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I salari in Italia? Bassi e ampiamente mangiati dal fisco

Se prometti di pagare chi non lavora, devi trovare i soldi da chi li guadagna, sembra abbastanza ovvio. Come stupirsi allora che secondo l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse), l’Italia è ai primi posti sulla tassazione del lavoro tra i 36 Paesi più sviluppati al mondo?

In un rapporto sul cosiddetto cuneo fiscale, il totale delle imposte e dei contributi, a carico del datore di lavoro o del dipendente, che grava sulla busta paga, l’Ocse colloca l’Italia al secondo posto, meglio solo della Francia, con una quota del 39,1% nella graduatoria per la famiglie monoreddito e con 2 figli (la media Ocse è pari, invece, al 26,6%); e la colloca al terzo posto, dopo Belgio e Germania, per il peso del cuneo fiscale sui lavoratori single e senza figli: 47,9% in leggero aumento (+0,2%) rispetto al 2018, contro una media mondiale del 36,1%, in lieve flessione rispetto all’anno scorso.

Se si calcolano solo imposte e contributi previdenziali a carico del lavoratore italiano, il netto raggiunge il 68,8% della retribuzione per i single, contro una media Ocse del 74,5%, e l’80% (contro una media dell’85,8%) per una famiglia italiana con 2 figli a carico e un solo reddito.

Di contro, nota ancora l’Ocse, in Italia la soglia media della retribuzione è al 19esimo posto nella classifica: circa 40.240 euro, peggio solo del Canada (37.930 euro), e sotto la media generale (40.940 euro).

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