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Sterilizzazione dei cinghiali per salvaguardare i contadini

Da molto tempo si lamenta da parte degli agricoltori e delle loro associazioni l’aumento esponenziale del numero di ungulati e particolarmente di cinghiali che danneggiano le coltivazioni. Anche il sistema delle battute di caccia specifiche, la cosiddetta braccata, non ha risolto il problema, anzi addirittura durante le battute sono morte alcune persone. I cinghiali si spingono sempre più fuori dai boschi e arrivano anche in città, il sindaco di un paese vicino a Rimini ha dovuto addirittura chiudere scuole materne, elementari e medie per permettere cattura e abbattimento di cinghiali selvatici. Si sono sacrificati anche interi campi, in Lazio e Abruzzo, così da lasciarli ai cinghiali e salvaguardare altre colture mentre il progetto Lifestrade, finanziato dall’Ue, ha dotato Umbria e Toscana di strumenti tecnologici per dissuadere i cinghiali dall’avvicinarsi ai centri abitati e alle strade di maggior percorrenza. Per legge la caccia al cinghiale è aperta tutto l’anno dal 2005 ma sono poi le Regioni a fissare in autonomia i loro calendari. I lupi, che sono un forte deterrente per i cinghiali, non sono in numero così consistente da poter risolvere completamente il problema, considerando che i cinghiali si riproducono con grande velocità.

La Lega Antivivisezione, attraverso le parole di Massimo Vitturi, responsabile dell’area animali selvatici, sostiene giustamente che le amministrazioni dovrebbero finanziare di più la ricerca di sistemi per la sterilizzazione temporanea, che potrebbe essere effettuata attraverso la somministrazione di cibo. Attualmente il farmaco Goan-Con per la sterilizzazione temporanea (dai 3 ai 5 anni) può essere somministrato solo tramite iniezione, ma in Inghilterra, dice Vitturi, si sta studiando il modo per somministrarlo attraverso le esche alimentari e anche in Maremma si è attivata questa ricerca. Questo farmaco, già testato su animali in cattività, non altera il comportamento sociale e non genera stress nell’animale. Tenuto conto che una femmina partorisce in media due volte l’anno si comprende bene come la sterilizzazione di una parte degli animali porterebbe a risolvere un problema che sta diventando ogni giorno più evidente. Lo stesso sistema potrebbe essere anche utilizzato nelle Regioni in cui l’eccessiva abbondanza di altri ungulati può diventare un problema per le colture. Certo è che per applicare questo sistema occorre una preparazione per coloro che dovessero occuparsene ed una certezza che non vi sia alcuna pericolosità per il consumo di carne qualora l’animale sterilizzato fosse abbattuto durante la caccia.

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