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Le solite bugie in attesa dell’ennesima delusione

Ai disonesti non è permesso stare nella città di Dio.
E’ scritto nella Bibbia: “Fuori i cani, gli stregoni, i fornicatori,
gli omicidi, gli idolatri e chiunque ama e pratica la menzogna.”

Libro dell’Apocalisse; 22:15

Giovedì scorso il Bundestag tedesco, riunito in una seduta speciale, ha votato una Risoluzione sul futuro percorso europeo per l’Albania e la Macedonia del Nord. Un percorso che per l’Albania diventa sempre più difficile, mentre per la Macedonia il parere è ben diverso e positivo, nonostante abbia cominciato il suo percorso europeo dopo l’Albania.

Nel giugno 2003 nel vertice di Salonicco si discuteva e si decideva sulla prospettiva europea per i paesi dei Balcani occidentali. Esattamente tre anni dopo l’Albania ha firmato l’Accordo di Associazione e Stabilizzazione con l’Unione europea. Accordo che è entrato in vigore nell’aprile 2009, dopo che l’Albania ha ufficialmente presentato la sua richiesta per diventare parte integrante dell’Unione. Nel novembre 2010 la Commissione europea pubblicava la sua Opinione positiva su quella richiesta e ufficializzava dodici priorità che l’Albania doveva adempiere prima dell’avvio dei negoziati di adesione. Una prima conferma dei progressi fatti in quel periodo nel percorso europeo del paese è stata la decisione delle Istituzioni dell’Unione europea per il riconoscimento, ai cittadini albanesi, del diritto di viaggiare senza visti d’ingresso in tutti i paesi europei, come previsto dall’Accordo di Schengen. Dopo un ostinato e ingiustificato “condizionamento” del percorso europeo per alcuni anni, da parte dell’opposizione, allora capeggiata dall’attuale primo ministro, finalmente nel giugno 2014 il Consiglio europeo riconosceva all’Albania lo status del paese candidato per l’adesione all’Unione europea. Erano passati circa otto mesi da quando il primo ministro attuale aveva giurato come nuovo capo del governo. Da allora in poi però, e purtroppo, il percorso europeo è diventato sempre più in salita per l’Albania, nonostante l’opposizione non abbia fatto le stesse o simili “manovre di condizionamento” come in passato. Nel maggio 2018, durante il vertice di Sofia tra l’Unione europea e i paesi dei Balcani occidentali, è stata confermata la prospettiva europea per la regione. In quel vertice sono state determinate anche una serie di azioni concrete per rafforzare la collaborazione, soprattutto nell’ambito della sicurezza e della legalità.

Un anno fa, il 26 giugno 2018, durante la riunione a Lussemburgo del Consiglio dell’Unione europea, i ministri degli Affari esteri non hanno confermato la proposta della Commissione europea per aprire i negoziati con l’Albania senza condizioni. Anzi, essi hanno aumentato le condizioni poste all’Albania. Da cinque che erano prima, sono diventate sette. La condizione riguardante la riforma della giustizia aveva ben sette richieste, ognuna delle quali era una condiziona a parte. Perciò realmente erano tredici le condizioni poste all’Albania, prima dell’apertura dei negoziati! Una testimonianza significativa di come non solo non c’era stato progresso ma, anzi,che la situazione si stava deteriorando. E si trattava di condizioni legate alla corruzione, la criminalità organizzata, il traffico illecito dei stupefacenti ecc. Quella decisione del 26 giugno dei ministri degli Affari esteri è stata adottata, senza essere discussa, dal Consiglio europeo del 28 – 29 giugno 2018 a Bruxelles.

