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Branco di criminali o polizia di Stato?

Potete ingannare tutti per qualche tempo, o alcuni per tutto il tempo.
Ma non potete prendere per i fondelli tutti per tutto il tempo.

Abraham Lincoln
Finalmente l’8 gennaio scorso, in Albania è stato rimosso dall’incarico il direttore generale della Polizia di Stato. Era ora! Con un comunicato ufficiale, il ministero degli interni informava che “Il Consiglio dei Ministri ha deciso…di interrompere il mandato del direttore generale della Polizia di Stato”. Nel comunicato si sottolineava comunque che il ministro degli interni “apprezza il contributo, il coinvolgimento e la devozione [del direttore] nel dirigere la Polizia di Stato durante gli ultimi anni”. Poi, nello stesso comunicato, si spiegava la ragione per la quale il direttore è stato rimosso. Il motivo era che “…la realizzazione degli obiettivi… nel campo dell’ordine e della sicurezza pubblica, le sfide che riguardano la Polizia di Stato richiedono un ritmo più veloce e una grande dinamica di lavoro…. Perciò è indispensabile un nuovo dirigente, con nuove energie per motivare e portare avanti il lavoro della Polizia di Stato”.
Chiunque conosca la problematica realtà albanese e si riferisce poi a questo comunicato ufficiale non può non accorgersi che anche nel presente caso l’ipocrisia governativa non ha deluso! Una doppia ipocrisia nella dichiarazione del ministero degli interni. Da una parte si elogia il direttore generale rimosso dall’incarico, mentre durante il suo mandato è stato consumato, tra l’altro, tutto lo scandalo della massiccia coltivazione e del traffico illecito di ingenti quantità di cannabis che, altrettanto massiccio e frequente, continua tuttora. Lo sanno bene le forze dell’ordine e le procure anche in Italia, mentre dalla parte albanese le azioni punitive sono scarsissime e colpiscono soltanto gli ultimi della catena criminale. Dall’altra parte, nella comunicazione sopracitata, si afferma che nonostante tanti successi del direttore, lui viene comunque rimosso dall’incarico! Tutti in Albania capiscono facilmente la farsa e l’ipocrisia governativa, presumendo anche le vere ragioni che possano aver finalmente costretto il primo ministro a prendere una simile e sofferta decisione. Ragioni che comunque, si pensa, siano legate e si riferiscano a degli interessi occulti e malsani.
L’ormai rimosso dall’incarico direttore generale della Polizia di Stato doveva, egli stesso, lasciare il mandato da tempo. Le occasioni non sono mancate e non sono state poche, anzi! Consegnare le dimissioni sarebbe stato un suo dovere e obbligo istituzionale e morale. Ma non lo ha fatto. Non lo ha fatto lui, il direttore generale della Polizia di Stato, il quale aveva firmato, personalmente e a più riprese, gli ordini ufficiali per destituire tutti, o quasi tutti, i dirigenti e i commissari della polizia in tutte le regioni del Paese, a causa dei continui scandali evidenziati e denunciati! Non lo ha fatto, mentre la coltivazione della cannabis invadeva tutto il territorio e il suo traffico illecito diventava un serio problema anche per i paesi confinanti! Non lo ha fatto neanche quando erano stati evidenziati, dai servizi segreti stranieri e/o quelli albanesi, tanti casi che provavano il coinvolgimento attivo di determinati e ben noti segmenti della Polizia di Stato, sia nella fase della coltivazione massiccia, che durante la fase del traffico illecito di enormi quantità di cannabis! Non lo ha fatto nemmeno un anno fa, quando un rapporto confidenziale dei servizi segreti albanesi, a conoscenza anche del primo ministro e dello stesso direttore, evidenziava 127 ufficiali della polizia di Stato che risultavano coinvolti direttamente nella massiccia coltivazione e/o dei traffici illeciti della cannabis e altre droghe pesanti. Alcuni di loro, risultano tuttora irreperibili, dopo che la procura e il tribunale hanno chiesto il loro arresto. Scappati all’estero, oppure ancora in Albania, forse protetti e/o minacciati, perché sanno molte cose, fatti accaduti e nomi illustri. E tutto ciò i dipendenti dell’ormai dimesso direttore generale della polizia lo hanno fatto, ovviamente, dietro profitti milionari, in contanti, azioni e/o altre forme di rimunerazione. Da sottolineare che la cannabis è stata ed è tuttora solo una delle serie problematiche che doveva e deve affrontare la polizia in Albania.
A questo punto vengono naturali le domande: perché il direttore generale della Polizia di Stato non ha dato le dimissioni a tempo debito? E, non avendolo fatto, perché non è stato rimosso allora dall’incarico da chi di dovere, primo ministro per primo? Proprio da lui che si sa che dal 2013 ad oggi decide su tutto e fa il buono e il cattivo tempo. Anche, e soprattutto, a scapito degli interessi dei poveri cittadini albanesi. Perché non è stato mai fatto?! Una risposta a queste domande è obbligatoria. Comunque è un punto di riflessione per tutte le persone responsabili, cittadini albanesi e rappresentanti internazionali, che vogliono il bene del Paese.
Invece il primo ministro, uno dei principali ideatori e attuatori della propaganda governativa e senz’altro il più interessato ai risultati concreti di questa propaganda, per tutti questi anni, dal 2013 ad oggi, ha coniato e si è servito dello slogan “La polizia che vogliamo”, a scopo puramente propagandistico. La polizia che voleva il primo ministro e il suo “più virtuoso ministro” degli interni, adesso indagato per traffico di stupefacenti in seguito a lunghe intercettazioni della procura di Catania (Patto Sociale n. 285 ecc.), purtroppo era ed è ancora una polizia che convive e si mette al servizio della criminalità organizzata, in palese ed evidente contrasto con i suoi obblighi istituzionali e contro gli interessi dei cittadini albanesi.
Entusiasta dei risultati della sua propaganda per la “Polizia che vogliamo [leggi voleva]”, il primo ministro ha coniato un altro slogan durante la campagna elettorale dell’anno scorso, e tuttora parte della propaganda. Il nuovo slogan è “L’Albania che vogliamo”! Tenendo presente ormai quanto è successo e sta succedendo con la Polizia di Stato, tutto fa presagire al peggio per l’Albania, se non si reagisce responsabilmente e in tempo.

Il 13 gennaio scorso occorreva il 105° anniversario della costituzione della Polizia di Stato. Un anniversario che trova questa polizia in una situazione veramente deplorevole. Mentre il primo ministro, durante un discorso propagandistico all’occasione, dichiarava che “…la Polizia di Stato è oggi l’istituzione con la più alta credibilità pubblica” (Sic!). L’ennesima assurdità propagandistica, che suscita una sgradevole e irritante sensazione. Perché più a una Polizia di Stato, fatti alla mano, sembrerebbe ad un branco di criminali. Questa è e dovrà essere per tutti un’allarmante realtà, che non si può nascondere a lungo, neanche da colui che adesso governa in Albania.

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