Politica

Parlando di politica italiana…

Dario Rivolta

A volte, seguire le notizie in televisione può causare un’intolleranza fisica anche ai più ben intenzionati. Dopo aver sentito dire dal ministro Di Maio che “i politici guardano alle prossime elezioni e gli statisti alle future generazioni” (naturalmente annoverando sé stesso tra questi ultimi), non ho potuto reprimere un sussulto. Non tanto perché si è implicitamente attribuita la paternità della frase senza citare chi l’avesse pronunciata prima di lui (De Gasperi), ma perché l’idea di vedere in lui una qualche sembianza di “statista” credo non possa venire in mente nemmeno al più sprovveduto degli italiani. Per non parlare del confronto con i suoi “colleghi” Ministri degli Esteri di altri Paesi.

La cosa brutta è che l’Italia non vede da tempo apparire sulla scena un qualunque statista e che anche di grandi politici siamo oramai digiuni. Se chiediamo a un futuro potenziale elettore se già ha deciso per chi voterà, la maggior parte degli interpellati risponderà con una smorfia, aggiungendo che l’unica soluzione che intravede è quella suggerita, a suo tempo, da Montanelli parlando della Democrazia Cristiana: andare a votare tappandosi il naso.

I ventri e le menti

Lo scenario della nostra politica attuale è di una classe dirigente dominata dalla ricerca del consenso a qualunque costo, di una sovranità lasciata agli umori passeggeri raccolti attraverso i sondaggi, di una totale mancanza di strategie e perfino di idee. Dominano le comunicazioni che hanno l’unico scopo di vellicare i ventri e di ottundere le menti. Ci si fa beffe del buon senso, si mente senza pudore, si calpesta il diritto facendo leggi che smentiscono sé stesse e che vengono superate da altre che le contraddicono ulteriormente.

Vi sembra che stia esagerando? Identificate, allora, se lo potete, quali siano i progetti per il futuro dell’Italia dei vari PD, 5Stelle, Lega, Fratelli d’Italia, Forza Italia e di altri partitucoli. Quando i loro esponenti rilasciano dichiarazioni sembrano che facciano a gara tra chi ripete più volte gli slogan lanciati dai loro rispettivi capataz e tutti sono ben attenti a non dire nulla che vada contro i luoghi comuni dettati dai sentimenti più bassi e più demagogici diffusi tra il popolino più ignorante. La recente riduzione del numero dei parlamentari ne è un esempio eclatante. Non mi interessa difenderli, né come numero né come categoria. Tuttavia, mi sembra evidente che il problema non stia nel fatto che siano 1000 o 600: sta invece nella perfetta sovrapposizione tra Camera e Senato e nel fatto che, nate le Assemblee legislative Regionali, non si sono sufficientemente ripartiti i compiti con queste ultime. Senza contare che, in carenza di una riforma elettorale, la riduzione dei “rappresentanti” si configura come un peggioramento della stessa forma democratica. Ieri e oggi, tutti vogliono abbassare le tasse ma nessuno dice quali spese saranno tagliate. Ognuno è contro l’inquinamento ma nessuno ha il coraggio di calcolare, ed enunciare, quali sacrifici si debbano effettivamente affrontare per ottenere un mondo più pulito. Molti parlano del “dovere dell’accoglienza” ma non c’è chi osa dire come e quanti se ne possano accogliere.

Le leggi lungimiranti

Si decidono nuove regole burocratiche da imporre a chi produce (fatture elettroniche, nuovi registratori di cassa, scadenze, modulari, altro – vedi verso i benzinai ad es.) ma non si tiene conto dei costi che queste implicano per chi le dovrà applicare e non ci si domanda in quali settori ciò potrebbe significare, magari, un’importante riduzione dei margini di guadagno e quindi della convenienza di continuare a lavorare. Tra i tanti, un ultimo caso riguarda l’Ilva di Taranto: si è firmato un contratto di cessione con un investitore straniero anche sulla base di una legge che avrebbe tenuta la magistratura penale fuori dallo stabilimento di produzione per ogni possibile reato pregresso alla nuova gestione. Ciò avrebbe garantito a chi investiva più di quattro miliardi di euro e assicurava i livelli di occupazione che, per nessun motivo, gli altiforni sarebbero stati spenti su ordine di un giudice per cause non imputabili agli attuali dirigenti. Considerando le abitudini e i tempi della nostra giustizia era l’unico modo per essere certi che, una volta partita la nuova gestione e fatte salve inadempienze della stessa, il nuovo progetto avrebbe potuto realizzarsi senza improvvide interferenze. Ebbene, per accontentare quattro giustizialisti della domenica, eccoli tutti contenti di votare la revoca della legge già approvata. Con la comprensibile (e condivisibile) decisione di Arcelor Mittal di rinunciare all’investimento.

