Attualità

Follow the money

Per comprendere le ingiustificabili strategie delle massime autorità monetarie come la BCE può venire in aiuto il principio del “Follow the money”, cioè seguire i soldi ma  soprattutto  i profitti.

Durante il primo semestre del 2023, mentre si registra nel mondo reale contemporaneo un calo dei consumi del -5% nel settore alimentare, e contemporaneamente quattro flessioni consecutive della produzione industriale ed  il primo  arretramento dell’export, con i beni strumentali che registrano un clamoroso -34%, il mondo bancario banchetta in relazione alle semestrali.

Unicredit registra il migliore semestre della propria storia con un utile di 4,4 miliardi e quindi un balzo delle proprie performance del +91.4%. Nella medesima lunghezza d’onda Intesa San Paolo  dichiara per il semestre 2023 un utile superiore ai 4,2 miliardi.

Per entrambi i colossali bancari, uno dei quali ha fagocitato le banche del nord est come Veneto Banca e Popolare di Vicenza al costo di un (1) euro mettendo sul lastrico generazioni di risparmiatori, l’utile per l’intero anno 2023 viene previsto ben  oltre i sette (7) miliardi.

Il nuovo innalzamento dei tassi di interesse (4,25%) deciso dalla BCE, a fronte di 15 miliardi di rate del mutuo casa non pagate dalle famiglie, creerà ulteriori difficoltà anche al mondo delle imprese che già registra una flessione del ricorso al credito di oltre -24%.

Ricapitolando, se gli istituti di credito beneficiano dell’ennesima crisi economica espressione delle disastrose conseguenze della pandemia e della guerra russo-ucraina, mentre la realtà economica continua a dimostrare sempre maggiori difficoltà, risulta evidente allora che le priorità della BCE siano assolutamente diverse da quelle della ripresa economica.

In altre parole, si continua a privilegiare i soggetti protagonisti dell’economia finanziaria che si arricchisce della semplice gestione dei flussi piuttosto di fornire strumenti economici alla ripresa dell’economia reale.

Una situazione assolutamente intollerabile che si giova anche dello strabismo governativo all’interno del quale il ministro dell’economia invece di intervenire sull’ennesima esplosione del costo dei carburanti (e della inevitabile ripresa della spirale inflattiva), si preoccupa invece della transizione del canone RAI sulle utenze telefoniche, dimenticando come questo sia una imposta sul possesso del televisore e non una tassa di utilizzo.

La forza del mondo finanziario nelle sue articolate istituzioni si espande e si rafforza per debolezza della politica o, meglio ancora, a causa della stessa supina  complicità.

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