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Seguito inevitabile di uno scandalo in corso

Da uno capisci come sono tutti.

Virgilio, Eneide

Il lettore de “Il Patto Sociale” è stato informato la scorsa settimana sullo scandalo, tuttora in pieno svolgimento, nel quale si presume siano direttamente coinvolti il fratello dell’attuale ministro albanese degli Interni e lo stesso ministro.

Per la cronaca, alle documentate accuse dell’opposizione (Patto Sociale n.311), sono state aggiunte altre durante gli ultimi giorni, altrettanto gravi e basate su materiali audio e/o video. Si tratta di una registrazione audio di un colloquio tra un trafficante di stupefacenti con il fratello del ministro. In seguito, per smontare le “controaccuse” della propaganda governativa, che insinuava una “messa in scena tra due attori”, il 17 maggio scorso è stata resa pubblica un’intervista del trafficante in causa. Di nuovo la propaganda governativa ha tentato di minimizzare l’effetto dell’intervista, cercando di spostare l’attenzione dalla sostanza di quello che è stato detto. Per rendere tutto chiaro e trasparente, il 19 maggio scorso, è stata pubblicata l’intervista del giornalista che aveva realizzato sia la sopracitata registrazione audio tra il trafficante e il fratello del ministro degli Interni, che l’intervista al trafficante. Il giornalista, conspevole della sua responsabilità e delle probabili ripercussioni personali, ha raccontato fatti importanti e ha confermato che altri materiali audio e/o video saranno resi pubblicamente noti nel prossimo futuro. L’effetto è stato immediato e grande.

La scorsa settimana dovrebbe essere stata molto dura e con non poche delusioni per il primo ministro albanese. Martedì scorso, a Parigi, non è riuscito a convincere il presidente francese Macron, a cambiar opinione sulla realtà in Albania. In seguito, giovedì 17 maggio, durante il vertice dell’Unione europea per i Balcani occidentali a Sofia, sono state ulteriormente assottigliate le aspettative dell’apertura dei negoziati per l’adesione dell’Albania nell’Unione europea. Mentre, nel frattempo, in patria la situazione si rendeva sempre più carica e pesante per le novità relative allo scandalo in corso.

In una simile e difficile situazione, il primo ministro ha cercato ricorso, come suo solito, nelle bugie. Bugie clamorose e goffe che, ogni giorno che passa, convincono sempre meno persone. Mettendo così in grande imbarazzo se stesso e i suoi sostenitori. Sono risultati vani i suoi tentativi, nonché quelli del ministro coinvolto e dei “mercenari mediatici” arruolati dalla propaganda governativa, per minimizzare l’inevitabile effetto della pubblicazione dei materiali compromettenti.

Il primo ministro aveva spudoratamente mentito il 13 maggio scorso a Torino, durante una presentazione al Salone del Libro. Cercando di difendere il fratello del suo ministro degli Interni, aveva detto che ”Il fratello del ministro degli Interni è in galera, arrestato dalla polizia”. Proprio quel fratello che, in aperta violazione delle leggi in vigore in Albania, all’inizo della scorsa settimana e da libero cittadino però, risulterebbe “tornato in Italia per scontare la pena”!

Il 16 maggio scorso, questa volta a Tirana, in seguito alla pubblicazione della sopracitata registrazione audio, il primo ministro ha mentito clamorosamente di nuovo. Durante la riunione del suo gruppo parlamentare, tentando di trattare come manipolata la registrazione in questione, dichiarava di aver ricevuto il giorno prima “la risposta dell’analisi scientifica, eseguita in uno dei più seri laboratori del mondo. A me questa risposta mi basta. Sto facendo una parentesi, non per urlare contro le indagini, oppure per influenzare le indagini, ma mi basta per dire a voi che non siamo assolutamente di fronte ad una prova compromettente … con un materiale non autentico, a carico del ministro degli Interni”. Noncurante però di un semplice ma significativo fatto. E cioè che la procura aveva ottenuto come prova il materiale audio nemmeno 24 ore prima. Tempo completamente insufficiente per mandare, analizzare e avere la risposta sull’autenticità del materiale audio. In più, nel [improbabile] caso fosse vero che il primo ministro avesse mandato ad analizzare il materiale, in possesso della procura soltanto da poche ore, allora sarebbe stata una flagrante doppia violazione delle leggi in vigore. La prima, da parte della procura stessa che avrebbe consegnato il materiale al primo ministro. La seconda, da parte del primo ministro che avrebbe esercitato senza competenze legali in riguardo. Essendo, nel frattempo e comunque, sempre consapevole e chiaro a mandare pubblicamente (oltre ad altri ben probabili e disponibili canali di communicazione) determinati messaggi in codice a chi di dovere. Secondo l’opposizione e tanti noti analisti politici, i destinatari di tali messaggi sarebbero le strutture del sistema della giustizia, la procura per prima. Forse qualcuno ha fatto presente queste incongruenze al primo ministro. Perché in seguito ha cambiato versione, per arrivare ad affermare l’opposto contrario. E sempre come se niente fosse.

Lo ha fatto di nuovo il 19 maggio scorso. In seguito alla pubblicazione delle sopracitate interviste del trafficante e del giornalista, il primo ministro e la propaganda governativa si sono trovati in difficoltà vistose e crescenti. Proprio lui, il primo ministro, che aveva garantito della falsità del materiale audio tre giorni prima, ha contraddetto palesemente e clamorosamente se stesso tre giorni dopo. Sempre riferendosi al materiale compromettente sopracitato, ha dichiarato che avrebbe atteso “con pazienza la prova scientifica relativa all’intercettazione audio da parte della procura e saremmo qui; gli albanesi vedranno e giudicheranno”!

In quanto allo scandalo in corso, le verità che stanno venendo a galla e gli altrettanti falliti tentativi di minimizzarle sono ormai a portata dell’opinione pubblica. Sono tanti i fatti e le cose da scrivere e analizzare, ma lo spazio a disposizione è limitato. E con il passare delle ore e dei giorni altri fatti clamorosi si attendono ad essere resi pubblici.

Vale la pena però notare quanto accadeva durante la conferenza stampa del primo ministro al suo drammatico rientro dalla Sofia il 18 maggio scorso. Mentre con i suoi soliti tentativi cercava di manipolare l’opinione pubblica, è intervenuta anche una giovane giornalista. Dopo che il primo ministro ha cercato di intimidirla, dicendole di fare propaganda con le sue domande, lei ha risposto prontamente e senza ambiguità. “Non è propaganda, è una domanda riferita agli sviluppi. Abbiamo un ex-ministro (degli Interni; n.d.a.) agli arresti domiciliari per traffico di droga e un ministro degli Interni accusato di aver offerto immunità al suo fratello.[…]. Questa non è propaganda”. Con le sue semplici e dirette parole, senza lasciarsi intimide da chi aveva di fronte, lei ha messo in mostra tutta la fragilità e la crisi interiore del “potente” primo ministro. Costringendolo, addirittura, ad interrompere la sua conferenza stampa e di scappare via.

Chi scrive queste righe è convinto, tra l’altro, che il processo di adesione dell’Albania nell’Unione europea si compromette ulteriormente anche e soprattutto per gli scandali del primo ministro e dei suoi ministri. Virgilio aveva ragione. Da uno capisci come sono tutti.

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