Abbasso l’Europa!

Qualcuno fino a poco fa (si sono ricreduti?) sparava contro l’Europa rompendo, di conseguenza, ogni possibilità di quel dialogo che avrebbe potuto consentire la modifica di regole e comportamenti che sicuramente dovranno essere cambiati. Gli stessi minacciavano di “uscire” dall’Unione, dimenticando che più della metà delle nostre esportazioni vanno proprio in quella direzione e che è l’esistenza del “mercato comune” che ci consente di continuare a farlo. Non parliamo di quegli pseudo-economisti che proponevano di abbandonare l’Euro e di quei cretini tra gli elettori che li applaudivano. Forse nessuno di costoro aveva un mutuo o altri prestiti in corso ma vi immaginate, tra le altre pessime conseguenze di macro e di microeconomia, cosa sarebbe successo a chi ne aveva se fossimo realmente tornati alla lira?

Sovranisti? Ma sanno cosa significa? Io sono italiano e mi sento un italiano patriota. Non posso però dimenticare che il mondo continua al di là delle Alpi e del Mar Tirreno e che, poiché il mio caro Paese è povero di materie prime, la ricchezza che dal dopoguerra abbiamo realizzato ci arriva dal fatto che, una volta importatele, le abbiamo lavorate e rivendute con tanto di valore aggiunto. L’autarchia, se mai per qualcuno ha un senso, potrebbe (forse) funzionare per chi è autosufficiente e noi, purtroppo non lo possiamo essere. Naturalmente, a meno di accettare una drastica riduzione del nostro tenore di vita. Chi è disposto a farlo? Chi a dirlo?

La fantasia al potere

Nei passati anni settanta c’era chi invocava “la fantasia al potere”. Fortunatamente se ne è fatto a meno, ma oggi al potere c’è l’ignoranza. E dove non c’è, impera l’ipocrisia.

Vogliamo dircela tutta? Questa classe politica continua a prendere decisioni che allargano il debito pubblico al fine di garantirsi consensi. Il presupposto dichiarato è che per far funzionare l’economia occorre aumentare la spesa. Così circolerebbe più denaro, tornerebbero ad aumentare i consumi e quindi le fabbriche tornerebbero a produrre. Purtroppo questa logica è totalmente sbagliata e a dirlo non è il sottoscritto, bensì le cifre in possesso di chiunque voglia saperlo e certo anche dei nostri politici. Se è vero che come Paese siamo in forte e crescente deficit (vedi il costante aumento del debito pubblico), è altrettanto vero e notorio che le banche sono piene dei risparmi degli italiani, che più dell’ottanta percento della popolazione è proprietario della casa in cui vive (record europeo) e che l’economia sommersa continua a creare una ricchezza che sfugge alle statistiche. Un interessante e recente libro di Luca Ricolfi si intitola “La società signorile di massa” e già dal titolo si potrebbe riconoscere l’Italia. Ciò non significa che da noi non esistano poveri (anzi!), ma che chi potrebbe farlo non spende a sufficienza perché non ha fiducia nel futuro del nostro Paese.  D’altra parte, come avere fiducia se chi governa (e non solo ultimamente) sono i primi a non sapere proporre e nemmeno immaginare alcun futuro?

L’Argentina è piena di italiani d’origine ma c’è solo da sperare che l’Italia non finisca come quel Paese che sta passando da un fallimento all’altro. Anche laggiù non si ha alcuna fiducia nel futuro del proprio Paese e, chi può, nasconde i propri risparmi o li esporta altrove. Anche laggiù la politica è debole e impreparata e la gara tra i partiti non premia la sincerità e la competenza ma soltanto la demagogia. Perché non gli mandiamo lo “statista” Di Maio?

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