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L’Italia smette di essere il Paese più discolo d’Europa per i diritti umani

Per la prima volta dal 2007 l’Italia non è più maglia nera per numero di condanne non applicate della Corte europea dei diritti umani: nel 2017 è passata dal primo al quinto posto, eseguendo un numero record di sentenze della Corte, il più alto mai registrato tra i 47 Stati. Emerge dall’undicesimo rapporto del comitato dei ministri del Consiglio d’Europa, che tuttavia evidenzia come la maggior parte dei fascicoli chiusi, riguardi problemi non ancora totalmente risolti, e quindi ancora sotto esame a Strasburgo. Corte europea dei diritti umani e Consiglio d’Europa non sono organismi della Ue, va ricordato, ed esercitano la propria autorità anche nei confronti di Stati che non fanno parte della Ue.

All’inizio del 2017 l’Italia era il Paese membro del Consiglio d’Europa  col più alto numero di sentenze pronunciate negli anni dalla Corte di Strasburgo in attesa di esecuzione, 2.350. Una mole di fascicoli che superava di molto quella del secondo e terzo paese in classifica, Russia e Turchia, che avevano rispettivamente 1.573 e 1.430 condanne non ancora eseguite. Oggi l’Italia si trova al quinto posto con 389 fascicoli ancora aperti, e si è allontanata molto dai Paesi che hanno preso la testa della classifica guidata ora dalla Russia con 1.689 casi pendenti, seguita dalla Turchia (1.446) e l’Ucraina (1.156). La Romania, al quarto posto, ha 553 sentenze in attesa d’esecuzione.

Il cambiamento radicale della situazione italiana è dovuto alla chiusura, nel corso del 2017, di 2.001 fascicoli pendenti. Un numero record mai eguagliato da nessun altro degli Stati membri del Consiglio d’Europa, e tanto più impressionante se si considera che questa cifra è quasi la stessa di tutti i fascicoli chiusi dal comitato dei ministri in tutto il 2016 (2.066).

Tuttavia, come evidenziato nel rapporto annuale del comitato dei ministri, la chiusura della maggior parte dei fascicoli italiani (1.700) è definita “parziale”, nel senso che i problemi che sollevavano le condanne della Corte di Strasburgo non sono stati totalmente risolti e le questioni, che riguardano il funzionamento della giustizia, continueranno ad essere esaminati fino a quando l’Italia non dimostrerà di aver adottato tutte le misure necessarie per ovviare alle violazioni indicate dai togati di Strasburgo.

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La redazione

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