Usa

  • Crac di banche regionali Usa

    Riceviamo e pubblichiamo un articolo di Mario Lettieri e Paolo Raimondi apparso su ItaliaOggi il 15 febbraio 2024

    Dopo il collasso di tre istituti di credito regionali statunitensi nel marzo scorso, il settore è di nuovo sotto stress. Infatti, in un solo giorno le azioni della New York Community Bank (Nycb) sono crollate del 38%, dopo aver riportato una perdita di 252 milioni di dollari nell’ultimo trimestre.

    Anche l’indice bancario regionale Kbw è sceso del 6%, il suo più grande calo giornaliero da maggio. Non sono crolli improvvisi e momentanei. Le perdite sono continuate, colpendo altre banche regionali, tra cui la Bank of California, la BankUnited con base in Florida, la Western Alliance Bank dell’Arizona, la Bank OZK dell’Arkansas e la Valley National Bank del New Jersey.

    È utile ricordare che in queste situazioni c’è sempre una certa speculazione che soffia sul fuoco. Si stima che chi ha scommesso sul crollo delle azioni delle banche regionali abbia registrato profitti per 685 milioni di dollari in un giorno! Perciò gli investitori e le autorità di regolamentazione sono di nuovo in allerta.

    Una delle cause sarebbe l’esposizione al mercato immobiliare commerciale che è da tempo in difficoltà. Ci sarebbero state delle grosse perdite sui prestiti immobiliari concessi. Le banche sono state e sono costrette ad accantonare cospicui fondi per coprire eventuali perdite.

    C’è anche una nefasta eredità lasciata dalla pandemia: il valore di molti immobili, infatti, sarebbe crollato poiché milioni di lavoratori sono ancorati al lavoro a distanza, lasciando gli uffici vacanti o sottoutilizzati. Ancora una volta, però, è soprattutto l’alto tasso d’interesse della Federal Reserve al 5,5% a mettere in difficoltà molte banche, colme di titoli Treasury in perdita, e a rendere difficile il pagamento dei prestiti accesi dagli investitori immobiliari. Anche la recente decisione del governatore Jerome Powell di non ritoccare al ribasso i tassi ha dato una spallata al mercato.

    Vi è poi la richiesta da parte della Federal deposit insurance corporation (Fdic) alle banche di riempire i suoi fondi svuotati per i salvataggi fatti la scorsa primavera. La Fdic è l’agenzia indipendente del governo Usa che garantisce i depositi fino a 250 mila dollari. Si stima che le banche regionali americane dovrebbero versarle almeno 500 milioni di dollari. Inoltre, per sopravvivere, molte banche regionali starebbero portando avanti numerose operazioni di fusione/acquisizione e ciò renderebbe il mercato più instabile, volatile.

    La crisi immobiliare americana sta mettendo, com’era prevedibile, in serie difficoltà anche alcune banche europee, canadesi e giapponesi esposte sul mercato immobiliare statunitense. Al riguardo, la banca privata svizzera, gestore patrimoniale, Julius Baer, ha registrato forti ribassi dei suoi profitti e altre banche maggiori, come la Deutsche Bank, hanno dovuto accantonare delle riserve extra per far fronte a eventuali perdite su investimenti immobiliari americani.

    Anche i salvataggi fatti lo scorso anno hanno lasciato dei buchi irrisolti. Ad esempio, la Nycb ha registrato delle difficoltà a seguito dell’acquisizione di prestiti per un valore di 13 miliardi di dollari dalla Signature Bank di New York, uno dei tre istituti di credito falliti lo scorso anno. Molte banche regionali lamentano rilevanti diminuzioni del loro cosiddetto net interest income (nii), che è la differenza tra quanto esse guadagnano sui prestiti concessi e gli interessi pagati sui depositi. Per riuscire a trattenere i depositi dei clienti in fuga e in cerca di compensi più alti, esse hanno dovuto alzare gli interessi offerti.

