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Ormai è già settembre

L’uomo vuole sempre sperare. Anche quando è convinto di essere disperato.

Alberto Moravia

Nel 1969 veniva proiettato un film del regista Sydney Pollack “Non si uccidono così anche i cavalli?” (They shoot horses, don’t they?). Tutto tratto dal romanzo pubblicato nel 1935 dallo scrittore Horace McCoy, titolo compreso. Evocando quanto accadeva in California subito dopo la grande depressione succeduta alla crisi del 1929, il film rimane sempre attuale con le sue allegorie e i suoi messaggi. Tutto si svolge durante una maratona di ballo. Erano gare diffuse in quel periodo. Gare massacranti, alle quali partecipava gente disperata e portata agli estremi fisici e psicologici, dalla schiacciante povertà causata dalla crisi. Coppie di ballerini, create spesso a caso, dovevano gareggiare fino all’esaurimento delle loro forze, in maratone che duravano per tanti giorni, con la sola speranza e l’unico obiettivo: vincere un premio in denaro. Gente di età, formazione e provenienza molto diversa, spinta dalla disperata necessità e speranza di sopravvivenza. Ignara però che dal premio in denaro i vincitori dovevano cedere una cospicua parte all’organizzatore della maratona, che era in realtà il vero vincitore. Quando Gloria, un’aspirante attrice e una delle protagoniste principali del film, viene a sapere questa crudele verità chiede al suo compagno di ballo di spararle, come si farebbe con un cavallo zoppo. Proprio come si fa vedere all’inizio del film; l’uccisione di un cavallo che non serviva più a niente. Un’allegoria su quanto succede quotidianamente, anche adesso, in diverse parti del mondo. Un’allegoria che si riferisce alla predestinata sorte di tutti coloro che si illudono, non essendo in grado e/o non riuscendo a prendere seriamente in considerazione quello che può veramente succedere in una realtà che precipita di male in peggio.

Un’allegoria che si verifica quotidianamente anche in Albania in questi ultimi anni. Quanto sta succedendo dimostra le sofferenze continue, le umilianti situazioni in cui si trovano, loro malgrado, sempre più persone. Persone che, spinte dalla disperazione, si aggrappano a qualsiasi effimera opportunità per avere qualche soldo in più. Vendendo corpo e anima, vendendo la dignità e annientando ulteriormente le aspettative per un futuro migliore. Futuro che, certo, non lo salva neanche l’indifferenza. Anzi! Tutto in un paese sul quale sta incombendo lo spettro di una crisi multidimensionale. I segnali non mancano e stanno aumentando paurosamente con il tempo. Non a caso sempre più persone stanno scappando dall’Albania verso i paesi europei. Tanti richiedenti asilo che, come numero, sono ai primi posti, insieme con i siriani, gli afgani, gli eritrei ecc.. Sono fatti e cifre che smentiscono ogni e qualsiasi tentativo di propaganda governativa. Attualmente l’Albania sta precipitando in una situazione, che purtroppo ha tante cose in comune con quanto accadeva in America durante la grande depressione, dopo la crisi del 1929.

Ma quanto sta succedendo in questi ultimi anni in Albania dimostra anche il cinismo, la spietatezza e la crudeltà di coloro che governano, criminalità organizzata compresa. Sì, perché ormai sono stati tanti i fatti accaduti e pubblicamente noti, non solo in Albania, che testimoniano la connivenza del potere politico con la criminalità organizzata. Fino al punto che non si sa chi governa realmente. Anche perché è noto: criminali non sono soltanto quelli che uccidono, trafficano, rubano e violentano. Anzi! I veri criminali sono proprio quelli che concepiscono, organizzano, ordinano e rendono possibile che tutte quelle cose accadano.

La connivenza tra lo Stato, governo in testa, e la criminalità organizzata in Albania, la testimoniano le enormi quantità di cannabis coltivate sul tutto il territorio e il suo inarrestabile traffico illecito verso le coste italiane e altri paesi europei. Cose del genere non possono mai e poi mai succedere senza il beneplacito politico e l’appoggio delle strutture dello Stato. Quantità che, soltanto l’anno scorso, si valuta abbiano portato introiti miliardari in euro. La testimonia, altresì, l’aumento delle quantità delle droghe pesanti, cocaina compresa, che si smistano dall’Albania verso altri paesi europei. La testimonia il coinvolgimento, ormai evidenziato, di molti alti funzionari della polizia di Stato in una simile attività criminale. Una connivenza testimoniata anche dal fatto che l’ex ministro degli Interni, grazie ad una lunga indagine della procura di Catania, ormai è sotto inchiesta in Albania. Le cattive lingue dicono che se non sia stato ancora arrestato lo deve solo e soltanto alla copertura politica e alla pressione sulla procura che sta indagano. Tutto orchestrato dal primo ministro in persona, dopo alcuni chiari e molto significativi messaggi mafiosi che gli ha mandato l’ex ministro. Una connivenza testimoniata palesemente anche da un altro fatto. E cioè che “stranamente” l’attuale ministro degli Interni (un ex inquisitore durante il regime comunista), colui che è succeduto a quello sopracitato, ha degli scheletri nell’armadio. Suo fratello è stato condannato in Italia per traffico illecito di stupefacenti. Come mai? Ma la connivenza tra il potere politico e la criminalità organizzata la dimostrano anche tanti altri fatti ormai pubblicamente noti. La dimostra, tra l’altro, quanto sta accadendo ultimamente, durante questi mesi, con la recrudescenza delle attività criminali e la “strana” incapacità della polizia di Stato e delle procure ad intervenire. Come succedeva nell’America degli anni’30 del secolo passato con le bande criminali che cercavano di controllare il territorio per lo spaccio delle droghe e altro.

Anche durante questi mesi estivi non sono mancati altri allarmanti fatti, eloquenti avvisaglie di una situazione grave e molto preoccupante. Proprio perché durante questi mesi estivi c’era il campionato mondiale di calcio e, in generale, con l’attenzione pubblica un po’ assopita, alcune diaboliche menti hanno scelto proprio questo periodo per portare avanti dei progetti corruttivi, in palese contrasto con la Costituzione della Repubblica e le leggi in vigore.

Oltre all’esempio per eccellenza dell’abuso del potere politico ed istituzionale, e cioè quello del Teatro Nazionale (Patto Sociale n.316), durante questi mesi estivi se ne sono aggiunti altri. Sono stati evidenziati ulteriori casi che testimoniano il [voluto] fallimento della riforma di giustizia e il controllo, da parte del primo ministro, di tutto il sistema. Sono stati denunciati molti appalti pubblici abusivi e corruttivi. Sono stati denunciati altri gravi scandali, tuttora in corso. La criminalità organizzata è stata molto attiva con delle uccisioni mafiose. Una giornalista investigativa è stata minacciata a suon di raffiche di mitra contro l’abitazione. Tutto ciò e altro soltanto durante questi due mesi estivi.

Nel frattempo l’opposizione ha dichiarato pubblicamente che a settembre cominceranno le proteste inarrestabili, con l’unico obiettivo: la caduta del governo. Chi scrive queste righe auspica che non sia l’ennesima delusione. Sarà tutto da vedere. Forse coloro che dirigono l’opposizione, hanno beneficiato di un lungo periodo di “ritiro spirituale” estivo e porteranno a termine questa azione politica. Sarà anche la loro sfida, con tutte le conseguenze. Si vedrà, ormai è già settembre!

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