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Tre anni…

Tre anni di banali analisi che hanno interessato l’intera politica italiana ed europea assieme al mondo accademico tutte imperniate sulle critiche alla politica del presidente degli Stati Uniti Trump.

Accademici, economisti ed esperti di ogni materia hanno omesso con colpevole ignoranza o disonestà intellettuale come la politica dei dazi fosse stata inaugurata ben prima dall’Unione Europea con l’introduzione della tutela della produzione di alluminio. Nessuno di questi dotti esponenti dell’intelligentia occidentale ha saputo interpretare la posizione dell’amministrazione statunitense anche nella ricerca di una rinnovata posizione di forza che si potesse esprimere in una nuova capacità negoziale.

Supportata dal conseguimento dell’indipendenza energetica e dalla leadership di primo produttore al mondo di petrolio, l’amministrazione statunitense si sottrae al ricatto energetico che per anni ne ha condizionato la politica. Da questa posizione di rinnovata forza ottiene finalmente di riportare il colosso cinese all’interno di un primo perimetro di regole. Questa vittoria commerciale rappresenta, in altri termini, la cocente sconfitta delle politiche economiche dell’Unione Europea.

Mai come in questi ultimi tre anni viene confermata, ancora una volta, l’dea che per far nascere un sentimento europeista sia necessario dimostrare le competenze e tutelare gli interessi economici dei propri cittadini. Questi ultimi  sono definiti in prima istanza dalla tutela del lavoro e di conseguenza della produzione industriale. Sembra incredibile invece come tutto il mondo europeo ed italiano in particolare guardino ad una svolta “Green”  dell’economia quando il sistema delle PMI italiano ha già raggiunto da anni traguardi considerevoli (https://www.ilpattosociale.it/2018/12/10/sostenibilita-efficienza-energetica-e-sistemi-industriali/).

Mentre l’amministrazione statunitense nell’ultimo accordo del Nafta ha determinato la rialloocazione produttiva dell’Industria automobilistica precedentemente delocalizzata in Messico  la nostra classe dirigente si diletta nell’applicazione della legge di Samuelson (https://www.ilpattosociale.it/2020/01/07/il-ritardo-culturale-accademico/).

Il raggiungimento della piena occupazione, la borsa di Wall Street ai massimi livelli aiutati sicuramente dalla raggiunta indipendenza energetica rappresentano inequivocabilmente i risultati raggiunti dall’amministrazione  statunitense. Contemporaneamente i traguardi conseguiti dal Presidente Trump e dalla sua amministrazione evidenziano in modo inequivocabile, ancora una volta, come il nostro ritardo sia indice di una crisi culturale della quale quella  economica ne rappresenta un aspetto fondamentale.

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