    In un recente discorso, Michael J. Hsu, presidente dell’Office of the Controller of the Currency (Occ), l’agenzia federale di vigilanza bancaria, ha analizzato le crisi bancarie del 2023 evidenziando tre grandi problematiche: la «fuga dei depositi» non assicurati è sempre più veloce; mantenere degli asset liquidi non è sufficiente in caso di grave stress; il contagio colpisce le grandi banche anche in mancanza di un loro rapporto diretto con quelle regionali in crisi. Si ricordi che nella Silicon Valley Bank, il cui fallimento è stato il secondo più grande della storia Usa, il 90% dei depositi non erano assicurati e, al sorgere della crisi, in precipitosa fuga.

    Hsu ha inoltre riportato che la Fdic evidenzia che i depositi non assicurati sono aumentati del 10% annuo, passando dai 2.300 miliardi di dollari del 2009 ai 7.700 miliardi del 2022. Molte più banche si basano su depositi non assicurati.

    Inoltre, le banche, che sono visionate dall’Occ, hanno 12.000 miliardi di dollari di depositi, il 40% dei quali, pari a 4.800 miliardi, è senza l’assicurazione della Fdic.

    In altre parole, il sistema bancario americano è seduto su una bomba a orologeria. In caso di stress o di crisi, i «run», cioè le fughe dei depositanti dalle banche, diventerebbero incontrollabili. Continuiamo a pensare che il G20 debba affrontare il tema di una riforma radicale del sistema che non riguarda soltanto gli Usa.

    * già sottosegretario all’Economia ** economista

  • US to consider mass release of detained migrants over budget woes

    A senior US immigration official has said that authorities plan to release thousands of migrants from detention amid a severe budget crunch.

    The official from Immigration and Customs Enforcement (ICE) told CBS, the BBC’s US partner, that between 4,000 and 6,000 migrants could be released.

    A bipartisan border bill that would have funded immigration detentions collapsed last week.

    More than 6.3 million migrants have entered the US illegally since 2021.

    ICE is currently holding about 38,000 migrants in long-term detention facilities.

    The bipartisan border bill that faltered due to Republican opposition last week would have earmarked $7.6bn (£6bn) for ICE, including an additional $3.2bn for detention capacity that would have boosted the agency’s ability to house detainees by several thousand beds.

    According to the Washington Post – which first reported the story – the bill’s collapse prompted ICE officials to circulate an internal proposal to slash costs by cutting detentions from 38,000 to 22,000.

    While the proposal would see some of the migrants deported back to their home countries, many would be released into the US, the report added.

    In response to a query from the BBC, a spokesperson for the Department of Homeland Security (DHS) – which includes ICE – said that Congress has “chronically underfunded” efforts to secure the border.

    The rejection of the border bill, the spokesperson added, will “put at risk DHS’s current removal operations” and “put further strain on our already overtaxed workforce”.

    The spokesperson said that without “adequate funding” for Customs and Border Patrol, ICE and US Citizenship and Immigration Services, “the department will have to reprogram or pull resources from other efforts”.

    A budget shortfall would also mean that ICE’s capacity to deport migrants would suffer, one of a number of potential changes to DHS operations cited by the spokesperson.

    Any such move would almost certainly face intense criticism from Republicans, who have long called for stricter enforcement and fewer migrants being “paroled” into the US to await immigration court proceedings.

    The border has become an extremely divisive issue in the US.

    A January poll conducted by CBS – the BBC’s US partner – suggests that nearly half of Americans view the situation at the border as a crisis, with 63% wanting “tougher” policies.

    More migrants have been held while crossing the border illegally since the start of President Joe Biden’s term than under either Donald Trump, Barack Obama or George W Bush.

    Of the more than 6.3 million total, about 2.4 million have been allowed into the US, mostly to await decisions from immigration courts.

    On a monthly basis, migrant detentions rose to an all-time high of over 302,000 in December 2023, but fell by 50% to about 124,00 in December.

    CBP officials have attributed the drastic decline to “seasonal trends, as well as enhanced enforcement efforts”.

    Experts have also credited increased enforcement by the Mexican government for the drop in migrants “encounters” at the border in the wake of a December meeting between Secretary of State Antony Blinken and Mexican President Andrés Manuel López Obrador.

  • L’Occidente seduto sul bordo del precipizio?

