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Non avete visto niente ancora!

Extremis malis, extrema remedia!

Si, a mali estremi, estremi rimedi! Ad una simile e molto difficile scelta si arriva soltanto quando non esistono altre e quando ogni possibilità di intesa svanisce definitivamente. Questa è stata anche la ragione perché i rappresentanti dell’opposizione politica in Albania hanno rassegnato ufficialmente i mandati parlamentari il 21 febbraio scorso. Da allora si è messa in moto una assordante campagna propagandistica contro questo atto, ignorando la realtà e senza badare a incoerenze logiche e ragionamenti ridicoli e per niente convincenti. Una campagna che, oltre al primo ministro in prima persona e ai suoi luogotenenti, oltre ai media e agli opinionisti da lui controllati, vede attivati, come mai prima, anche i “rappresentanti internazionali’. Una campagna tuttora in corso.

Ovviamente, in un paese democratico, ma veramente democratico, rassegnare i mandati parlamentari in blocco da parte dell’opposizione sarebbe stata una misura del tutto inspiegabile e ingiustificabile. Perché si sa, in un paese democratico la vita e le attività politiche si dovrebbero svolgere, e realmente si svolgono, prima di tutto, in parlamento.

Ma in Albania la realtà è ben diversa e molto allarmante. Perché l’Albania, purtroppo, non è un paese democratico. Dalle istituzioni internazionali specializzate viene considerata, a seconda dei casi, come un paese con una “democrazia ibrida”, oppure con una “democrazia fragile”. Che poi non è che cambia molto in sostanza. Ma anche queste definizioni, dati e fatti alla mano, risultano esprimere una valutazione ottimistica. E questo perché, sempre dati e fatti alla mano, negli ultimi anni, e sempre più frequentemente, l’Albania sta scivolando verso un regime totalitario. Con tutte le derivanti e allarmanti conseguenze.

In una simile realtà, il Parlamento, come simbolo della democrazia viene, quasi quotidianamente, profanato dalla maggioranza governativa e, soprattutto, dal primo ministro in persona. Anzi, è proprio il primo ministro, che con la sua arroganza, la sua volgarità verbale e tanto altro ancora, si identifica come il profanatore per eccellenza delle istituzioni, Parlamento compreso.

In Albania tutti ricordano, o dovrebbero ricordare, una frase del suo discorso iniziale come primo ministro, appena il suo governo aveva avuto il previsto sostegno parlamentare. Accadeva nel settembre del 2013. Quel discorso non si ricorda e/o non si ricorderà per il suo contenuto, e cioè per il programma del governo durante il suo primo mandato, allora appena cominciato. Perché niente di quello che ha detto il primo ministro, durante quel discorso, è stato realizzato e nessuna delle promesse fatte è stata mantenuta. Come sempre. Quel suo primo discorso da primo ministro si ricorderà soltanto per una frase, per quella frase rivolta ai deputati dell’opposizione: “Non avete visto niente ancora!”. Così ha dichiarato il primo ministro allora. Purtroppo il messaggio minatorio di quella frase si è avverato durante tutti questi anni, da quel settembre 2013. Un messaggio chiaro, che si riferiva e preannunciava tutte le negazioni, la completa trascuratezza dei loro diritti istituzionali, nonché le sofferenze alle quali si dovevano abituare i rappresentanti dell’opposizione. Quanto è accaduto in seguito ha confermato quelle parole e quella “profezia”. E non solo nelle attività parlamentari. Era forse una delle pochissime promesse fatte dal primo ministro e da lui mantenute. Non si sa, e forse non si saprà mai, se quelle parole esprimevano una scelta, una linea guida consapevole, oppure sono state articolate dal suo inconscio. Comunque sia stato allora, nel settembre 2013, quanto è accaduto in seguito ha dato piena ragione a quella ammonizione e “minaccia amichevole” del primo ministro per i rappresentanti dell’opposizione. Proprio quella frase “sfugge” però, come tante altre cose importanti e che meritano la massima attenzione, anche ad alcuni “rappresentanti internazionali” in Albania.

Tornando alla rassegnazione dei mandati parlamentari, tutti coloro che hanno condannato quella scelta dell’opposizione, avrebbero dovuto prima conoscere bene e capire la vera realtà albanese e poi esprimersi. Quella realtà vissuta e sofferta quotidianamente dagli albanesi però, non quella “storia di successi” immaginaria che diffonde la propaganda governativa. Ovviamente non lo hanno fatto i soliti “rappresentanti internazionali”, che da sempre sono schierati a fianco del primo ministro. Quelli si sa, vedono, sentono e capiscono soltanto tramite i suoi occhi, le sue orecchie e la sua testa. Loro sanno anche il perché. Lo dovrebbero aver fatto e/o lo devono fare, prima possible però, tutti quelli che con la voglia sincera di aiutare si stanno occupando seriamente adesso dell’Albania. Perché solo così potrebbero trarre le dovute e giuste conclusioni, per poi consigliare quello che si dovrebbe fare e come farlo.

Adesso non si può contestare all’opposizione l’aver rimesso i mandati parlamentari. Anzi, lo dovevano aver fatto prima. E le occasioni non sono mancate, anzi! Ma meglio tardi che mai. Da anni ormai, la presenza dell’opposizione in parlamento serviva al primo ministro soltanto come facciata, come parvenza di pluralismo e pluripartitismo. E a niente altro! Chi non riesce a capire questa realtà, non riesce a capire la realtà albanese in generale. Eccezion fatta per tutti coloro che capiscono, ma che per “determinate ragioni” acconsentono! Quella albanese è una realtà vissuta, che dimostra e testimonia il modo in cui il primo ministro, come minimo, ha sempre ignorato l’opposizione, le sue proposte in parlamento e altro ancora. Una realtà che descrive e dimostra un primo ministro arrogante, autoritario, ma anche volgare e vigliacco. Un primo ministro che fa, lui solo, il buono e il cattivo tempo.

Come si potrebbe pretendere “normalità” e considerare democratico un paese come l’Albania mentre il sistema della giustizia si sta volutamente politicizzando ogni giorno che passa? Un paese dove quelli che gestiscono la cosa pubblica hanno volutamente fatto fallire la riforma della giustizia. Compreso, come parte di quel [voluto] fallimento anche l’incapacità di funzionamento della Corte Costituzionale e della Corte Suprema. Quale istituzione ormai, da più di un anno a questa parte, può decidere sulla costituzionalità delle delibere governative e di altre istituzioni, nonché delle richieste di gruppi di interesse e/o di semplici cittadini? Quale altra privazione dovrebbe affrontare l’opposizione istituzionale? Si può parlare ancora di “normalità” in Albania?! Perché allora, in una simile grave situazione, i rappresentanti dell’opposizione dovevano stare ancora in Parlamento? Per avere, semplicemente, l’ennesima prova e dimostrazione che, per il primo ministro, loro non valgono, non contano niente, ma soltanto servono da facciata? Queste sono soltanto alcune delle tante ragioni, che bastano e avanzano per costringere l’opposizione ad azioni e decisioni estreme. Compresa anche l’aver rassegnato mandati parlamentari.

Chi scrive queste righe è convinto che, privandosi dei mandati parlamentari, i rappresentanti dell’opposizione hanno tolto al primo ministro almeno il lusso di fingere, di mentire senza batter ciglio, di manipolare l’opinione pubblica in Albania e all’estero e di parlare di pluralismo e di democrazia. Egli si chiede però chi sono, per chi lavorano e a chi rendono conto alcuni “rappresentanti internazionali”, molto attivi ultimamente in Albania!

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