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ANMVI: dalla politica sensibilità debole

La salute e il benessere di milioni di cani dipendono dalle cure veterinarie: perché tassarle come un lusso? Politica debolmente sensibile: nel nostro Paese, l'importanza delle prestazioni veterinarie non si è ancora pienamente affermata nell'ordinamento giuridico e fiscale.

(Cremona 25 agosto 2020)- Mentre il mondo celebra la Giornata Mondiale del Cane (domani 26 agosto), l’Associazione Nazionale dei Medici Veterinari Italiani ricorda che in Italia le cure veterinarie sugli animali da compagnia sono colpite dall’aliquota d’imposta più elevata che sia mai esistita (IVA al  22%). Come se la salute del pet fosse un bene superfluo o di lusso.

Un autentico paradosso, al quale si deve aggiungere che l’IVA non si applica alle cure sanitarie rivolte alla persona, ma a quelle destinate agli animali sì. “Con buona pace del principio “Una Salute” (One Health)– fa notare il Presidente dell’ANMVI Marco Melosi. A raccomadare questo principio sono ormai tutte autorità sanitarie globali, “da quando la pandemia ha reso il mondo finalmente più consapevole dell’interdipendenza fra la salute degli animali e quella delle persone”.

“Da tempo l’Associazione che presiedo chiede al Governo e al Parlamento che sulle prestazioni veterinarie e sui prodotti alimentari per animali da compagnia si applichi l’aliquota IVA agevolata, la stessa dei medicinali veterinari- spiega Marco Melosi. “Ci affiancano in questa battaglia le maggiori sigle veterinarie italiane e le industrie del settore. Anche la politica non è rimasta indifferente, ma non è andata oltre qualche debole atto di indirizzo”.

“E’ corretto ricordare che le spese veterinarie sono detraibili, ma anche che lo sono in misura irrisoria- prosegue il Presidente dell’ANMVI- ricordando che si tratta di un beneficio di “70 euro netti all’anno vanificati dall’IVA. Insomma, il Fisco si riprende quel che dà”– spiega. E così che si mortifica il possesso responsabile, un principio di civiltà che molti proprietari di cani e gatti (il 40% delle famiglie italiane) portano avanti sotto il peso di un carico fiscale “non più giustificabile“- fa notare Melosi.

In Italia, nonostante un Codice fra i più tutelanti del mondo e nonostante il principio della senzienza animale (la facoltà di provare patimento fisico e psichico) dei Trattati europei,  l’importanza delle cure veterinarie non si è ancora pienamente consolidata nell’ordinamento giuridico nazionale.

Fa eccezione la giurisprudenza, con una sentenza della Cassazione che ha equiparato la negazione delle cure veterinarie al maltrattamento animale. “Vedremmo allora di buon grado un adeguamento delle nostre leggi a questo principio- conclude Melosi-  rovesciandolo però in chiave premiante, incentivando cioè le cure veterinarie con la riforma permanente e strutturale del loro trattamento fiscale, specie in questo periodo di straordinaria crisi economica”.

Ufficio Stampa ANMVI – Associazione Nazionale Medici Veterinari Italiani- 0372/40.35.47

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