    Ormai siamo abituati a tutto, guerre, massacri, satanismi, violenti di ogni età, ordine e grado, che ammazzano e violentano donne, distruggono scuole, picchiano i professori, sproloquiano sui social, devastano gli stadi e mettono a testa in giù il Presidente del Consiglio o qualche altro avversario.

    Siamo abituati alle leggi presentate, ritirate, non applicate, alle carceri strapiene, alle cure mediche rimandate di mesi per la mancanza di personale sanitario o per l’incapacità di gestirlo e di fare funzionare i macchinari, ai cavalcavia pericolanti e non sistemati, alle esondazioni dei fiumi, per altro mai ripuliti nei lunghi momenti di siccità.

    Siamo abituati a tutto ma che la più grande potenza occidentale, gli Stati Uniti, abbia un ex presidente che aspira a tornare alla Casa Bianca, anche se pieno di processi e primo attore di vari scandali, il quale, in un comizio elettorale e con dichiarazioni varie, di fatto afferma che lascerebbe carta bianca a Putin per fare quello che gli pare, minacciando anche di uscire dalla Nato e che l’America non si dovrà occupare se uno dei suoi alleati europei sarà invaso credo sia un drammatico segnale dell’abisso sul quale è seduto l’Occidente.

    Quando un leader politico non è in grado di comprendere la gravità delle sue affermazioni, per i risvolti interni ed esterni, ed anzi si compiace di alzare i toni e la violenza del linguaggio fino al parossismo, o c’è modo di intervenire per riportarlo alla ragione o bisogna bandirlo dalla vita pubblica.

    Tutti sappiamo come migliaia, purtroppo milioni di persone possono essere contagiate proprio dal machismo esasperato dei capi popolo che, alla caccia esasperata di voti, non realizzano che il loro esempio porta a conseguenze molto pericolose.

    Vale per gli Stati Uniti come per l’Italia, Giorgio Pisanò scrisse un importante libro sul primo dopoguerra in Italia “Sangue chiama sangue”, e ormai dovremmo sapere che violenza verbale chiama violenza anche fisica così, vale per tutti, se i toni non tornano ad un civile confronto la responsabilità peserà su coloro che hanno dato il cattivo esempio.

  • L’anno delle elezioni mondiali e il futuro dell’Unione europea. Prospettive geopolitiche per il 2024

    Riprendiamo da ‘QN Il Giorno’ del 2 febbraio 2024 l’articolo di Achille Colombo Clerici che ripubblichiamo

    Duemilaventiquattro, anno di elezioni nel mondo che coinvolgeranno oltre due miliardi e 600 milioni di persone. Si comincia in giugno con il voto per il rinnovo del Parlamento dell’Unione Europea; seguiranno India, Stati Uniti, Russia, Indonesia. Nel nostro pianeta di reti sociali, politiche, commerciali e diplomatiche intessute tra loro senza interruzione, le decisioni degli uni influenzeranno più che mai quelle degli altri. Non ci saranno isole.

    Ce lo ricorda Riccardo Pennisi, analista politico e collaboratore di Aspenia, il quale, citando Il politologo Robert Kaplan, parla di una vendetta, o di una rivincita, contro chi ha creduto che la digitalizzazione, le reti sociali, le nuove tecnologie rendessero la realtà sociale omogenea, o le condizioni fisiche ininfluenti. Il peso della geografia sta tornando preponderante sulle spalle di chi si era cullato nei miti di autosufficienza, isolamento e superiorità.

    In Europa c’è, ad esempio, la questione dell’allargamento ad Ucraina, Serbia, Balcani, estendendovi le garanzie di stato di diritto, difesa comune e integrazione economica, come vorrebbe la geopolitica. Ma forse ci si dovrebbe chiedere se l’Unione Europea può allargarsi ancora. Zoppica infatti il consenso delle opinioni pubbliche, in molti anzi ritengono che sia già troppo larga…

    Intanto si è eroso anche l’altro pilastro di quasi tutti i sistemi politici europei, cioè la solida presenza di partiti che vedessero la società secondo linee di ispirazione cristiano-democratica, rimpiazzati da altri che ne accettano una visione gerarchica e diseguale. La legge sull’immigrazione adottata dalla maggioranza macroniana nel parlamento francese, con il consenso entusiasta di Marine Le Pen, è solo l’ultimo di una serie di casi che testimoniano la tendenza al ripristino di un sistema di frontiere rigido e selettivo.

