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Il Belgio rimpatria i figli dei propri foreign fighters

Il Belgio rimpatrierà 6 bambini orfani di jihadisti del Califfato islamico. «Ci sono dei bambini nati nel nostro Paese (il Belgio, ndr) che ora non hanno più i genitori e si trovano nei campi rifugiati della Siria nord orientale sotto supervisione dei curdi siriani. Quattro dei sei bambini hanno più di dieci anni ma nessuno di questi è sospettato di aver compiuto atti di guerriglia o essere radicalizzato», ha dichiarato il Ministro belga delle finanze Alexander De Croo alla radio pubblica belga VRT. «Le scelte dei genitori non possono essere dimenticate o perdonate ma queste sono state le loro decisioni, non dei bambini», ha aggiunto.

L’accordo di rimpatrio tra il Belgio e i curdi siriani prevede che i bambini passino dalla Siria al territorio del Kurdistan iracheno e da lì arrivino in Europa ed è stato in parte già attuato. Non sono mancate polemiche da parte del N-VA, il movimento nazionalista fiammingo, ma il Consiglio di sicurezza nazionale del Belgio ha stabilito che rimpatrierà tutti i bambini con meno di 10 anni e che per tutti gli altri minorenni si deciderà caso per caso. Oltre 400 cittadini con passaporto belga hanno raggiunto l’Isis negli anni passati e si stima che 140 siano morti, 130 siano già tornati in Belgio o in Europa e 150 siano ancora in Medio oriente. Le autorità curdo siriane già da tempo hanno chiesto agli Stati europei di riprendersi i combattenti islamici con passaporto europeo, le loro donne e i bambini. Ma soltanto Norvegia, Svezia, Francia e Olanda, cui ora si aggiunge il Belgio, hanno riportato in patria i bambini con passaporto nazionale. Per i foreign fighters, invece, la comunità internazionale sta discutendo la possibilità di una Norimberga dell’Isis attraverso l’istituzione di un Tribunale internazionale su suolo iracheno.

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