Europa

Italia prima beneficiaria dei prestiti Bei, ma i finanziamenti contro le calamità naturali sono stati rifiutati

A disastro compiuto il governo è corso ad annunciare stanziamenti e programmi di prevenzione, ma l’Italia ha rifiutato i prestiti che l’Europa offriva per interventi di messa in sicurezza del territorio.

La Banca europea per gli investimenti era pronta a concedere 1,150 miliardi e con cui finanziare progetti contro frane e alluvioni. Il finanziamento era stato discusso nel 2014, all’epoca del governo Renzi, ma non fu poi sottoscritto (da dicembre 2017 era pronta una tranche di 800 milioni) né da Matteo Renzi né da Paolo Gentiloni, che lasciò la questione al governo entrante vista l’imminenza delle elezioni del 4 marzo scorso. Il governo Conte ha poi deciso di chiudere la task force Italia Sicura tramite cui i fondi dovevano essere ricevuti e utilizzati.

Il prestito avrebbe dovuto essere restituito pagando interessi dello 0,7% in 20 anni e il ministro dell’Ambiente Sergio Costa ha spiegato (a Matrix, via Facebook e su La Stampa) di non aver sottoscritto quel finanziamento perché mancavano progetti specifici cui destinarli e perché appariva pertanto inopportuno gravare i contribuenti del costo di restituzione di tale prestito.

L’Italia nel 2017 è stato il primo Paese dell’Ue per finanziamenti ricevuti dalla Bei, con oltre 11 miliardi di euro (il 16% del totale delle erogazioni della Bei stessa) attraverso i quali sono stati attivati 119 progetti (nel 2016, con quasi 10 miliardi, era ancora seconda dietro alla Spagna). Poiché la Banca europea degli investimenti è un’istituzione dell’Unione europea, l’Italia ne è a anche azionista (con una quota di capitale sottoscritto pari a 37 milioni 578.019 euro, è tra i primi 4 azionisti al pari di Germania, Francia e Regno Unito).

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