Suicidio

  • Suicidio: aumentate del 37% dal 2022 le richieste d’aiuto a Telefono Amico

    Oltre 3.700 richieste d’aiuto per gestire pensieri suicidi in sei mesi, il 37% in più rispetto al primo semestre del 2022. È quanto emerge dai dati diffusi dall’organizzazione di volontariato Telefono Amico Italia in occasione della Giornata Mondiale per la Prevenzione del Suicidio, che ricorrerà domenica 10 settembre. Le segnalazioni sono arrivate prevalentemente da giovani tra i 19 e i 35 anni (il 18% tra i 26 e i 35 e il 17% tra i 19 e i 25) e da adulti tra i 46 e i 55 anni (il 16%), ma negli ultimi anni è stato registrato un aumento di contatti anche da parte dei giovanissimi (under 19) che chiedono aiuto soprattutto via Whatsapp e mail.

    «Nel 2022 abbiamo raccolto complessivamente quasi 6.000 richieste d’aiuto da parte di persone attraversate dal pensiero del suicidio o preoccupate per il possibile suicidio di un proprio caro, un numero enorme che, se prosegue la tendenza dei primi sei mesi del 2023, quest’anno rischia di registrare un ulteriore aumento» – precisa la presidente di Telefono Amico Italia Monica Petra, sottolineando l’importanza e l’urgenza di interventi incisivi sul fronte della prevenzione, che passa anche dal prendersi cura di sé stessi.

    «Gli individui a rischio di suicidio non vorrebbero pensare alla morte, bensì vorrebbero veder alleviato il proprio dolore mentale; una manovra attuabile comprendendo lo stato di sofferenza, grazie anche all’intervento di professionisti della salute e di volontari. Esistono, tradizionalmente, dei fattori protettivi che vengono annoverati nell’abito della prevenzione del suicidio – afferma il Professor Maurizio Pompili, Professore Ordinario di Psichiatria presso Sapienza Università di Roma e Direttore della Unità Operativa Complessa di Psichiatria presso l’Azienda Ospedaliero-Universitaria Sant’Andrea di Roma. “Sono classicamente definiti come fattori protettivi l’avere una rete sociale e familiare efficace, avere bambini in casa, coltivare una dimensione spirituale. E ancora avere del tempo da dedicare ad un’attività ricreativa, un hobby o degli interessi che rechino appagamento all’individuo, mettere quindi un freno all’attività lavorativa, non andare incontro al superlavoro. Anche il sonno è un elemento fondamentale, il rischio di suicidio germoglia, infatti, dove ci sono insonnia, ansia e agitazione ed è quindi importante avere un buon riposo notturno. Infine, comportamenti a rischio sono l’abuso di alcool e droghe: evitarli è, quindi, sicuramente protettivo per la mente».

    Il servizio telefonico è stato utilizzato prevalentemente da uomini (il 52,5%); le donne, invece, preferiscono usare il servizio Whatsapp Amico (il 58% delle chat è avviata da donne) e la Mail@mica (il 63,5% delle persone che scrivono è donna). Anche per quanto riguarda il parametro generazionale i tre servizi si discostano. A chiamare sono stati in maggioranza adulti tra i 46 ai 55 anni (il 18,5%) seguiti da persone tra i 26 e i 35 anni (il 17,5%) e tra i 36 e 45 (il 16,5%). A scrivere in chat sono stati, invece, in maggioranza giovani dai 19 ai 25 anni (il 26%), seguiti dalla fascia tra i 26 ai 35 (il 22%) e dai giovanissimi tra i 15 e i 18 anni (19%). Anche la mail è stata usata in prevalenza da giovani tra i 15 e i 18 anni e tra i 19 e i 25 anni (entrambi al 18%), seguiti dagli adulti tra i 46 e i 55 anni (13%).

    Nel complesso, considerando tutti e tre gli strumenti di ascolto, il 29% delle richieste d’aiuto relative al suicidio arrivano da under 26.

    Per sensibilizzare sull’importanza della prevenzione del suicidio e del prendersi cura di sé stessi, domenica 10 settembre, Telefono Amico Italia organizza l’evento di piazza Non parlarne è 1 suicidio. I volontari dell’organizzazione, presenti in 20 piazze italiane, incontreranno i cittadini invitandoli a lasciare un pensiero che possa essere di aiuto per chi sta vivendo un momento di difficoltà. Tutti i biglietti, uno accanto all’altro su un apposito pannello, andranno a dare risposta alla domanda “In un momento difficile come ti prendi cura di te?”.

    Nel weekend, inoltre, in alcune città un monumento rappresentativo sarà illuminato con luce blu, il colore che contraddistingue Telefono Amico Italia.

