WTO

  • Vittoria dell’UE presso l’Organizzazione mondiale del commercio in un procedimento contro le tariffe dell’India sui prodotti tecnologici

    L’Organizzazione mondiale del commercio (OMC) si è espressa a favore dell’UE in un procedimento importante contro le tariffe imposte dall’India su prodotti essenziali delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione (TIC). La sentenza ha accolto tutte le rivendicazioni avanzate dall’UE nei confronti dell’India e ha ritenuto che le tariffe fino al 20% imposte dall’India su certi prodotti delle TIC, quali i telefoni cellulari, non rispettino gli impegni assunti dal Paese presso l’OMC e siano quindi illegittime. Le esportazioni dell’UE di tali tecnologie danneggiate dalle violazioni da parte dell’India ammontano a 600 milioni di € l’anno. Sebbene tale importo sia già di per sé considerevole, l’impatto reale sulle imprese europee, che esportano anche da altri paesi verso l’India, è notevolmente più elevato.

    Il panel ha confermato che le tariffe dell’India non potevano essere giustificate da nessuna delle motivazioni addotte in questo caso. L’India non ha potuto invocare l’accordo sulle tecnologie dell’informazione (ITA) per eludere gli impegni assunti nel proprio elenco OMC, né limitare il suo impegno ad applicare un dazio pari a zero sui prodotti esistenti al momento dell’assunzione di tale impegno ed escludere i prodotti tecnologici più recenti che rientrano nella stessa linea tariffaria. Il panel ha inoltre confermato che non è stato commesso alcun errore nel determinare gli impegni tariffari dell’India, anche quando le nomenclature delle linee tariffarie sono state aggiornate, e si è rifiutato di esaminare la richiesta dell’India di rettificare i suoi impegni tariffari. Tali modifiche dovrebbero essere negoziate tra i membri dell’OMC.

    Dal 2014 l’India ha gradualmente introdotto dazi doganali fino al 20% su prodotti quali telefoni cellulari, componenti e accessori di telefonia mobile, apparecchi telefonici per abbonati su filo, stazioni di base, convertitori statici o fili e cavi elettrici. L’UE ha ritenuto che tali dazi violassero direttamente le norme dell’OMC, dal momento che l’India è tenuta, in virtù degli impegni assunti nell’ambito dell’OMC, ad applicare a tali prodotti un dazio pari a zero.

    L’UE ha avviato la controversia in sede OMC nel 2019. Il panel ha pubblicato la relazione finale destinata a tutti i membri dell’OMC il 17 aprile 2023.

    Nel 2019, a seguito di un’iniziativa dell’UE, Giappone e Taiwan hanno presentato procedimenti paralleli che riguardano la stessa questione (tariffe su prodotti TIC) e pressoché gli stessi prodotti. Sono attese anche le sentenze dell’OMC su tali casi.

  • La Ue contro Mosca anche al Wto

    L’Unione europea si gioca tutte le sue carte per indebolire l’economia russa e, oltre agli scambi finanziari di Mosca, punta a colpire anche quelli commerciali. L’idea di Bruxelles di togliere alla Russia lo status di ‘nazione più favorita’ all’Organizzazione mondiale del commercio (Wto) sembra trovare d’accordo anche gli Stati membri, che potrebbero presto adottare nuove contromisure commerciali seguendo le stesse procedure utilizzate fin qui i ultimi pacchetti di sanzioni adottate in questi giorni. “C’è forte sostegno a lavorare con Paesi che la pensano allo stesso modo su una dichiarazione congiunta e – ha fatto sapere una portavoce della Commissione Ue – c’è la volontà di adottare misure commerciali appropriate”. Far cadere le relazioni privilegiate con Mosca, mossa possibile sulla base dell’eccezione di sicurezza nazionale garantita dal Wto, porterebbe a dazi e divieti di esportazione sul giro d’affari – stimato in 95 miliardi di euro – per tutte le società russe che hanno rapporti commerciali in Europa.

    Oltre alle sanzioni, la diplomazia è al lavoro per cercare una soluzione al conflitto. Alla vigilia di una telefonata tra il presidente turco Recep Tayyip Erdogan e Putin, è stato il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, a sentire lo stesso Erdogan, ribadendo l’unità all’interno della Nato contro la guerra della Russia in Ucraina” e “l’imperativo” di “concentrarsi sull’arresto conflitto e sull’alleviare le sofferenze umanitarie”. Come “misura precauzionale”, se la situazione dovesse precipitare, intanto, la forza di pace dell’Ue in Bosnia (Eufor) ha annunciato che la Francia effettuerà voli di addestramento con jet veloci sulla Bosnia a partire dal 7 marzo.

