Europa

L’Europa ha bisogno di riscoprire i suoi valori

Due manifesti invitano i prossimi eletti al Parlamento europeo e tutti i cittadini a recuperare i principi sui quali si basava il grande sogno dei padri fondatori

L’Europa con i suoi valori e principi fondanti è al centro di due manifesti che ribadiscono la necessità di ritornare a quelle idee per fermare un’Europa che sta perdendo la sua identità sostituendola con un profondo declino culturale.

Il primo manifesto, lanciato il 25 febbraio dalla Federazione europea delle associazioni familiari cattoliche (Fafce), si rivolge nello specifico ai candidati alle prossime elezioni europee (23-26 maggio 2019) invitandoli a riconoscere «il ruolo fondamentale della famiglia come unità di base della società». Il documento è suddiviso in 10 punti, il primo dei quali è un incoraggiamento alla creazione di un patto per la natalità che interessi tutti i Paesi dell’Ue, perché «i nostri figli sono il nostro bene comune primario». I politici che firmeranno il manifesto si impegnano anche a prendere in considerazione le famiglie in tutte le decisioni comunitarie e dare loro voce attraverso le associazioni familiari. Al punto 4 si ricorda il ruolo economico delle famiglie, che «aiutano a dare sollievo alle finanze pubbliche in difficoltà», e si chiedono opportune misure di giustizia fiscale. La famiglia ha un ruolo chiave nella «promozione dell’inclusione sociale» e da ciò discende la necessità che venga riconosciuto «il valore del lavoro a casa della madre e del padre».

Il manifesto della Fafce chiede poi ai firmatari di adoperarsi per riservare la domenica come giorno comune di riposo settimanale, bilanciando le condizioni lavorative con i bisogni della famiglia, così da assicurare «condizioni di vita che facilitino il tempo insieme». Al punto 7 si riconosce la complementarità tra uomo e donna, rifiutando ogni tentativo normativo di cancellare od offuscare l’importanza delle differenze sessuali, alla base della procreazione; e al punto 8, strettamente collegato, si ricorda che «più forti legami familiari migliorano il benessere delle persone», respingendo «ogni interferenza dell’Unione europea nella definizione legale del matrimonio», istituto che come sappiamo è stato sottoposto in questi anni a pressioni fortissime – e deleterie – da parte della lobby gay.

Nel documento, con un no implicito ad aborto ed eutanasia, si legge poi che «la famiglia è il luogo naturale dove ogni nuova vita è benvenuta» e i firmatari rispettano «la dignità di ogni vita umana, a ogni suo stadio, dal concepimento alla morte naturale». L’ultimo punto è dedicato alla libertà di educazione e quindi a rispettare «il diritto dei genitori a educare i propri figli in conformità con le proprie tradizioni culturali, morali e religiose che favoriscano il bene e la dignità del bambino».

Le firme dei candidati al Parlamento europeo che avranno aderito al manifesto saranno rese pubbliche dalla Fafce il 15 maggio, dunque a ridosso delle elezioni.

L’altro manifesto fa riferimento, invece, alle radici del decadimento dell’Europa ed è stato scritto dal filosofo francese Rémy Brague per la piattaforma culturale One of us (Uno di noi), già impegnata nel riconoscimento della dignità dell’embrione e nella relativa petizione firmata da 1.7 milioni di cittadini (respinta dalla Commissione europea).

Brague, nell’analizzare le ragioni alla base della «profonda crisi morale che minaccia la sua sopravvivenza come civiltà», scrive che l’Europa è rimasta per molto tempo fedele a tre grandi eredità, oggi perlopiù accantonate, cioè la «filosofia greca, il diritto romano e le religioni bibliche: Ebraismo e Cristianesimo». Senza queste tre eredità, che sono state il terreno fertile per la «scienza moderna e il riconoscimento delle libertà fondamentali» nel Vecchio Continente, «non sono comprensibili né la cultura europea né le sue grandi creazioni artistiche». Secondo il filosofo francese è stato questo il principale punto di riferimento al quale alcuni dei padri fondatori dell’Europa si sono ispirati, Tra questi sicuramente De Gasperi, Adenauer, Schuman e che l’attuale Ue deve riscoprire per non tradire se stessa.

Brague parla della degenerazione subita dalla filosofia moderna, a causa del “rifiuto della sua vera definizione come ricerca della verità”, che va di pari passo alla svalutazione del cristianesimo operata dal mondo odierno. «Il secolarismo radicale e militante si sta diffondendo ed è la fonte di una forma di ‘cristianofobia’. Non stiamo solo screditando la nostra fede e i nostri valori cristiani ma anche il contributo del Cristianesimo alla cultura europea, quando in realtà l’Europa deve a esso la stragrande maggioranza della sua arte, del suo pensiero e dei suoi costumi». Il rigetto della fede e della cultura cristiana si riflette in un’«idolatria della tecnologia» e nelle deviazioni del diritto, che finisce per essere manipolato a uso e consumo di chi esercita il potere.

Segni di questo abbrutimento generale sono i «declinanti tassi di natalità, la crisi dell’unità familiare e del matrimonio, il negare l’identità culturale dell’Europa» e ancora «l’ascesa del relativismo e multiculturalismo, gli attacchi alla libertà di coscienza e di espressione, la negazione del significato della vita, la negazione dell’oggettività dei principi e degli standard morali, l’accettazione sociale di aborto, eutanasia e altri atti contro la dignità umana, l’ideologia gender e certe forme di femminismo radicale», nonché «la diffusione dell’ateismo», tutti fattori che portano alla «disumanizzazione dell’umanità». Perciò la protezione della famiglia come entità fondata sul matrimonio, la complementarità tra maschio e femmina, la difesa della riproduzione naturale contro i tentativi di costruire l’essere umano in laboratorio, sono capisaldi del manifesto di One of us.

Spiega ancora Brague: “Tra i contributi delle religioni bibliche, e in particolare del Cristianesimo, allo sviluppo dello spirito europeo ci sono l’idea di un Dio personale e dell’amore come essenza di Dio, l’idea della persona e della sua dignità, il significato della creazione, la speranza di una vita piena, eterna, la libertà e responsabilità dell’uomo…». Queste erano le premesse, un tempo generalmente accettate, che hanno permesso alla civiltà europea di fiorire. Sarebbe il caso di recuperarle.

 Tratto dall’articolo di Ermes Dovico pubblicato sulla Nuova Bussola Quotidiana il 27/02/2019

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