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La sostenibilità complessiva del Made in Italy e l’esempio biellese

Ormai il concetto di sostenibilità è diventato così entrale nel dibattito pubblico italiano, sia politico che economico, tanto da assumere un valore iconico più che espressione di valori reali. Alla sua importanza, infatti, non sempre corrisponde un livello adeguato e soprattutto i contenuti proposti per raggiungere questo importante obiettivo troppo spesso si limitano alla semplice elencazione di principi universali.

Esiste una buona parte di politici ed economisti, così come di accademici e media, assolutamente impreparati ma disponibili ad eleggere una adolescente svedese priva di ogni competenza per dimostrare la propria attenzione all’ambiente. A questi si aggiungono coloro che considerano viceversa la “decrescita felice” (altro concetto espressione di assoluta impreparazione ed ignoranza) come la soluzione ideale per ottenere un’economia globale sostenibile.

Come sempre queste soluzioni rappresentano l’ennesima conferma del declino culturale e politico italiano ma anche internazionale.

La sostenibilità non può essere un semplice concetto privo di contenuti operativi ma un processo che deve coinvolgere e partire dalle aziende che gestiscono le filiere produttive. Contemporaneamente non si possono omettere i traguardi già raggiunti per esempio dal  sistema industriale italiano che risulta essere il più eco-compatibile in Europa (https://www.ilpattosociale.it/2018/12/10/sostenibilita-efficienza-energetica-e-sistemi-industriali/).

Negli ultimi trent’anni anni va ricordato come “l’outsourcing” industriale sia stato proposto come l’unico modello vincente in grado di rispondere in modo flessibile alle diverse fasi del mercato con la contemporanea riduzione dei  costi fissi. Un modello di per sé positivo fino a quando il TPP (traffico di perfezionamento passivo) che ne è scaturito ha riguardato il territorio italiano ed eventualmente alcune realtà produttive  dislocate sul territorio europeo e con sistemi sociali e normativi compatibili con il nostro.  Viceversa, quando allettate dai ridicoli costi di produzione, molte aziende hanno delocalizzato fasi  se non l’intera produzione in paesi a  basso costo di manodopera. E’ evidente come contemporaneamente al trasferimento di know-how si sia anche impoverito di risorse e delle loro ricadute economiche il territorio italiano. Nello stesso tempo la applicabilità  della normativa italiana relativa al complesso obiettivo della sostenibilità risulta impossibile  per produzioni provenienti dal Far East.

Tornando quindi ad una fase propositiva in relazione al futuro prossimo del nostro sistema economico, il concetto di sostenibilità può partire e dovrebbe partire dell’esempio della Zegna Baruffa di Biella, leader mondiale nella produzione di filati. Attraverso le proprie scelte strategiche ed operative  l’azienda biellese ha raggiunto la giusta sintesi tra concetto di sostenibilità ambientale (in quanto tutte le fasi di produzione sono gestite a norma di legge all’interno dei parametri relativi anche per gli scarichi industriali) e sostenibilità economica che si traduce con  il 99% dei 757 dipendenti con contratti a tempo indeterminato.

Un concetto di sostenibilità complessiva che si sposa perfettamente con una produzione di alto di gamma della quale il distretto biellese risulta ancora oggi il leader mondiale. Questo aspetto della sostenibilità complessiva attraverso i contratti a tempo indeterminato si riverbera a sua volta e determina non solo un arricchimento economico del territorio ma contemporaneamente, come logica conseguenza, predispone i lavoratori (provvisti delle risorse finanziarie) a diventare a loro volta consumatori di prodotti a filiere controllate e quindi sostenibili, creando cosi le condizioni per  una  vera economia circolare espressione di una cultura della salvaguardia del territorio e dei lavoratori.

Il concetto complessivo di sostenibilità, quindi, non può essere relativo solo ed unicamente a determinati normative “a tutela dell’ambiente” come lo smaltimento oppure l’utilizzo di materie prime espressioni di processi di riciclo di materie prime. Si dovrebbe, viceversa, partire dal concetto di sostenibilità complessiva come sintesi  di qualità produttiva a basso impatto ambientale alla quale venga associato un riconoscimento economico agli operatori che possa assicurare consumi di prodotti a loro volta espressione di filiere ecosostenibili.

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