    L’area subsahariana sta prendendo sempre più le forme di un “opposto” per l’Europa, area decisiva per i flussi migratori, per la fornitura di energia, per la presenza di risorse naturali strategiche. Ma sulla quale l’Unione non ha più quasi alcuna presa, né culturale né politico-diplomatica, sostituita spesso dall’ingresso di attori internazionali politici, economici, militari alternativi, legati alla Russia, al Golfo Persico e alla Cina.

  • Un giudice revoca la retribuzione di Musk e il Wsj gli fa le pulci

    Un giudice del Delaware ha annullato il pacchetto salariale multimiliardario di Elon Musk a Tesla ritenendo che il procedimento in base a cui il consiglio di amministrazione ha riconosciuto il cachet di 56 miliardi di dollari sia stato “pieno di errori”, in particolare perché il cda della società non è riuscito a dimostrare “che il piano di compensazione fosse giusto”.

    La magistrata Kathleen McCormick ha stabilito che Musk avrebbe avuto troppa influenza dietro le quinte quando il piano di assegnazione delle azioni è stato concordato per poterlo considerare un processo veramente equo. L’accordo salariale di Musk siglato nel 2018 gli ha assicurato 12 tranche di opzioni su azioni Tesla, che sarebbero maturate se la capitalizzazione di mercato della società fosse aumentata di 50 miliardi di dollari e Tesla avesse raggiunto l’obiettivo di ricavi. La risposta di Musk su X non è mancata, l’imprenditore ha scritto: “Non avviate mai una società nello stato di Delaware”.

    McCormick ha inoltre ritenuto che gli azionisti di Tesla non sarebbero stati informati correttamente su come era stato negoziato il pacchetto, e che Musk aveva stretti legami con alcune delle persone all’interno del cda coinvolte nelle trattative. La sentenza arriva in effetti su ricorso di un azionista di Tesla, Richard Tornetta, che nel 2018 ha chiesto al tribunale del Delaware di annullare l’accordo sul pagamento.

    Come non bastasse, Elon Musk è stato indicato dal Wall Street Journal come un despota nei cui confronti i manager aziendali si troverebbero in stato di «sudditanza» terrorizzati di perdere i loro compensi miliardari. La testata sostiene inoltre, già da tempo, che molti attuali ed ex direttori di Tesla e SpaceX erano a conoscenza dell’uso di droghe da parte di Musk ma non hanno intrapreso alcuna azione pubblica e che anzi alcuni di loro hanno partecipato ai festini.

  • Portland declares 90-day state of emergency to tackle fentanyl use

    A 90-day state of emergency has been declared by officials in Portland as part of an effort to tackle the use of fentanyl in Oregon’s largest city.

    A synthetic painkiller 50 times more powerful than heroin, fentanyl has been blamed for a rise in US drug deaths.

    In Oregon, the rise coincided with a move to decriminalise the use of most drugs, including fentanyl.

    But on Tuesday, senior state and city officials said Portland was being damaged by open use of the drug.

    The city has been struggling from homelessness and drug use in recent years, causing several major businesses and some residents to move out of the city.

    According to Multnomah County – where Portland is located – the number of overdose deaths involving fentanyl increased by 533% between 2018 and 2022.

    Governor Tina Kotek, announcing the state of emergency, conceded that the city was suffering “economic and reputational harm” from the ongoing fentanyl problem.

    “Our country and our state have never seen a drug this deadly addictive, and all are grappling with how to respond,” she said in a statement.

    Accompanied by Portland Mayor Ted Wheeler and Multnomah County Chair Jessica Vega Pederson on Tuesday, Gov Kotek announced a new “tri-government” action to tackle the issue.

    The order establishes a temporary “command centre… where state, county and city employees will convene to coordinate strategies and response efforts,” the officials said in a joint statement.

    The plan also calls for the state health department to launch an advertising campaign on billboards, public transit and online which will promote drug prevention and treatment.

    It also calls for more peer outreach and resources for addicts, and for police to crackdown on open drug dealing.

