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Imposizione fiscale sulla plastica, ovvero l’inutile “ravvedimento”

Il governo Conte 1 nel 2018 aveva aumentato l’imposizione fiscale (contributo Conai) sulla produzione della plastica da 187cent/kg a 208/kg: 208 euro a tonnellata. Non soddisfatto, sempre il governo in carica Conte 2 continua nel delirio pseudo-ecologista aumentando ulteriormente il carico fiscale complessivo passando da 208 centesimi a 0.5€/kg con un aumento del +240% (la proposta fu inutilmente di 1€/kg +500%), cioè 500 euro a tonnellata. Nonostante questa parziale inversione gli effetti combinati risulteranno devastanti per il settore produttivo italiano in quanto questa tassazione non colpisce i prodotti importati dall’estero perché non è una tassa sul consumo.

Sembra incredibile come si riesca con scientifica stupidità a demolire uno dei settori principali dell’economia italiana come quello della produzione di plastica manifestando una presunzione ideologica come espressione di una corrente di pensiero ambientalista.

In altre parole, tornando alla realtà dei fatti e partendo dal presupposto che una tassa non modifica ne può intaccare l’utilizzo di un bene strumentale come la plastica i concorrenti esteri che producono plastica hanno ricevuto da questo governo una “svalutazione competitiva” del 240% a parità di costi sostenuti.

La follia ideologica come manifestazione infantile di un ambientalismo privo di competenza si rivela disastrosa per la tenuta del settore industriale italiano della plastica che rappresenta il 40% della produzione europea. Ed hanno pure il coraggio di definire questa parziale correzione come un ravvedimento.

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