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In attesa di Giustizia: libertà di opinione

Il diritto di esprimere liberamente le proprie idee è sancito dalla Carta Costituzionale con qualche ovvio limite: per esempio, alla istigazione all’odio razziale. Viceversa non vi è alcun presidio rispetto alla possibilità di mentire ma anche di dire sciocchezze sesquipedali.

Siamo – sì, ci risiamo – alle soglie di un’altra protesta degli avvocati contro la modifica della prescrizione di cui abbiamo trattato più volte: l’agitazione contemplerà questa volta anche una maratona oratoria dinanzi alla sede della Cassazione nel corso della quale i penalisti si alterneranno per spiegare le ragioni della agitazione. Quest’ultima, giova ricordarlo, si fonda sulla mancata approvazione di una riforma della giustizia, annunciata ma mai messa in cantiere, per bilanciare la sostanziale abrogazione della prescrizione stessa; maiora urgunt: elezioni di ogni natura, legge finanziaria, crisi endogovernative più o meno striscianti, chi ha tempo per occuparsi di una bagatella come la Giustizia?

Si levano intanto le voci che esprimono, legittimamente, opinioni dissenzienti, una tra le tante quella della giornalista Liana Milella la quale sul suo blog parla di “partito degli avvocati” (inesistente) che ha applaudito alla riforma sulla legittima difesa promossa da Salvini (falso) che premono per la separazione delle carriere (come se fosse un crimine: è così in molti paesi civilizzati) e per tutto ciò che ostacola la giustizia e fanno gli interessi dei loro clienti (dovrebbero, forse, essere patrocinanti infedeli?), piantando il solito sciopero  (che, in sè e per sé è un diritto costituzionalmente assistito a tutti) contro la normativa voluta da Bonafede con toni da crociata.

Prendiamo atto che Liana Milella ha esercitato un suo diritto applaudire alla disciplina del “fine processo mai” ma misurandone i contenuti tenendo conto che siamo al cospetto di una opinionista che fu persino avversaria alla riforma del c.d. giusto processo e prima ancora lamentava l’abbandono del sistema inquisitorio a favore del più moderno processo accusatorio.

Sul suo blog, peraltro, appaiono commenti a sostegno di questo letterale tenore: il partito degli avvocati ,in Italia, è sempre stato fortissimo. Basta pensare che solo per ottenere un parere, questi professionisti si fanno pagare dei bei soldini. Ma, solo per precisare, si fanno pagare prima di dare il loro parere. Un comportamento che è lo stesso delle prostitute, che si fanno pagare prima di compiere l’atto sessuale. Mi sono sempre chiesto se questo è un paragone casuale, cioè se si somigliano solo in questo. Ma per tornare a questi professionisti (a proposito anche le prostitute si dichiarano professioniste) io proporrei ,se ne avessi la possibilità, una legge che mettesse in atto un paragrafo che dica che, quando si scopre che un delinquente colpevole è assolto grazie al suo avvocato, la pena la sconta l’avvocato. Anche perchè poi sappiamo che i colpevoli, ma in modo particolare i mandanti, raramente vengono scoperti e condannati. Vengo all’argomento proposto dalla blogmaster, che è la prescrizione. Mi piacerebbe se la prescrizione venisse prescritta. Ma capisco che non si riuscirà mai a fare questo, e allora mi accontenterei se venisse abolita, subito dopo il primo grado di giudizio.

Chissà se la Milella ha mai avuto la possibilità di sperimentare il nostro apparato della Giustizia, se il suo epigono di cui abbiamo riportato l’illuminato commento ha mai avuto necessità di un avvocato: libertà di parola per loro, di opinione per voi che mi leggete ed a cui lascio sempre ampi margini di valutazione.

Libertà di opinione, però, anche per me e dico: se questo è il tessuto del Paese forse è sbagliato riconoscere a chiunque il diritto di elettorato attivo e passivo. Ho esagerato? Perdonatemi, io sono da sempre in attesa di Giustizia e vedo fare e sento dire in proposito solo sciocchezze…

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