    Gov Kotek said the three leaders will act with “urgency and unity across our public health and community safety systems to make a dent in this crisis”.

    “The next 90 days will yield unprecedented collaboration and focused resources targeting fentanyl and provide a roadmap for next steps,” she added.

    In 2020, residents of Oregon passed Measure 110, which decriminalised most drug use. Under the law, police encountering fentanyl users are meant to refer addicts to treatment centres, however many ignore the referral.

    Opioid deaths in the state jumped from 738 in 2021, the first year the law was in effect, to 956 in 2022, according to state data.

    Ms Kotek has previously called on state lawmakers to pass legislation that criminalises public drug use, similar to “open container” alcohol laws in the US.

    But moves to roll back the state’s liberal drug laws could face opposition from addiction-treatment groups, who say re-criminalisation will drive people to take fentanyl in private, possibly increasing overdose rates.

  • Pena di morte in Alabama

    22 minuti per morire, dopo essere sopravvissuto due anni fa al tentativo di esecuzione tramite iniezione letale, 36 anni dopo il delitto commesso, 22 minuti di agonia che rendono lo Stato dell’Alabama ed il suo governatore a loro volta assassini, con sevizia e crudeltà, di Kenneth Eugene Smith.

    Kenneth è stato usato anche come cavia per inaugurare un metodo di esecuzione inumano al quale non solo i medici ma anche i veterinari si erano rifiutati da dare il loro avallo.

    Non siamo qui a discutere sulla pena di morte ma sul grado di civiltà dell’Alabama e sul sistema federale che può consentire, come negli Stati Uniti, che il presidente di tutti chieda la moratoria sulla pena di morte ed uno stato non solo la applichi ma lo faccia anche in modo così crudele e con un sistema mai sperimentato prima.

    Credo sia giusto anche ricordare che Kenneth era stato inizialmente condannato all’ergastolo e che la pena era stata trasformata in pena capitale con la sentenza di un singolo magistrato ed una procedura che, fortunatamente, non è più ammessa.

    Kenneth ha ucciso una donna su commissione, delitto brutale che ha pagato prima con 36 anni di carcere e poi con la vita, ma negli Stati Uniti ogni giorno si commettono pluri ed orrendi omicidi, vere e proprie stragi, per la possibilità di procurarsi troppo facilmente anche armi da guerra e munizioni. Chissà, su questo problema, quale pensiero ha il governatore dell’Alabama, Stato per altro noto per i passati, e non terminati, reati di razzismo.

    Un altro pensiero nasce spontaneo: a quali possibili problemi va incontro uno stato, federale o meno, che non ha il controllo sui propri territori, nel quale alcuni territori possano decidere autonomamente anche in spregio agli interessi comuni?

  • Texas to arrest illegal migrants in challenge to federal government

    Texas has enacted a law that will make border crossings illegal and punishable with jail time, one of the toughest immigration laws passed by any US state in modern times.

    Governor Greg Abbott, a Republican, said it would “stop the tidal wave of illegal entry into Texas”.

    Immigrants rights groups have sued Texas to stop the law’s enforcement.

    It comes amid rising illegal migration and public concern over US President Joe Biden’s handling of the border.

    In practice, the law allows local and state police officers to stop and arrest anyone suspected of having crossed the border illegally, except in schools and hospitals.

    Punishments range from misdemeanours to felonies that can lead to jail time or fines of up to $2,000 (£1,580).

    A judge can also order that those arrested be sent back across the border into Mexico, although it is unclear how Texas authorities plan to enforce that provision.

    Penalties for illegal re-entry could go up to 20 years in jail, depending on a migrant’s immigration and criminal history.

    Crossing the border illegally is already a federal crime, but violations are currently handled as civil cases by the immigration court system.

    One of the key debates over the law is whether state governments can create such measures. US courts have previously ruled that only the federal government can enforce immigration laws.

    This measure has received heavy criticism from Democratic lawmakers and Mexico’s government, and it was a near certainty that it would face legal challenges from immigration advocates.

    The American Civil Liberties Union (ACLU) of Texas and Texas Civil Rights Project filed a lawsuit against the state on behalf of El Paso County and two immigrants rights organisations that operate in Texas the day after the law was signed by Governor Abbott.

