In attesa di Giustizia

In attesa di Giustizia: giustizia lenta ma inesorabile o lentezza inesorabile?

La notifica di informazioni di garanzia, ancor più gli arresti quando riguardano personalità eccellenti o insospettabili, fanno notizia. Le assoluzioni, no: a riprova di questa considerazione vi è la vicenda dell’Avv. Giuseppe Melzi, uno stimato professionista milanese, che solo da pochi giorni ha appreso (con quasi due anni di ritardo rispetto al provvedimento che lo scagiona definitivamente) la conclusione di una drammatica vicenda che lo ha visto sventurato protagonista.

Questi i fatti: nel febbraio 2008 nell’ambito di un’indagine iniziata sette anni prima, Giuseppe Melzi è stato arrestato con l’accusa di riciclaggio e concorso in associazione mafiosa restando detenuto per tre mesi in carcere, altri sei e mezzo agli arresti domiciliari e soggetto alla sospensione dall’attività professionale per complessivi tre anni e due mesi.

Il 12 gennaio del 2009, quindi dopo otto anni di indagini complessive, quasi 500 giorni di intercettazioni telefoniche, sette interrogatori da parte del P.M. per complessive 1.1195 pagine di verbali, Milano si è dichiarata incompetente per territorio e gli atti trasmessi a Cagliari: qui la Procura, con estremo rigore, ha disposto ulteriori accertamenti delegando il R.O.S. dei Carabinieri di Nuoro e un nucleo specializzato della G.d.F. di Roma.

Infine, nel marzo 2016 è stata formulata richiesta di archiviazione per non sostenibilità delle accuse che il G.I.P. ha accolto due mesi dopo.

A tacere delle altre considerazioni che nel concreto si possono fare e si faranno, è opportuno chiarire un passaggio cruciale: nel nostro ordinamento l’arresto è consentito quando, oltre a pericoli connessi con il permanere in libertà, vi siano gravi indizi di colpevolezza a carico dell’indagato e la intensità indiziaria è collegata ad un pronostico di elevata probabilità di condanna per i fatti attribuiti. Come questa valutazione iniziale si possa conciliare con quella successiva – diametralmente opposta – di insostenibilità dell’accusa non è dato comprendere: certo è che se la Procura di Cagliari ha avvertito la necessità di svolgere altri e corposi  accertamenti viene da pensare che gli anni di indagine spesi in precedenza a Milano non avessero fornito un quadro accusatorio esaustivo e – più che mai – tranquillizzante prima di chiedere ed ottenere la cattura di colui che era conosciuto come un galantuomo.

Questa devastante vicenda non è, purtroppo, unica ma è paradigmatica perchè – come in altri casi analoghi –  della fine dei tormenti di Giuseppe Melzi, di un processo che non avrebbe dovuto avere neppure inizio ed era – invece – apparentemente maturato sino all’arresto non si parla molto al di fuori di queste colonne…Già, le assoluzioni non fanno notizia…

Sarà di consolazione la circostanza che, infine, vi è stata giustizia per un innocente? Dieci anni, con buona pace degli epigoni pentastellati (e non solo) del processo senza fine, sono un’attesa  che, francamente, non consente di gioire.

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