Attualità

Nei contratti collettivi arriva il diritto di disconnessione dopo l’orario di lavoro

Mail, social network e quant’altro garantisce la connessione stanno diventando un problema sul lavoro. Non solo in termini di distrazione dall’attività di lavoro (come aspettarsi che una persona che ancora oggi ha un posto di lavoro fisso e lo stipendio garantito a fine mese non passi parte dell’orario dell’ufficio facendo tutt’altro che lavorare?), ma anche in termini di intrusività nella vita privata extralavorativa delle maestranze. Si moltiplicano infatti i casi di contatti per questioni di lavoro fuori dall’orario di lavoro: messaggi via whatsapp o altri social che arrivano quando si è già a letto e in cui viene chiesto come è andata una certa pratica, mail spedite all’indirizzo di posta privata e così via. Certo, far carriera vuol dire non limitarsi all’ordinaria amministrazione, per quanto diligente, ma non tutti vogliono far carriera né è d’obbligo volerla fare (in fondo c’è il reddito di cittadinanza).

Alcuni contratti collettivi di lavoro stanno comunque introducendo una disciplina per limitare i contatti per ragioni di lavoro fuori dall’orario lavorativo. Come scrive IlSole24Ore, UniCredit ha stabilito che le comunicazioni aziendali, come telefonate, chat o email e le riunioni di orientamento commerciale devono essere effettuate nel rispetto delle norme sull’orario di lavoro previste dal contratto nazionale. Findomestic, nell’ultimo accordo raggiunto con i sindacati, ha stabilito che «al di fuori dell’orario di lavoro, strettamente correlato alla mansione e alla struttura di appartenenza, viene riconosciuto il diritto alla disconnessione, ossia la possibilità dei lavoratori di non rispondere alle email e alle telefonate al di fuori del suddetto orario». Cattolica Assicurazioni, ha fissato orari precisi: «Anche nella modalità smart working il dipendente è obbligato a rispettare le norme sui riposi previsti dalla legge e, in particolare, ad effettuare almeno 11 ore consecutive ogni 24 ore e almeno 24 ore di riposo consecutive ogni 7 giorni e disconnessione dalle strumentazioni tecnologiche di lavoro. A tal fine, non è di regola previsto né richiesto lo svolgimento di attività lavorativa nella fascia compresa tra le 18.30 e le 7.45 né durante gli interi giorni di sabato e festivi». Questi momenti entrano nel cosiddetto periodo di disconnessione in cui «non è richiesto al dipendente lo svolgimento della prestazione lavorativa e, quindi, la lettura delle email, la risposta alle telefonate e agli sms aziendali, l’accesso e la connessione al sistema informativo aziendale. Durante il periodo di riposo e disconnessione il dipendente potrà disattivare i dispositivi utilizzati per lo svolgimento della prestazione lavorativa». E ancora, Banco-Bpm, pochi mesi fa con il sindacato ha stabilito che «se la prestazione di lavoro agile è svolta da casa non è previsto, per i lavoratori inquadrati nell’ambito delle aree professionali, lo svolgimento di prestazioni oltre il normale orario di lavoro (né straordinario, né banca ore, né lavoro supplementare) e conseguentemente agli stessi è riconosciuto il diritto alla disconnessione oltre il normale orario di lavoro». Acea nell’intesa di luglio del 2018 ha stabilito che «il lavoratore ha l’obbligo di connessione in concomitanza quanto più possibile con l’orario di lavoro di riferimento della propria unità di appartenenza salvo il diritto di disconnessione dalle ore 20 alle 8.30». L’Università dell’Insubria ha deciso che l’uso delle tecnologie deve essere calibrato e permettere al cervello di riposare. Si tratta, sostanzialmente, dell’applicazione del principio della non reperibilità extra lavorativa. Infatti, dalle 20.00 alle 7.00 del giorno seguente e in tutti i fine settimana e festivi chi riceve mail, telefonate e altro ha il diritto di non rispondere e di concentrarsi sulla vita personale e non soltanto professionale.

Mostra altro

Articoli Correlati

Pulsante per tornare all'inizio