    Fonte: Commissione europea

  • Via libera dell’OMC a l’Europa per emettere tariffe pari a 4 miliardi di dollari su merci statunitensi

    L’Organizzazione Mondiale del Commercio ha autorizzato l’Unione europea a imporre tariffe sui beni statunitensi per un valore di 4 miliardi di dollari per ritorsione contro i sussidi per il produttore americano Boeing.

    La disputa tra le due parti sugli aiuti alle rispettive industrie aeronautiche è durata ben 16 anni, si può davvero parlare della più grande controversia aziendale del mondo.

    Lo scorso anno Washington ha iniziato a imporre tariffe su beni UE per un valore di 7,5 miliardi di dollari sul sostegno statale per il rivale di Boeing, Airbus.

    Secondo fonti vicine alle due parti i dazi dell’UE su prodotti come i jet Boeing difficilmente sarebbero stati imposti prima delle elezioni presidenziali statunitensi del prossimo 3 novembre.

    Airbus e Boeing hanno rifiutato di commentare, dicendo che il rapporto dell’OMC è attualmente riservato.

    Fonti europee hanno affermato che l’aggiudicazione non include circa 4,2 miliardi di dollari di dazi contro gli Stati Uniti rimasti da un caso precedente, dando all’UE 8,2 miliardi di dollari da gestire in maniera ‘aggressiva’.

     

  • Hogan si ritira dalla corsa per la direzione dell’Organizzazione mondiale del commercio

    Phil Hogan, commissario per il commercio dell’UE, ha annunciato la sua rinuncia alla corsa per diventare responsabile dell’Organizzazione mondiale del commercio (OMC) e proseguirà, invece, con il suo impegno europeo. L’UE, come ha dichiarato, sta affrontando una serie di sfide e la sua agenda è fitta, a partire dall’accordo commerciale post Brexit con il Regno Unito, al lavoro per ottenere trattamenti paritari con la Cina, ai dazi statunitensi sulle merci dell’UE, senza dimenticare la situazione economica da sanare nel post-Coronavirus.

    In realtà Hogan non aveva mai ufficializzato una sua candidatura all’OMC, dicendo piuttosto che stava “esplorando” il territorio per capire se ci fossero le condizioni per diventare direttore generale dell’organismo commerciale internazionale.

    Il posto è rimasto vacante dopo che il capo dell’OMC, Roberto Azevedo, ha annunciato inaspettatamente che si sarebbe dimesso alla fine di agosto per motivi familiari e la scadenza prevista per la presentazione delle candidature è stata fissata all’8 luglio.

    Bruxelles aveva intanto applicato delle regole che limitavano le apparizioni pubbliche di Hogan “che potessero distrarre dagli argomenti in questione” e anche per prevenire qualsiasi caso di potenziale conflitto di interessi.

  • Il peccato originale

    Le politiche economiche dei paesi occidentali vengono stabilite e determinate dai vari governi eletti dai cittadini. Logica conseguenza di tale sistema democratico è che questi governi rappresentano una sintesi di diverse strategie politiche, tra le quali il principio della maggioranza che elegge quella con maggior consenso. Il consenso elettorale quindi rappresenta la condizione fondamentale per operare e definire le strategie politiche ed economiche di uno stato democratico.

    In questo contesto i vari partiti cercano di ottenere il supporto elettorale dei cittadini anche attraverso l’applicazione di scelte considerate di breve respiro e problematiche sotto il profilo della sostenibilità economica e finanziaria nel medio come nel  lungo termine ma che ottengono viceversa il consenso immediato che si traduce ovviamente in consenso elettorale.

    In altre parole, nei sistemi democratici il consenso elettorale viene ottenuto oltre che con un democratico confronto tra le diverse opinioni, tra i vari partiti dell’arco costituzionale, anche e forse soprattutto attraverso la gestione della spesa pubblica la quale può venire modulata in relazione all’ottenimento del consenso stesso.

    La sua gestione infatti si può tradurre facilmente in servizi ed addirittura in contratti di lavoro indipendentemente dal contesto economico nazionale quanto internazionale e soprattutto non valutando la sostenibilità della finanza pubblica per questi servizi o posti di lavoro aggiuntivi.

    La storia economica del nostro paese dimostra infatti come a fronte di oltre 25 anni di promesse relative alla diminuzione della spesa pubblica, o quantomeno di un suo contenimento, espresse da tutti i partiti che poi si sono succeduti alla guida del nostro paese questa risulti sempre aumentata, come certifica  il continuo aumento del debito pubblico.

    Per di più all’interno di un mercato globale nel quale la crescita economica smentisce sempre più le ridicole affermazioni di possibilità di forte crescita legata alla semplice globalizzazione risulta molto più agevole ottenere il consenso attraverso l’aumento della spesa pubblica la quale rappresenta una fonte sicura legata alla pressione fiscale, anche questa sempre aumentata negli ultimi vent’anni ad una velocità doppia rispetto al inflazione.

