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Falsificavano la qualità del latte per ottenere i fondi europei, 38 persone rinviate a giudizio

“Procedura anomala” per ottenere fondi europei. Questa l’accusa con la quale a maggio sono finite nel registro degli indagati 38 persone per le quali il sostituto procuratore di Brescia Ambrogio Cassiani ha chiesto il rinvio a giudizio. Il processo si terrà davanti al GUP di Brescia il prossimo 27 novembre. Al centro dell’inchiesta sono finiti il direttore del laboratorio di produzione primaria dell’istituto Zooprofilattico Sperimentale della Lombardia (Centro di referenza nazionale per la qualità del latte bovino) e 37 allevatori lombardi. Secondo l’accusa avrebbero “indebitamente” percepito il premio qualità del latte, “con l’aggravante di aver commesso il fatto per ottenere da Regione Lombardia i contributi finanziati dall’Unione Europea” e “in violazione dei doveri inerenti la qualità di dipendente di un ente sanitario di diritto pubblico”.
All’origine dell’inchiesta vi è una segnalazione degli ispettori regionali che, due anni fa, riscontrarono una serie di “anomalie nella refertazione” durante un sopralluogo all’Istituto. Si calcola che tra il 2015 e il 2016 siano stati erogati 180mila euro, ottenuti attraverso rapporti di prova, conferiti senza rispettare le procedure e riportanti  come “inizio” e“fine” analisi non la data reale, ma quella indicata dal caseificio conferente. I prelievi da controllare non provenivano da addetti esterni, come prevede la legge, ma dagli stessi allevatori. A seguito della conformità delle analisi “in autocontrollo” (e non da almeno due prelievi mensili casuali condotti da terzi) i produttori avrebbero chiesto e ottenuto “la conversione di questi risultati in analisi di routine, utili a conseguire i contributi, “attestando falsamente uno scopo diverso del campionamento e certificando il conferimento come avvenuto in modalità differente” da quella reale, “in palese contrasto con le normative”.

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