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Italia e Cina, una pericolosa confusione

Una volta di più i cittadini presi in giro dalle reiterate affermazioni del premier e del vicepremier che sostengono che quello con la Cina sia solo un memorandum. In verità l’accordo riguarda imprese private e partecipate dell’Italia, si parla di Snam, Sace, Enel, Terna, Fincantieri e di banche quali Unicredit e Intesa. Non si tratta cioè soltanto di accordi di cooperazione finanziaria o di attività sul territorio cinese svolte da Eni in accordo con Bank of China, ma di vere e proprie entità strategiche come le Autorità portuali di Genova e Trieste. Quando si parla ad esempio di Fincantieri parliamo di attività sensibili particolari e quando parliamo dei porti sappiamo quanto abbia giovato all’esportazione cinese e alla sua capacità di ingerenza non solo economica l’acquisizione di altri porti del Mediterraneo, non ultimi quelli greci. Sembra sfuggire al governo italiano che la Cina si è impadronita di porzioni consistenti dell’Africa, quell’Africa che avrebbe dovuto essere il nostro partner privilegiato, e che la stessa Cina non ha solo costruito infrastrutture nei Paesi meno sviluppati ma anche nell’estremo Nord d’Europa. Se la Cina può far finalmente funzionare in maniera più adeguata il porto di Genova potrebbe essere anche un risultato positivo, ma se la gestione dei maggiori porti del Mediterraneo (Shanghai è in trattative per investire 5 miliardi nel porto di Palermo), e non solo, si tramuterà in un vorticoso aumento dei manufatti cinesi, legali o meno, e di derrate alimentari sulla qualità delle quali sappiamo bene di non poter dare garanzie ai nostri consumatori, l’operazione non sarà certo positiva per l’Italia. Se aggiungiamo poi la grande capacità cinese e l’altrettanto grande spregiudicatezza nel settore delle comunicazioni e dell’intelligenza artificiale, si comprende bene come il governo italiano dovrebbe agire con più prudenza, non guardando all’interesse di oggi o domani ma al futuro del nostro Paese in tempi lunghi. Purtroppo la cultura e la lungimiranza non sembrano doti che appartengono a chi gestisce la politica con i tweet. E’ inoltre noto che tutti gli accordi commerciali per i Paesi membri dell’Unione sono di competenza esclusiva della stessa Unione e non dei singoli Stati, perciò il cosiddetto memorandum con la Cina se non può essere un trattato commerciale è di fatto un accordo finanziario, di cessione, di vendita, totale o parziale, o di sfruttamento di impianti, infrastrutture, tecnologie strategiche per il nostro Paese.

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