    Un mercato globale, al di là delle scolastiche definizioni, viene rappresentato soprattutto dall’impossibilità di un unico player di poterne influenzare gli andamenti. Per cui i singoli Stati risultano partecipi al sistema globale e talvolta causa stessa delle diverse crisi economiche che si sono succedute nell’arco degli ultimi anni sia in ambito nazionale che internazionale. La progressiva difficoltà di un equilibrio finanziario del sistema economico e politico nazionale sta mettendo in crisi la stessa sostenibilità del Welfare State, tuttavia rappresenta la  forma di democrazia imperfetta ma comunque democrazia.

    Viceversa in Cina la scelta centralista e assolutamente non democratica di riservare un mandato politico a vita a presidente a Xi  praticamente abilita l’attuale quadro dirigente, ed in particolare il suo premier, a poter operare qualsiasi tipo di scelta strategica economica non preoccupandosi di eventuali ricadute negative nel breve periodo per quanto riguarda la qualità di vita dei cittadini cinesi. Il singolare privilegio di non dover ottenere periodicamente un ulteriore mandato dagli elettori permette di pianificare l’economia indipendentemente dal consenso dei cittadini in quanto non esiste nessuna possibilità di ottenere o di riscontrare e quindi esprimere il gradimento dei cittadini stessi.

    Queste due forme di economia che rappresentano l’espressione di due forme di sistemi politici, uno democratico l’altro molto meno in quanto molto più vicino all’economia pianificata, quindi socialista, risultano assolutamente incompatibili all’interno di un mercato che si definisce globale e per questo libero. Un mercato si può definire aperto se risulta basato sulla concorrenza (definizione tanto cara al mondo accademico europeo) quando tutti i sistemi politico-economici vengono posti sulla stessa linea attraverso le proprie scelte di strategia economica e politica e la creazione di fattori competitivi interni utilizzando la spesa pubblica. Questi si uniscono alla creatività ed a sistemi industriali che permettono loro di  ottenere e raggiungere un equilibrio economico finanziario in grado di mantenere e di migliorare lo stile come il contenuto di servizi per la qualità della vita dei cittadini.

    Risulta evidente invece che questo sistema non possa reggere se vede in competizione sistemi democratici in competizione con altre economie “pianificate” le quali godono di un sistema fiscale assolutamente incompatibile con quello dei paesi avanzati, e cioè di un regime di dumping fiscale retributivo che li mette in una posizione assolutamente al di fuori di ogni sistema concorrenziale.

    A questi fattori competitivi si aggiunge poi anche un vero e proprio DUMPING POLITICO in quanto la classe politica e dirigente di questo paese non si trova nella necessità di dover rispondere del proprio operato ai cittadini.

    Risulta perciò evidente come il peccato originale si manifesti in due momenti diversi. Il primo sicuramente può venire ricondotto al dicembre 2001, l’anno in cui la Cina entrò  nel WTO come espressione di un sistema politico economico simile alle democrazie occidentali. Il secondo momento non è altro che la conseguenza del primo perché all’interno di mercato globale anche il

    DUMPING  democratico si traduce in un fattore competitivo economico aggiuntivo a favore del sistema politico economico del  paese che esprime tale dumping.

    Ora finalmente si comincia a leggere qualche timida critica assieme a qualche timido dubbio relativo alla sostenibilità di un sistema che di fatto non possiede credenziali per accedere ad un mercato concorrenziale aperto. Dei dubbi che ancora adesso rappresentano un momento di riflessione minoritario in quanto ancora l’anno scorso l’Unione Europea aveva intenzione di riconoscere lo status di economia democratica alla Cina stessa. Una opzione fortemente osteggiata anche dagli Stati Uniti che si è tradotta poi della definizione di un ibrido riconoscimento all’economia cinese che dimostra ancora una volta il nostro declino culturale continentale.

    Ovviamente in questo contesto la complicità di tutti i sistemi politici che si sono alternati alla guida dei nostri paesi occidentali, come dei mondi accademici che hanno salutato tanto l’allargamento ad est dell’Europa, quanto l’ingresso della Cina nel WTO rappresenta un errore strategico di dimensioni epocali.

    La differenza rispetto al peccato originale commesso dall’uomo alla sua nascita emerge evidente per la semplice considerazione che il peccato originale e le sue conseguenze ricaddero sull’uomo artefice della propria scelta. Viceversa nell’economia globale le conseguenze di queste colpevoli decisioni della classe politica e dirigente ricadono sui cittadini come sui lavoratori europei ed occidentali in generale.

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