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Il dieselgate costa altri 1,5 miliardi di euro ai tedeschi di Daimler

A causa del dieselgate i conti si fanno sempre più difficili in casa Daimler. E’ lo stesso gigante automobilistico tedesco ad ammetterlo con una nota ufficiale, spiegando che a causa dei richiami e dei vari procedimenti giudiziari in corso sono previsti oneri aggiuntivi “tra 1,1 e 1,5 miliardi di euro” in relazione ad automobili diesel della marca Mercedes-Benz “in diverse regioni e mercati”. Una formulazione non troppo dissimile a quella usata la scorsa estate, quando il gruppo aveva messo da parte complessivamente 1,6 miliardi di euro per affrontare le conseguenze del dieselgate, abbassando sensibilmente le stime in quanto a guadagni e utili. Stando alle cifre provvisorie, l’utile di gruppo del 2019 è crollato a 5,6 miliardi di euro, ossia oltre un miliardo in meno rispetto alle aspettative del mercato, il 50% in meno rispetto all’anno precedente.

“L’azienda si trova nel bel mezzo di una crisi veramente grossa”, sintetizza senza troppi complimenti l’analista Juergen Pieper, di Bankhaus Metzler. A quanto anticipano i media tedeschi, il bilancio che il presidente della Daimler, Ola Kaellenius, presenterà il prossimo 11 febbraio dovrebbe rivelarsi ancora più ‘difficile’ del previsto. Se da una parte nella seconda metà dell’anno le vendite dei modelli Mercedes-Benz hanno registrato un miglioramento, il problema attuale sono gli alti costi legati alla ‘rivoluzione’ dell’ingresso nella mobilità elettrica e nelle nuove tecnologie, a cominciare da quelle legate alla guida autonoma.

Non sono passati due mesi dall’annuncio da parte di Daimler del taglio di decine di migliaia di posti di lavoro allo scopo di diminuire i costi del personale di almeno. Entità del risparmio previsto: 1,4 miliardi di euro entro tre anni. Questo vuol dire ridurre l’occupazione di 10 mila unità (su complessivi 300 mila dipendenti), soprattutto nei settori amministrativi e di “ambiti vicini alla produzione” (in realtà l’operazione riguarda in parte anche i piani alti del management), prevalentemente attraverso fuoriuscite volontarie. Il punto è quello di liberare risorse da reinvestire nei motori “puliti” e nell’auto elettrica.

“Il programma di risanamento presentato a novembre probabilmente dovrà essere esteso”, afferma Frank Schwope, esperto della Norddeutsche Landesbank. “Si impone una guida a vista”. Come se non bastasse, ci sono le difficoltà nel comparto della vendita di Tir. Kaellenius, due mesi fa, aveva fatto capire che intende modificare completamente la lista delle priorità in casa Daimler. Non sarà facile.

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