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Dalla libertà al confronto di pensiero

La libera manifestazione di pensiero rappresenta l’elemento caratterizzante ed elementare di una democrazia.

Nell’epoca contemporanea, caratterizzata da una crescente importanza dei media tradizionali assieme a quella esponenziale dei social media, una democrazia avanzata dovrebbe garantire non solo la libertà di pensiero ma anche la possibilità di replicare a qualsiasi tesi venga sostenuta in modo da offrire la completezza d’informazione.

In una democrazia contemporanea dovrebbe venire concesso il medesimo spazio editoriale per la assoluzione di un imputato quantomeno proporzionato allo spazio dedicato al suo arresto o imputazione. Questo impegno dovrebbe essere tanto più pressante per gli editori televisivi, i quali sempre più assumono le caratteristiche di sostenitori di una corrente politica rispetto ad un’altra e, conseguentemente, tutte le trasmissioni di opinione vengono pilotate in quel senso.

All’interno le due trasmissioni di un editore privato non identificabile con Mediaset, a distanza di  tre giorni, un medesimo esponente del mondo finanziario (in camicia bianca molto renziana) ha potuto esporre le proprie tesi prive di qualsiasi contraddittorio. La prima in una trasmissione che va in onda verso le 21 dove ha sostenuto come questa crisi possa rappresentare un’occasione unica per trasformare l’Italia in un ufficio mondiale e trasferire tutte le produzioni in giro per il mondo controllandole da remoto. Una follia che non meriterebbe neppure un commento se non l’evidente ignoranza relativa alla catena di formazione del valore che persino Confindustria sta cominciando a fare propria (https://www.ilpattosociale.it/attualita/made-in-italy-valore-economico-etico-e-politico/). Il giovedì successivo questo stesso personaggio, con la medesima camicia, ha individuato in questo momento storico un’ottima occasione per un’operazione che abbia come obiettivo il ritorno ad un rapporto sostenibile tra debito e PIL. Le condizioni di base sono rappresentate dai bassi tassi di interesse legati alle politiche monetarie espansive e alla grande quantità di denaro dei risparmiatori che rimane inerte nei conti correnti.

In buona sostanza si tratterebbe del solito patto con i risparmiatori i quali dovrebbero sottoscrivere circa 300/400 miliardi di nuovi titoli del debito pubblico con un bassissimo interesse ma indicizzati alla crescita del PIL il cui rimbalzo sembra o viene dato per imminente.

Una tesi alquanto bizzarra in quanto per riportare in equilibrio il rapporto tra debito e PIL i miliardi necessari sarebbero 8/900, tanto per cominciare, e non certo i 400 indicati, essendo il nostro debito pubblico arrivato alla soglia di 2.600 miliardi mentre il nostro PIL risulta in decrescita del – 11% .

Tenendo, poi, in considerazione gli scarsi risultati ottenuti dalla seconda emissione di BTP Futura, ampiamente al di sotto degli obiettivi del Ministero del Tesoro, risulta evidente come alla base delle motivazioni che determinano le scelte di investimenti intervengano parametri molto diversi e complessi rispetto ai soli  indicati da questo operatore finanziario. Altrimenti non si spiegherebbe per quale motivo i Bund tedeschi siano ancora i più ricercati pur offrendo rendimento negativo.

All’interno di una democrazia avanzata, quindi, non è più sufficiente garantire la libertà di pensiero quanto garantire il più possibile il confronto tra opposte posizioni politiche ed economiche. Un compito ed un impegno disattesi molto spesso dai giornalisti ma soprattutto dagli Editori pubblici e privati.

Sono molto lontani, purtroppo, i tempi in cui il principio “i fatti separati dalle opinioni” (*) rappresentava il codice etico per un giornalista come per il suo editore.

(*)  Lamberto Sechi direttore di Panorama editore Mondadori.

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