Costume e Società

‘Uniform into the work/out of the work’, la divisa da lavoro nelle immagini di 44 fotografi

Al MAST di Bologna fino al 3 maggio una mostra collettiva e ed una monografica di Walead Beshty per raccontare quanto le uniformi siano al tempo stesso segno di appartenenza e differenza

Oltre 600 gli scatti di grandi fotografi internazionali che raccontano le molteplici tipologie di abbigliamento indossate dai lavoratori in contesti storici, sociali e professionali differenti in mostra alla Fondazione Mast di Bologna. UNIFORM INTO THE WORK/OUT OF THE WORK, visitabile fino al 3 maggio 2020, comprende una mostra collettiva sulle divise da lavoro nelle immagini di 44 fotografi e un’esposizione monografica di Walead Beshty, che raccoglie centinaia di ritratti di addetti ai lavori del mondo dell’arte incontrati dall’artista per i quali l’abbigliamento professionale è segno distintivo, una sorta di tacito codice dell’anti-uniforme.

Nate per distinguere chi le indossa, le uniformi da un lato mostrano l’appartenenza a una categoria, ad un ordinamento o a un corpo, senza distinzioni di classe e di censo, dall’altro possono evidenziare la separazione dalla collettività di chi le porta. Le parole “uniforme” e “divisa” rivelano, allo stesso tempo, inclusione ed esclusione. In tutto il mondo si distingue ancora oggi tra “colletti blu” e “colletti bianchi”, due espressioni che si sono imposte in molte lingue della società industrializzata. Ispirandosi all’abbigliamento da lavoro, si opera una distinzione tra diverse forme e categorie professionali e poi sociali: da un lato la casacca o la tuta blu degli operai delle fabbriche, dall’altro il colletto bianco quale simbolo del completo giacca e pantaloni, camicia bianca e cravatta di coloro che svolgono funzioni amministrative e direttive.

La mostra collettiva “La divisa da lavoro nelle immagini di 44 fotografi” raccoglie gli scatti di 44 artisti tra cui Manuel Alvarez Bravo, Walker Evans, Arno Fischer, Irving Penn, immagini tratte da album di collezionisti sconosciuti e otto contributi video di Marianne Müeller. Ecco così scorrere le casacche da lavoro e i grembiuli dei ‘piccoli mestieri’, quali il pescivendolo e il macellaio, e le tute degli scaricatori di porto e degli operai.

La mostra monografica “Ritratti industriali” del fotografo americano Walead Beshty raccoglie 364 ritratti, suddivisi in sette gruppi di 52 fotografie ciascuno: artisti, collezionisti, curatori, galleristi, tecnici, altri professionisti, direttori e operatori di istituzioni museali. Sono fotografie di persone con cui l’artista è entrato in contatto nel suo ambiente di lavoro, mentre realizzava la sua arte o preparava le mostre. L’obiettivo di Behsty è quello di rappresentare le persone nel loro ambiente di lavoro (che è anche il suo), la loro funzione e il ruolo professionale che svolgono nel mondo e nel mercato dell’arte. Da qui il titolo della sua opera “Industrial Portraits”. I 364 ritratti evidenziano la riluttanza dei protagonisti per l’uniformità dell’abbigliamento professionale che crea omologazione e uniformità ma, sebbene ciascun ritratto miri a mostrare una presenza e un’immagine unica, personale e originale, i protagonisti sembra rimangano dipendenti dal contesto, prigionieri del loro atteggiamento individualistico.

 

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