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Olimpiadi 2026: sempre più Lombardia e Milano e meno Cortina

Considero l’opportunità di organizzare e svolgere le Olimpiadi Invernali nel 2026, o una parte di esse, a Cortina d’Ampezzo come un’ottima opportunità per ridare non solo smalto ma proprio linfa economica alla località ampezzana come al territorio cadorino bellunese.

Il traguardo dello svolgimento dei giochi  olimpici potrebbe infatti rappresentare l’occasione  per ricreare un centro sportivo ed agonistico del bob italiano che con una “modica” spesa di 30 milioni per l’aggiornamento della pista di bob già esistente (a Cesana ne costò 115 per Torino 2006) ne rappresenterebbe un classico esempio (https://www.ilpattosociale.it/2018/09/24/olimpiadi-cortina-2026-i-tre-fattori-del-successo/). Anche in considerazione del fatto che gli atleti della nazionale di bob adesso si vedono costretti a lunghi spostamenti verso la Germania per le proprie sessioni di allenamento.

Recentemente avevo espresso dei forti dubbi in merito alla scelta di far disputare la discesa libera e supergigante lungo la  bellissima e molto tecnica pista Stelvio di Bormio lasciando i soli gigante e speciale sulle piste della Conca ampezzana. Allora avanzai delle fortissime perplessità relative  alla capacità politica strategica ma soprattutto negoziale della Regione Veneto, come del comitato promotore, i quali stavano perdendo di vista l’obiettivo principale. Quello, va ricordato, di offrire un’opportunità per il rilancio d’immagine, comunicazione e quindi anche economico  alla località di Cortina d’Ampezzo: un obiettivo che assume una doppia valenza anche in considerazione dei disastri di poco più di un mese fa che hanno flagellato il Cadore e l’interno bellunese.

Questo tipo di impostazione e soprattutto di sbilanciamento e considerazione a favore di Milano rispetto a Cortina d’Ampezzo è stato successivamente confermato dalla scelta del logo nel quale la località ampezzana viene rappresentata semplicemente da una scia sulla neve mentre dal logo  stesso emergono evidenti le guglie del Duomo di Milano.

Ora emerge invece un’altra preoccupante problematica relativa allo svolgimento delle gare di sci alpino. Già nella trattativa con Milano la regione Veneto aveva tradito, per lo svolgimento delle gare di fondo, il sostegno alla candidatura della località di Asiago che storicamente rappresenta la patria del fondo, senza ottenere peraltro nessun tipo di concessione a fronte della propria rinuncia.

A tale azzeramento delle giuste e condivisibili ambizioni ed aspirazioni della località asiaghese, per il quale ripeto la Regione Veneto non ha ottenuto in cambio assolutamente nulla, ora si giunge ad un altro inquietante scenario che dimostrerebbe ancora una volta l’incapacità della Regione Veneto come del comitato promotore di Cortina 2026 rispetto alla stessa regione Lombardia e Milano che rappresenterebbero gli unici e soli gestori  delle Olimpiadi stesse.

Sembrerebbe confermato infatti in ambito della Fis (federazione internazionale di sci alpino) che a causa di una norma che tenderebbe a disincentivare la migrazione dei Giochi Olimpici tra una località ed un’altra non solo la discesa libera e il supergigante verrebbero svolti sulla pista Stelvio di Bormio ma tutte le gare di sci alpino maschile. Viceversa a Cortina d’Ampezzo verrebbero svolte le gare olimpiche del solo sci alpino  femminile.

Se venisse confermata, come sembra, tale impostazione risulterebbe evidente l’assoluta incapacità negoziale nella gestione di una trattativa politica della Regione Veneto come del comitato promotore di Cortina 2026. Inoltre aprirebbe anche uno scenario economico di maggiore difficoltà nel reperimento degli sponsor privati necessari  anche alla semplice gestione delle manifestazioni olimpiche ora limitate alle sole gare femminili. Risorse economiche private che dovrebbero sopperire alla totale assenza e disinteresse del governo in carica  per le Olimpiadi del 2026 il quale non perde occasione per confermare la propria assoluta indisponibilità anche ad una minima copertura con risorse statali.

In altre parole, Cortina d’Ampezzo verrebbe relegata ad un ruolo assolutamente marginale e comprimario all’interno dello svolgimento dei  sempre meravigliosi giochi olimpici del 2026.

Quindi, come ampiamente anticipato dal sindaco di Milano, viene confermato il ruolo centrale e a questo punto preminente della città meneghina come anche della regione Lombardia la quale ha ottenuto anche le gare di snowboard a Livigno anche o soprattutto a causa del risibile spessore manageriale espresso dalla Regione Veneto come dal comitato Cortina 2026. Credo, anzi sono convinto, che tutta l’operazione miri a marginalizzare la posizione di Cortina d’Ampezzo e di conseguenza a rendere minimi se non addirittura nulli  tutti i vantaggi economici, logistici , comunicativi e strategici per l’intera conca capezzana ed a maggior ragione per il Cadore e la provincia di Belluno che molto hanno sofferto nell’ultimo periodo e per le quali le Olimpiadi potevano diventare un’opportunità importante di rilancio.

Alla luce di tale evoluzione in ambito negoziale, Cortina d’Ampezzo viene utilizzata come elemento caratterizzante l’olimpiade stessa quando invece i veri interessi economici strategici stanno andando in altre zone di competenza del sindaco di Milano e della Regione Lombardia, a cominciare da Bormio come da tutta la Valtellina (località e valli stupende comunque).

L’organizzazione di questo importante evento mondiale dovrebbe rappresentare l’occasione per porre in campo, anche sotto il profilo delle risorse umane, le migliori capacità professionali delle quali evidentemente il Veneto, considerati i risultati, non dispone.

L’inconsistenza negoziale della pattuglia veneta nelle elaborazioni delle complesse decisioni strategiche ed operative che sottendono la scelta delle diverse località montane dove si svolgeranno le competizioni olimpiche risulta imbarazzante ed addirittura offensiva in considerazione del patrimonio mondiale che le Dolomiti nella loro interezza rappresentano.

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