    L’hashtag dell’evento è #nonparlarneè1suicidio, ha l’obiettivo di sottolineare il fatto che di suicidio si può e si deve parlare perché il primo passo per fare prevenzione è rompere quel tabù che purtroppo ancora esiste su questo tema.

  • Suicidi sospetti

    Morto anche Pavel Antonov, un altro oligarca russo apparentemente suicidatosi in India subito dopo la morte, sempre nello stesso albergo, di un turista russo suo caro amico.

    Antonov già da mesi si era dichiarato contrario alla guerra in Ucraina.

    Continua, lentamente ed inesorabilmente, a salire la lista degli oligarchi russi che si uccidono, alcuni dopo aver sterminato la propria famiglia, morti sempre più misteriose sulle quali non si hanno più notizie di accertamenti, e che continuano  dall’ inizio della guerra scatenata da Putin in Ucraina.

    L’improvvisa epidemia di “suicidi“ racconta un altro inquietante aspetto della realtà russa e il fatto che molti di questi ‘suicidi” si siano verificati all’estero testimonia inoppugnabilmente come lo zar possa colpire dove vuole e come vuole tramite una fitta rete di spie e sicari.

  • Il 6% dei ragazzi italiani tenta o compie suicidio

    I casi di suicidio fra i giovani tra i 14 e i 19 anni sono quasi raddoppiati in due anni: dal 3,3% del 2015 al 5,9% del 2017. Come rilevato dall’Osservatorio Nazionale Adolescenza, in Italia il suicidio è la seconda causa di morte tra i giovani e ben il 24% degli adolescenti ha pensato, almeno una volta, di togliersi la vita.

    «Il suicidio non è un raptus ma l’ultimo atto di un percorso di sofferenza in cui matura il disagio esistenziale», spiega la psicoterapeuta Maura Manca, presidente dell’Osservatorio, commentando i dati di una ricerca a base di interviste e questionari sul fenomeno devastante».  «Ci sono dei campanelli di allarme in famiglia e anche a scuola che non vanno mai sottovalutati – prosegue – arrivano ad uccidersi perché, nel momento in cui decidono di farlo, non trovano nessun’altra risorsa interna a cui aggrapparsi. E’ come se fossero in una bolla isolante».

    La tentazione di farla finita colpisce soprattutto le ragazza (al 71%), ma in generale dall’analisi condotta su 10.300 adolescenti emerge «una sensazione di tristezza, di malumore che colpisce oggi il 53% dei ragazzi e delle ragazze. La percentuale, nel 2015, era pari al 33%. Inoltre quasi il 36% ha dichiarato di avere frequenti crisi di pianto».

    La depressione negli adolescenti si presenta con caratteristiche diverse rispetto agli adulti, sotto forma di “solitudine emotiva” che «cresce quando l’aspettativa, di chi dovrebbe comprendere o semplicemente ascoltarli – genitori, amici, amata – va delusa». E colpisce in modo sempre più precoce: «Sono sempre più piccoli i ragazzi che tentano il suicidio per una sofferenza che spesso non riescono ad esprimere a casa, ad amici, insegnanti», rivela Maura Manca, invitando i familiari a non attendere oltre i primi segnali – isolamento, cambio delle abitudini quotidiane e dell’umore, irritabilità, disinteresse, impulsività – per «rivolgersi a uno specialista».

    «Il rischio sale drasticamente se hanno già provato a togliersi la vita – avverte la presidente dell’Osservatorio Nazionale Adolescenza – E non può rimanere un fatto privato, bisogna parlarne, confrontarsi, chiedere aiuto».

    «Sia chiaro – dice Maura Manca sfatando un mito – non è un evento stressante, come per esempio la litigata con la fidanzatina o i brutti voti a scuola, la causa del comportamento suicidario. Il rischio è dentro una vulnerabilità già manifesta, che dipende da fattori diversi lungo un “vissuto depressivo” mal gestito». I più esposti sono gli ipersensibili e «coloro che non hanno strumenti per affrontare le sfide della vita».

    Cosa si può fare? «Primo passo non avere paura di guardarli, di ascoltarli – esorta la psicoterapeuta – I genitori non si fermino al rendimento scolastico del figlio ma provino a squarciare silenzi. E in caso vengano colti determinati segnali, rivolgersi subito a centri specializzati, c’è un’ampia rete di accoglienza sul territorio. La scuola, da parte sua, faccia più prevenzione su autolesionismo e suicidio in adolescenza. L’alleanza scuola-famiglia su questi temi è di vitale importanza».

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