Trovandosi in grosse difficoltà, perché prima aveva assicurato l’apertura senza condizioni dei negoziati da paese candidato all’adesione dell’Unione europea, il primo ministro ha cercato, come sempre, di mentire e di ingannare. A lui e alla sua propaganda governativa hanno fatto eco, come sempre, i media controllati e i soliti “rappresentanti internazionali”. Il 26 giugno 2018, subito dopo la decisione presa sull’Albania da parte del Consiglio dell’Unione europea, il primo ministro albanese ha cantato vittoria dichiarando fandonie. Poi, il 29 giugno 2018 il primo ministro ha, addirittura, messo in scena un pagliacciata, conferendo a quattro ambasciatori albanesi, quelli in Belgio, in Olanda, in Francia e in Germania, la medaglia di “Gratitudine del primo ministro”. E non a caso ha decorato quegli ambasciatori. Perché a Bruxelles ci sono le Istituzioni dell’Unione europea. Ma anche perché la Francia, l’Olanda e la Germania erano tutt’altro che convinte all’apertura dei negoziati. E lo hanno dimostrato in seguito, non cambiando opinione neanche attualmente. I fatti accaduti da allora in poi hanno clamorosamente smentito le dichiarazioni pubbliche del primo ministro. Ragion per cui anche quelle decorazioni si ricordano adesso come una vera e propria buffonata. Durante quei giorni del giungo 2018 e in seguito il primo ministro ha semplicemente, volutamente e spudoratamente mentito all’opinione pubblica, come suo solito. Lo conferma la sua seguente dichiarazione, riferendosi alla decisione del Consiglio europeo del giugno 2018. “Dopo 72 ore tra le onde interiori all’Unione europea, l’Albania è riuscita ad avere la data per entrare nel porto dell”Unione europea. I risultati delle nostre riforme hanno fatto sì che anche i più scettici riconoscessero il merito dell’Albania…”! Data che, ad ora, non è stata mai assegnata all’Albania. La prossima sfida sarà la riunione del Consiglio europeo del 17 e 18 ottobre di quest’anno. I segnali però sono tutt’altro che rassicuranti. Anzi!

Tutto ciò è accaduto da giugno 2018 in poi. Ma di nuovo i segnali per l’apertura dei negoziati tra l’Albania e l’Unione europea sono tutt’altro che ottimistici. Lo conferma senza mezzi termini, almeno fino ad ora, la Risoluzione del Bundestag tedesco per l’Albania approvata il 27 settembre scorso. In quella Risoluzione è stata messa chiaramente in evidenza l’esistenza di una grave crisi politica e istituzionale nel paese causata dai preoccupanti problemi legati a corruzione,criminalità e giustizia. La Risoluzione obbliga la cancelliera Merkel a tenere presente, durante il prossimo vertice del Consiglio europeo del 17-18 ottobre, non più sette, ma ben nove condizioni sine qua non prima di consentire l’apertura dei negoziati. Le nuove nove condizioni sono divise in due gruppi. Soltanto dopo l’adempimento delle prime due si potrebbe aprire la prima conferenza ufficiale per l’adesione tra l’Albania e l’Unone europea. Mentre la seconda conferenza non si potrà aprire senza l’adempimento delle rimanenti sette condizioni. Il che significa rimandare tutto di nuovo e per chissà quanto. Le cattive lingue dicono addirittura che al primo ministro non interessa per niente l’apertura dei negoziati, anzi! Chissà perché ha considerato la Risoluzione del Bundestag una “buona notizia”?! Nel frattempo, essendo l’apertura dei negoziati una decisione da prendersi all’unanimità dal Consiglio europeo, basterebbe un solo voto negativo per spostare tutto. E sembrerebbe che lo potrebbe fare l’Olanda. Lo ha confermato nei giorni scorsi il ministro degli esteri olandese, per il quale, riferendosi all’Albania “non c’è nessuna indicazione che qualcosa sia cambiato”. Per non dimenticare poi la refrattaria Francia e qualche altro paese dell’Unione. Chissà che bugie dirà il 18 ottobre prossimo il primo ministro albanese?

Chi scrive queste righe è da tempo convinto che l’apertura dei negoziati per l’Albania come paese candidato all’adesione nell’Unione europea significa semplicemente aver adempito tutte le condizioni prima di aprire le negoziazioni. Non il contrario. Né più e né meno! Mentre il primo ministro, mentendo e ingannando, sta cercando di vendere come successo l’ennesimo clamoroso fallimento e l’ennesima delusione. Per lui non ci sarà mai posto nella città di Dio, come è stato scritto nella Bibbia.

 

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