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Quest’anno le mimose con un piccolo nastro nero

Le mimose quest’anno regalatele con un piccolo nastrino nero per ricordare le tante, troppe donne massacrate, ferite, umiliate all’interno della famiglia e nella società.

Bene gli eleganti abiti neri alle premiazioni del cinema o di altri spettacoli, ai party o alle cerimonie, bene perché, comunque, richiamano l’attenzione su un problema sempre più grave ma stiamo attenti a non essere indotti a pensare che denunciare, combattere le violenze e gli abusi sessuali nel mondo dello spettacolo o del lavoro sia sufficiente. Le violenze più gravi le commettono uomini che hanno rapporti stabili e consolidati con le loro compagne. La rabbia e la frustrazione di maschi deboli, che diventano pericolosi, succubi di una cultura maschilista che ancora predomina anche nell’evoluta società occidentale sono la causa di troppi delitti. La realtà è che leggi inadeguate, o comunque non applicate, lasciano la donna vittima di violenza, sola nel dolore fisico, nel dolore morale e nella disperazione, dovuta non soltanto alla vergogna, di quanto ha subito, ma alla impossibilità, nella maggior parte dei casi, di potersi affrancare per sempre dalla paura. Troppe le donne che non hanno i mezzi per poter mantenere se stesse ed i loro figli perché anche le case e le associazioni per le donne maltrattate non ricevono soldi a sufficienza, perché i presidi sociali e sanitari troppo spesso non riconoscono la gravità della situazione, perché le denunce rimangono lettera morta, perché nelle rare occasioni nelle quali l’uomo violento è stato arrestato quando esce dal carcere non vi è nulla che impedisca effettivamente il ritorno vicino ai luoghi dove abita la sua vittima.

Se è da denunciare, condannare, chi utilizza il proprio potere fisico, economico, di autorità per costringere una donna ad un rapporto sessuale non voluto quanto ancora di più dovrebbe essere necessario intervenire quando la violenza, o le avance sessuali, non si consumano laddove qualche possibilità di dire no e di opporsi ci potrebbe essere, ma in una strada nella quale la donna è costretta a passare per tornare dal lavoro di sera? E quante difficoltà affrontano le donne sui treni dei pendolari piuttosto che nel doversi misurare con una società che sembra premiare, con un posto di lavoro, solo chi è giovane e bella? Che sembra suggerire che per farsi ‘una posizione’ si possano percorrere scorciatoie legate all’aspetto fisico.

Al di là di tutti i dati, che ogni anno riconfermano i soprusi subiti dalle donne ed elencano le ferite e le uccise, manca un effettivo impegno per cambiare una cultura maschilista, partendo fin dall’asilo, ma anche per fare comprendere alle donne che se denunciare, ribellarsi è il primo passo il secondo, altrettanto importante, è quello di sapere affermare la propria dignità al di là dell’aspetto estetico. Non sono le trasmissioni tipo ‘L’isola dei Famosi’ o certi talk show gli esempi che potranno fare crescere una società nella quale il rispetto per i diversi sessi sia un dato di fatto e non il comma inapplicato della Costituzione. E nello stesso tempo se continueranno nei social ad essere veicolati giochi, dichiarazioni, video che inneggiano alla violenza dovremo cominciare a pensare magari ad azioni legali contro coloro che per profitto sono fomentatori di quelli che nella realtà diventano atti criminali.

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