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Europa sì, ma quale?

L’Europa ritrova speranza nella solidarietà,
che è anche il più efficace antidoto ai moderni populismi.

Papa Francesco (Vaticano, 24 marzo 2017)

Sul Patto Sociale della scorsa settimana è stato pubblicato un articolo di Cristiana Muscardini intitolato “Le dichiarazioni di Juncker: una marchetta o qualche libagione di troppo?”. Una responsabile e doverosa reazione dopo le dichiarazioni del Presidente della Commissione europea fatte durante una conferenza a Bruxelles, il 22 febbraio scorso. Riferendosi alle elezioni del 4 marzo in Italia, Juncker aveva dichiarato, tra l’altro, che “dobbiamo prepararci per lo scenario peggiore e il peggior scenario potrebbe essere nessun governo operativo”. Cristiana Muscardini considerava, giustamente, simili dichiarazioni come una ”grave interferenza del Presidente della Commissione europea Juncker sulle elezioni italiane, interferenza indebita per le implicazioni sulla campagna elettorale e sull’economia nonché sul prestigio e peso dell’Italia rispetto alle altre nazioni europee e nel contesto internazionale”. E poi proseguiva, scrivendo che “qualcuno definirà la dichiarazione di Juncker la solita gaffe dovuta a qualche libagione di troppo, qualcuno penserà ad una marchetta fatta per ottenere riconoscenza da parte di coloro ai quali Juncker deve la sua presidenza alla Commissione. Entrambe le tesi non solo sono plausibili ma compatibili tra di loro!” E concludeva, convinta “…questa è una nuova dimostrazione di quanto Juncker sia inadatto al ruolo che ricopre o per incapacità politica o perchè asservito ad interessi di parte”.

Chi scrive queste righe condivide la preoccupazione di Cristiana Muscardini, riferendosi a simili dichiarazioni e atteggiamenti di parte del presidente della Commissione europea. Anche perché dichiarazioni non basate e prive di verità Jean-Claude Juncker le ha fatto il 5 dicembre 2017 a Bruxelles, riferendosi alla realtà albanese. Durante una conferenza stampa con il primo ministro albanese lui dichiarava che “…noi, come Commissione Europea siamo molto impressionati dal progresso che ha fatto l’Albania. Elogiamo gli sforzi del primo ministro per combattere la corruzione nella migliore maniera possibile: avete fatto un progresso significativo. Siamo molto felici con questo che stia succedendo in Albania” (Patto Sociale n.292). In quell’articolo, l’autore si domandava “…Come mai questi elogi da parte di Juncker, “impressionato” ormai dalla lotta contro la corruzione in Albania?! Mentre, in realtà, la corruzione sta corrodendo in maniera diffusa, capillare e allarmante le strutture dello Stato e dell’amministrazione pubblica in Albania”.

Purtroppo il presidente della Commissione europea continua con le sue dichiarazioni non basate, che urtano con la realtà vissuta in Albania. Il 25 febbraio scorso Juncker dichiarava, a Tirana questa volta e sempre durante una conferenza stampa con il primo ministro albanese, che  “l’Albania ha fatto molte riforme in molti campi, le quali sono impressionanti. Se si continua con le riforme questo permetterà alla Commissione europea di raccomandare [l’apertura] dei negoziati”. Ma di quali riforme impressionanti parla il presidente della Commissione europea?! Conosce lui quanto sta accadendo realmente in Albania?! Gli hanno mai riferito dei tanti gravi scandali in atto in Albania?! Ha mai sentito parlare il presidente della Commissione europea della cannabis albanese che sta invadendo tutta l’Europa? Ha mai letto lui qualche rapporto delle istituzioni internazionali specializzate, comprese anche quelle della stessa Unione europea, sulla galoppante corruzione che sta divorando tutto e tutti in Albania, partendo dai massimi livelli del potere politico?! È stato mai a conoscenza, il presidente della Commissione europea, della pericolosissima connivenza tra la criminalità organizzata e il potere politico in Albania?! Si è mai chiesto il presidente della Commissione europea, prima di fare simili dichiarazioni, perché gli albanesi scappano dal loro Paese e sono ormai tra i primi richiedenti asilo in Europa, superando spesso anche gli afgani e i siriani, che fuggono da dove si combatte da anni e dove si muore ovunque e a qualsiasi ora?! Sono dati ufficiali e il presidente della Commissione europea ha il dovere e l’obbligo, almeno istituzionale, di leggerli e di conoscerli.

In più, è stata considerata come inopportuna e come interferenza forzata la dichiarazione di Juncker riguardante le trattative in corso tra l’Albania e la Grecia per le frontiere. Trattative che sono diventate un tema scottante nelle ultime settimane. Almeno in Albania, quanto stia accadendo con le trattative con la Grecia e coperte da un’inquietante mancanza di trasparenza, sa di scandalo (Patto Sociale n.297; 5 febbraio 2018). Anche perché si tratta di enormi interessi nazionali ed economici in gioco. E sembra che il primo ministro albanese sia pronto a cedere sovranità territoriale alla Grecia, in cambio del voto positivo di quest’ultima per l’apertura dei negoziati dell’Albania con l’Unione europea. Voto che gli serve soltanto per motivi propagandistici. Da sottolineare che, nel frattempo, la Grecia ha minacciato l’Albania a più riprese e tramite le sue massime rappresentanze istituzionali, Presidente della Repubblica compreso, con il suo veto contro l’apertura dei negoziati se non verranno soddisfatte le sue richieste. E proprio in questo momento interviene Juncker, dichiarando che “i problemi tra l’Albania e la Grecia si devono risolvere quanto prima…Incoraggio sia l’Albania che la Grecia, perché questo è un elemento in più per accettare l’apertura dei negoziati”. La Grecia è ormai da tempo membro dell’Unione europea, perciò non aspetta nessuna “apertura di negoziati”. Questo messaggio del presidente della Commissione europea è chiaro e riguarda soltanto l’Albania, compresa anche la minaccia. Non è ancora chiaro, però, il perché di questo messaggio.

Visto tutto ciò, chi scrive queste righe non può non pensare anche a quanto scriveva Cristiana Muscardini la scorsa settimana, nel suo sopracitato articolo. Per tante e valide ragioni. Ma anche perché fonti mediatiche riferiscono che, volendo chiudere con le domande dei giornalisti durante la conferenza stampa del 25 febbraio scorso con il primo ministro albanese, il presidente della Commissione europea sembrerebbe abbia detto in inglese “Sorry, I am hungry” (scusatemi, sono affamato)!

Chi scrive queste righe è convinto che l’Unione europa, voluta e costituita dai Padri Fondatori il 25 marzo 1957 a Roma, certamente non è questa attuale. Ma quei Padri Fondatori “non hanno mancato d’audacia e non hanno agito troppo tardi” ha detto Papa Francesco. Non come determinate persone, che hanno guidato e guidano le istituzioni dell’Unione europea e che, con il loro comportamento, hanno causato, tra l’altro, anche il disamoramento dei cittadini. Disamoramento che stanno cavalcando, non senza successo, diversi movimenti populisti in Europa. Ragion per cui suonano attuali le parole di Papa Francesco: “L’Europa ritrova speranza nella solidarietà, che è anche il più efficace antidoto ai moderni populismi”.

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