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1936/2019: assalto alla Banca d’Italia e default culturale

La furbizia italiana rappresenta un fattore di dileggio per quanto riguarda i commentatori esteri, risulta offensiva ed insopportabile per chi lavora onestamente e rispettando le regole. La furbizia, infatti, non si manifesta come espressione di intelligenza ma viene giustamente associata ad una mancanza di  rispetto e ad una impreparazione generale. Questa allora esprime semplicemente la capacità di raggiungere gli obiettivi (spesso anche se non sempre legittimi) attraverso sotterfugi e vie di comodo. Quando, invece, questa furbizia che generalmente viene attribuita ai livelli culturali inferiori di popolazione diventa espressione della classe politica allora tutti i commenti irridenti nei confronti dell’Italia trovano una nuova base di appoggio.

Dopo il ridicolo tentativo  legato alla possibilità di utilizzare le riserve auree della Banca d’Italia (espressione della “intelligentia” leghista) ora, con la medesima impreparazione ed  incompetenza, si pensa di nazionalizzare la Banca d’Italia stessa con il medesimo obiettivo, cioè poter ottenere la disponibilità delle 2.451 tonnellate d’oro (https://www.ilpattosociale.it/2019/02/18/dalla-finanza-creativa-a-quella-infantile/).

In altre parole questa comica proposta politica di “economisti cresciuti al Monopoli” prevedrebbe l’acquisizione della attuali quote della Banca d’Italia in mano ora ad Istituti bancari, assicurazioni e fondi di investimento da parte del Mise. Ignorando gli autori di questa folle proposta, che rispondono al nome di Fratelli d’Italia, come dal 29 marzo 2019 la Banca dei Regolamenti internazionali di Basilea reintegri il principio della Gold Standard nel mondo bancario.

In altre parole si avvia un processo di rimonetizzazione delle riserve auree, quindi verso una “gold Remonetization“, decretando una forte e decisa inversione di tendenza rispetto alla decisione del 15 agosto 1971 del presidente Nixon.

In altre parole il sistema bancario riesce ad ottenere nuove risorse finanziarie dalla monetizzazione delle riserve auree che verranno inserite nei bilanci.

Contemporaneamente emerge evidente la preoccupazione relativa alla sostenibilità per i bilanci degli Istituti bancari in relazione all’accumularsi di titoli del debito sovrano. Questa decisione della BRI (Banca dei Regolamenti Internazionali di Basilea) si potrebbe definire storica ed anticiclica ed avviene nel pieno disinteresse e probabilmente anche nella assoluta ignoranza di tutti i brillanti esponenti governativi come dei novelli economisti che propongono di rilevare le quote di Banca d’Italia.

Questa “nazionalizzazione”, assolutamente intempestiva e finalizzata semplicemente all’acquisizione di risorse da utilizzare per riequilibrare temporalmente il bilancio dello Stato, avverrebbe con le acquisizioni delle quote ora in mano di soggetti privati e raggiungerebbe un valore nominale delle quote della Banca d’Italia al 1936. Quindi da un valore attuale complessivo delle quote di circa 7 miliardi e mezzo si tornerebbe alla valutazione di 300 milioni di lire del 1936 , un valore di poco superiore ai 153.936 euro!

La differenza tra il valore attuale inserito nei bilanci degli investitori (si  ricorda istituti bancari,  Assicurazioni e  fondi privati, in tutto centoventiquattro  [124!] investitori) e la proposta di acquisto “aggiornata” ad un valore del 1936 risulta prevedere una differenza di soli 7.499.846.063 euro: se non è furbizia spiccia questa! Una proposta economicamente impresentabile che ha ovviamente ottenuto l’appoggio dei 5 Stelle, confermando la loro assoluta incompetenza che già in matrimonio con la Lega aveva dimostrato prima con la volontà di utilizzare le riserve auree della banca stessa.

Anche se questa ‘ideona’ rappresenta un assolutamente legittimo diritto di una coalizione di partiti tuttavia risulta insultante e demoralizzante e al tempo stesso conferma ancora una volta come il default culturale espresso dal ceto governativo unito alla furbizia popolana rappresenti un mix devastante per la nostra credibilità all’estero.

Paradossale poi che questo “pseudo sovranismo di borgata“, espressione del default culturale che investe il nostro Paese da decenni, assuma sempre più i caratteri di un regime Socialista nel quale gli enti espressione della stessa indipendenza democratica vengano posti all’interno del controllo statale ma soprattutto politico. Esattamente come è già avvenuto per il Coni in aperta contraddizione con i principi del Cio (Comitato Olimpico Internazionale). La sintesi di ignoranza strutturale unita alla ricerca di  furbizie come di sotterfugi evidenziano il livello culturale della  classe politica italiana attualmente al governo a causa della  quale rappresentiamo sempre più, ed ora a pieno titolo, la barzelletta europea. Un mix devastante da risultare imbarazzante anche solo commentarlo.

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