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In attesa di Giustizia: diamo i numeri

Mentre l’ineffabile Ministro della Giustizia rassicura che ha pronto un progetto per garantire, nel settore penale, la celebrazione di tre gradi di giudizio in quattro anni – ma non spiega bene come – vengono pubblicati i dati del recente sondaggio realizzato da Eurispes in collaborazione con le Camere Penali che hanno messo a disposizione sul territorio avvocati e praticanti per rilevare, sulla base di quasi 14.000 udienze celebratesi in trentadue sedi diverse di Tribunale, dati statistici rilevanti ed attendibili. Gli esiti, attesi ma non per questo meno preoccupanti, parlano di una Giustizia sempre in affanno, fatto chiaro che i procedimenti penali a livello nazionale sono quasi due milioni.

Vediamo nel dettaglio: l’8,3% delle udienze viene rinviato per assenza dei testimoni del Pubblico Ministero, mentre solo l’1,5% a causa della mancata comparizione di quelli citati dalla difesa. A questi vanno aggiunti i rinvii per errori nella citazione per errori delle Segreterie del P.M. (1,7%) e quelli ascrivibili ai difensori (0,3%). Si tenga sempre conto che i rinvii determinati dalla difesa, anche per impedimento legittimo dell’avvocato o dell’indagato determinano l’interruzione del corso della prescrizione.

Continuando nella disamina, un altro 15,7% delle cause di slittamento delle udienze è conseguente ad assenze del Giudice (3,3%) o suo mutamento soggettivo (0,3%) all’assenza del Pubblico Ministero (0,2%) e negli altri casi per irregolarità ascrivibili agli uffici giudiziari quali le omesse notifiche ad imputati e parti lese alle quali di aggiungono per l’8,1% le omesse notifiche da parte dell’Ufficio del Pubblico Ministero che son cosa diversa dalla notifica errata.

Un ulteriore 2,4% delle udienze viene rinviato per problemi logistici: carenza di aule, mancanza di trascrittori, carico eccessivo del ruolo, mancata traduzione di detenuti dal carcere al Tribunale.

Non trascurabile nemmeno il dato relativo agli esiti dei processi: il 26,5% si conclude con  la declaratoria di estinzione del reato (remissioni di querela, oblazioni, ammissioni alla messa alla prova, morte del reo), il 25,8% per assoluzioni davanti al Tribunale Collegiale, il 28,9% davanti al Giudice Monocratico, un ulteriore 4% per “particolare tenuità del fatto” nonostante il doppio filtro che dovrebbe essere garantito in fase di indagini agli episodi bagatellari. Tutti, ma propri tutti, “colpevoli che l’hanno fatta franca” secondo l’illuminato pensiero di Piercamillo Davigo la cui serenità nel giudizio è rispecchiata da queste sue parole.

La prescrizione riguarda invece il 10% dei casi ed è corretto ricordare che il 70% circa delle prescrizioni matura con il fascicolo ancora tra le mani del P.M., quindi in una fase che non sarebbe comunque toccata dalla irragionevole modifica della normativa che dovrebbe entrare in vigore da gennaio 2020.

Il campione raccolto, come si è visto è adeguato e valorizzabile ad una rilevazione statistica che ha interessato non tutti i Tribunali ma solo le Sedi ritenute di maggiore importanza: gli esiti ci parlano di un sistema che – rispetto alla precedente raccolta di dati da parte di Eurispes, una decina di anni fa – non mostra segni di miglioramento nonostante i ripetuti interventi del legislatore, a riprova che il problema vero risiede nelle risorse umane ed economiche.

E la Giustizia? Aspettatela come Godot insieme a Bonafede il cui cognome esprime una speranza ma non la capacità di trovare rimedi. Restate in attesa: prima o poi arriva. Ma non sempre, sia chiaro.

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