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In attesa di Giustizia: attenti al lupo!

In altre occasioni abbiamo parlato delle insidie – oltre che delle opportunità – che la rete e le nuove tecnologie offrono e sempre più spesso accade che quel genere di molestie per evitare le quali, un tempo, era sufficiente staccare la cornetta del telefono oggi sono diventate più invasive perché il persecutore può usare altri strumenti di quotidiana necessità e utilizzo come il cellulare, la posta elettronica e i sistemi di messaggistica che ti raggiungono ovunque e in qualsiasi momento.

Certo, c’è sempre la possibilità di non rispondere o chiudere la comunicazione a una telefonata con numero oscurato ma, intanto, il senso di disagio e preoccupazione è assicurato.

Un primo sistema per individuare il molestatore è rivolgersi alla Polizia Postale per risalire a chi corrisponda una casella di posta elettronica mentre per i numeri di telefono oscurati, previa denuncia all’Autorità Giudiziaria contro ignoti, i gestori telefonici offrono, con un costo mensile molto contenuto, un sistema denominato “override” che disvela il numero sottostante ad uno oscurato, così non appena arriverà la chiamata dell’ignoto molestatore quest’ultimo avrà finalmente un’utenza da cui risalire e – magari – sorpresa non improbabile si scoprirà che è un recapito già in agenda di persona insospettabile e ben conosciuta.

Tuttavia, perché si integri il reato c.d. di stalking, è necessario che sia documentato in denuncia un comportamento persecutorio abituale e continuativo tale da generare uno stato d’ansia oltre che un necessario cambiamento dello stile di vita per sottrarsi alla persecuzione ed evitare pericoli, cambiando anche utenze e recapiti il che crea molto disagio. Tali pericoli, talvolta è accaduto, vengono sottovalutati proprio da chi dovrebbe curarne la prevenzione e il contrasto sino a che non è troppo tardi perché si è verificato un esito fatale per la vittima.

Ecco allora che la tecnologia “buona” viene in aiuto delle persone offese degli stalkers con una applicazione per il telefono palmare chiamata Mytutela e presentata pochi giorni addietro al tavolo permanente istituzionale per la prevenzione ed il contrasto alla violenza nei confronti di donne e minori.

Completamente gratuita, l’applicazione è stata sviluppata da un ingegnere elettronico e da un tecnico informatico che lavorano come consulenti di Tribunali e Procure insieme ad un’esperta di social network, permette di fare direttamente una copia forense di foto, e mail e chat: insomma tutto ciò che può costituire prova di atti persecutori da allegare a una denuncia.

Non solo, l’applicazione consente una sorta di interattività per cui segnalerà agli utenti una serie di allerte: quando le chiamate saranno troppe o i messaggi esplicitamente minatori, sul telefono compariranno degli allarmi: programma reso possibile da una scansione semantica nella quale sono state inserite parole del genere  “ti faccio fuori”, “pubblico le tue foto” eccetera.

Questo strumento sarà di fondamentale importanza anche per gli investigatori qualora si trovino nella necessità di entrare in un cellulare protetto il cui proprietario e vittima, ahimè, non sia più in grado di fornire la password, operazione che a volte richiede settimane mentre un criminale resta libero.

Disponibile a breve per i dispositivi con sistema Android, sarà successivamente messa sul mercato anche per i prodotti Apple e così, se da un lato bisognerà continuare a stare attenti al lupo nascosto nelle ombre del web, anche il lupo dovrà stare molto attento a chi gli dà la caccia.

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