo di applicazione del Decreto Legislativo 27 gennaio 2010, n. 35 (“Attuazione della direttiva 2008/68/CE, relativa al trasporto interno di merci pericolose”) per evidente estraneità alla materia dei trasporti e per sovrapposizione con le norme, già applicate e sufficienti, in materia di gestione dei rifiuti speciali, pericolosi compresi, prodotti nell’esercizio della professione medico veterinaria.

    Dal 1° gennaio 2023 la professione Veterinaria rischia una clamorosa esposizione sanzionatoria fino a 36.000 euro per mancata nomina della ridondante figura di un Consulente alla sicurezza per il trasporto di merci pericolose appositamente formato. Vi sarebbe anche un indebito aggravio di responsabilità legali – a carico del Datore di lavoro e del Responsabile dei Servizi di Prevenzione e Protezione (RSPP)- in caso di incidente in corso di trasporto (su strada, ferrovia o fiume).

    ANMVI ha portato l’istanza all’attenzione del Ministro dei Trasporti Matteo Salvini per chiedere di sollevare da ogni indebito adempimento, e da conseguenti sanzioni, l’attività veterinaria privata in qualunque forma di esercizio e di configurazione giuridica venga svolta (individuale, in associazione/società, presso struttura veterinaria o a domicilio dell’utente della prestazione veterinaria, ecc.).

    Nella lettera ANMVI chiede che ogni iniziativa a cura del Ministero abbia un’immediata e diretta efficacia evitando di addossare sui professionisti Medici Veterinari o sulle strutture veterinarie, l’onere burocratico di presentare richiesta attiva dell’esonero in oggetto presso l’autorità competente. Confidiamo che il Dicastero dei Trasporti si attivi anche nelle sedi europee preposte per correggere, ove necessario la normativa europea da cui origina questo indebito e oneroso aggravio burocratico sull’attività sanitaria.

    Si rappresenta infatti che:

    1. a) i rifiuti speciali dell’attività veterinaria, compresi quelli classificati come “pericolosi” vengono prodotti e gestiti a norma di legge e successivamente conferiti a “imprese” specializzate nel ritiro, nel trasporto e nello smaltimento.
    2. b) il gestore dei rifiuti organizza in autonomia il prelievo e il trasporto dei rifiuti prodotti nelle strutture veterinarie, fornendo anche gli idonei contenitori autorizzati ADR.
    3. c) nei rari casi di trasporto, si tratta di quantità che il D.Lvo 35/2010 derubrica a “piccole quantità” ossia irrilevanti ai fini della sicurezza.

    Qualora la complessità della normativa rendesse necessario un intervento giuridicamente di rango superiore, l’ANMVI chiede che lo scopo in oggetto sia conseguito mediante l’adozione di un tempestivo provvedimento ministeriale di esplicito esonero, utilizzando le leve di esclusione dal campo di applicazione della normativa previste dallo stesso D.Lvo 35/2010 (es. esenzioni/deroghe).

    Ufficio Stampa ANMVI – Associazione Nazionale Medici Veterinari Italiani- 0372/40.35.47

  • In Italia il 62% della raccolta rifiuti è differenziata

    Tutti i dati sulla raccolta differenziata In Italia: dal vetro alla carta, dalla plastica all’alluminio, fino all’acciaio, al legno e al compostabile; tutto in un unico ‘contenitore’ in grado di fornire una fotografia aggiornata dell’impegno dei Comuni nella raccolta differenziata, con tanto di corrispettivi economici a copertura dei maggiori oneri: questo l’identikit di ‘Open’, il portale realizzato da Anci e Conai nell’ambito dell’Accordo 2020-2024, presentato insieme all’XI rapporto 2020 sulla raccolta differenziata e il riciclo.

    “Puntiamo a rendere trasparenti e accessibili al pubblico – ha spiegato il presidente del Consiglio nazionale Anci Enzo Bianco – tutte le informazioni relative alle raccolte differenziate e ai corrispettivi erogati dai Consorzi di filiera, coerentemente con le più moderne regolamentazioni sull’accesso universale alle informazioni ambientali”. In generale, da quanto emerge dallo studio, nel 2020 sono state migliorate le performance di raccolta differenziata di quasi tutte le Regioni italiane, specie quelle del Sud, con un dato medio complessivo di circa il 62% di differenziata. Significativi avanzamenti anche per i quantitativi gestiti all’interno dell’accordo Anci-Conai, con quasi 7 milioni di tonnellate di imballaggi di carta, plastica, vetro, metalli e legno. Secondo lo studio nel 2020 il Veneto, seguito a ruota da Sardegna e Lombardia, ha guidato la classifica sulla raccolta differenziata e il riciclo grazie a un 76% di differenziata, archiviando un 3% di incremento per quantità nel periodo 2016-2020. La Sardegna ha chiuso l’anno con un 74% di raccolta (+13,9%) mentre la Lombardia si è attestata al 73% (+4,8%). In coda la Sicilia (42,2% e un incremento nel quinquennio 2016-2020 del 26,8%), in compagnia della Calabria (48% e +14,8%) e del Lazio (51,8% e +9,5%).

    Nel complesso la percentuale di raccolta differenziata nel 2020, l’anno del Covid, ha raggiunto il 63%, facendo segnare un incremento del 10,3% rispetto al periodo 2016-2020. Rilevante il dato sulla produzione pro capite di rifiuti urbani: 486,5 chili, a fronte di un ammontare complessivo nazionale di 28,8 milioni di tonnellate, di cui 18,1 differenziati. Sul complesso dei rifiuti riconosciuti dai Consorzi di filiera Conai svetta il 57% di raccolta della plastica, che insieme a carta e vetro rappresenta il 95% di tutti i corrispettivi erogati. Tuttavia la filiera che ha registrato il maggiore incremento, rispetto al 2019, è stata quella degli imballaggi di carta (+28,3%), seguita da quella dell’acciaio (+6,1%).

    Soddisfatto il sindaco di Lecce e delegato Anci per Energia e Rifiuti, Carlo Salvemini: “Con il Piano nazionale di ripresa e resilienza lo Stato ha finalmente investito adeguate risorse per la dotazione impiantistica, carente in particolare nel Mezzogiorno, per ricucire i divari che anche il rapporto Anci-Conai certifica. L’anno 2020 vede la percentuale di raccolta differenziata italiana migliorare ancora, nonostante le difficoltà della gestione pandemica. In questi anni – ha rimarcato Salvemini – la collaborazione tra i Comuni italiani e il Conai è cresciuta a livello quantitativo, con nuove convenzioni, e qualitativo grazie al sostegno alla progettazione garantito ai Comuni propri in vista degli interventi Pnrr che rappresentano una occasione irripetibile che siamo chiamati a cogliere”.

    “Siamo molto felici di presentare questo rapporto, divenuto un punto di riferimento importante per il mondo della gestione dei rifiuti urbani”, ha spiegato il presidente Conai Luca Ruini. “Rifiuti che, oggi più che in passato, è importante vedere come risorse prodotte dalle nostre città, vere e proprie miniere metropolitane”.

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