    The ACLU argues in its lawsuit that the legislation is unconstitutional and burdensome to local governments.

    The lawsuit estimates that SB4 could result in 8,000 arrests each year in El Paso county alone – a potentially costly strain on the local court and jail system.

    The groups involved are asking for a federal judge to intervene, declare it unlawful and stop it from being enforced.

    “SB4 lets police arrest people over ‘suspicions’ about immigration status and judges deport people without due process,” the ACLU of Texas wrote on X, the platform formerly known as Twitter. “This is unconstitutional and will harm black and brown Texans the most.”

    On Tuesday, Mexican President Andrés Manuel López Obrador vowed his government would also challenge the law, characterising it as a misguided ploy for Governor Abbott to “win popularity”.

    White House spokesperson Angelo Fernández Hernández said that “generally speaking, the federal government – not individual states – is charged with determining how and when to remove noncitizens for violating immigration laws”.

    The BBC has contacted the justice department – which would be responsible for filing any federal legal action against Texas – for comment.

    Border and immigration issues have become a political headache for President Biden.

    During the 2022 fiscal year that ended in September, a total of 2.4 million migrant “encounters” were registered at the border, a record high.

    Republicans lawmakers have sought to use US military aid to Ukraine as leverage to secure policies to crack down on illegal immigration.

  • Addio a Kissinger e a un’epoca in cui la diplomazia era fatta di relazioni tra persone

    La morte di Henry Kissinger segna la fine di un’epoca, un’epoca nella quale la diplomazia, il rapporto tra gli stati, non era affidato ai social ma alle capacità di avere relazioni nel rispetto tra le persone e nella conoscenza approfondita dei problemi interni ed esterni.

    Sembrava eterno Kissinger che, fino all’ultimo, non ha fatto mancare alla comunità internazionale il suo pensiero ed i suoi suggerimenti, avvolto in un’aurea quasi mitica per le sue capacità diplomatiche, le sue relazioni, anche con paesi e capi di stato molto “difficili”, che gli facevano individuare le strade, a suo avviso, più giuste da percorrere.

    In una società dove anche il pensiero sembra diventato liquido e lo studio delle realtà geopolitiche e della storia dei popoli sempre più ignorata, dobbiamo sperare che il Segretario di Stato americano Antony Blinken, tanto attivo sia per la guerra in Ucraina che per quella di Israele contro i terroristi di Hamas, sappia suggerire alle diplomazie in ogni stato, la necessità di tornare ad una diplomazia capace, incisiva e consapevole delle conseguenze delle scelte e delle non scelte.

  • Dalla Fondazione Italia USA 200 borse di studio per il master online “Leadership per le relazioni internazionali e il made in Italy”

    La Fondazione Italia USA ha rinnovato per il 2024 il bando che offre 200 borse di studio Next Generation per il master online “Leadership per le relazioni internazionali e il made in Italy”, allo scopo di sostenere concretamente i giovani nel loro ingresso nel mondo del lavoro globale e delle sfide internazionali.

    Il sito del master da cui presentare la candidatura è masteritaliausa.org, sezione Borse di Studio Next Generation.

    Il master è svolto in collaborazione con Agenzia ICE e GEDI Gruppo Editoriale che commissionano il project work, è diretto dall’ex ministro dell’Istruzione, Università e Ricerca prof. Stefania Giannini, presieduto dall’ambasciatore Umberto Vattani, presidente della Venice International University, e si avvale di un panel didattico di prestigio internazionale formato da oltre 35 docenti. Il master opera all’interno del programma accademico delle Nazioni Unite, UNAI – United Nations Academic Impact del quale la Fondazione Italia USA fa parte.

    “Sono i giovani – ha indicato il ministro dell’Università Anna Maria Bernini nel suo messaggio agli studenti del master – che hanno il compito di immaginare e realizzare l’Italia del futuro. Auspico che questa esperienza formativa contribuisca a formare menti aperte, visionarie, coraggiose ed internazionali. Il Paese ha bisogno della vostra tenacia, del vostro entusiasmo e della vostra creatività”.

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