Attualità

I cristiani perseguitati e il silenzio dei pastori del gregge

L’Occidente non vede e non sente

E’ incomprensibile questo silenzio dei vescovi verso le stragi di cristiani che si verificano regolarmente, senza sosta, da qualche anno a questa parte. Che si tratti di Boko Haram in Nigeria o di terroristi-kamikaze in questa o in quella località del pianeta, il silenzio è di prammatica. “Come mai?” – si chiede l’ex direttore del Wall Street Journal, Gerard Baker. Il massacro dello Sri Lanka attesta quanto possano essere autodistruttive le nostre élite. Quella tragedia doveva indurre la dirigenza cristiana a parlare in difesa della propria gente. Invece il silenzio ha coperto questo orrore e non ha espresso alcun segno di solidarietà e di pietà nei confronti delle più di trecento vittime. “Come mai?” – ripetiamo anche noi, increduli che questo martirio non abbia lasciato tracce nel cuore e nell’intelligenza dei vescovi. E allora, perché il silenzio? Forse la paura di vendette? Forse il timore di interrompere i buoni rapporti con le autorità islamiche? Forse la preoccupazione di non turbare le personalità politicamente corrette che controllano i media e l’establishment culturale ? Comunque sia, il silenzio è uno scandalo ed è uno scandalo ancor più grave che non si abbia il coraggio di dire chi sono gli stragisti e da chi sono animati. La testa sotto la sabbia non ha mai giovato a nessuno e contribuire a ignorare il radicalismo islamico, non lo farà certamente scomparire. Che questo atteggiamento di rifiuto della realtà possa collocarsi nei meandri talvolta oscuri della politica può essere comprensibile (fino a un certo punto), ma è assolutamente incomprensibile che il silenzio e il vuoto arrivino anche nelle preghiere e nelle liturgie. Nella “preghiera universale” dopo il Vangelo e prima della recita del Credo, nella messa cattolica si prega per tutti e per tutto, persino per motivazioni talmente astratte da non far capire per chi si prega. Mai una volta che queste preghiere siano rivolte ai fratelli di fede martirizzati dal fondamentalismo islamico. Nel recente  libro di Giulio Meotti “La tomba di Dio”- La morte dei cristiani d’Oriente e l’abbandono dell’Occidente – si documenta l’ampiezza di una tragedia la cui portata storica e morale ci mette a confronto con la nostra coscienza. “Nel corso delle settimane, dei mesi, degli anni, pagina dopo pagina, si sprigiona verso l’Occidente – afferma l’autrice della prefazione, Bat Ye’or – l’appello al soccorso dei cristiani e di altre minoranze massacrate dai jihadisti. Ma il soccorso non arriva mai. Gli occhi restano ciechi, le orecchie sorde, le bocche mute. L’Europa dei diritti dell’Uomo, così tenera, così compassionevole verso i migranti musulmani, così votata a soddisfare le richieste reclamate dai suoi protetti favoriti, i Palestinesi, rimane impassibile se non ostile a questi cristiani del mondo islamico, il cui sterminio l’importuna e si contrappone alle sue ambizioni di super potenza economica e politica mondiale”. Che muoiano in silenzio questi cristiani e non disturbino il nostro tran-tran di tolleranza con questi fondamentalisti! Di fronte a questo dramma umano di grandezza terrificante, che Meotti stende davanti a noi, ci si chiede: perché questo sradicamento selvaggio di popolazioni tranquille ed innocenti? “I cristiani d’Oriente – scrive Meotti – sono trattati come i rappresentanti di una religione che sarebbe fondamentalmente estranea alla regione, dalla quale gli ultimi rappresentanti dovrebbero essere espulsi, mentre il cristianesimo trova proprio lì la sua culla e la sua origine. Anche i loro luoghi di culto, le loro croci, i loro libri, le loro tombe, i loro rosari, le loro icone, tutto viene distrutto per cancellare anche solo il ricordo della loro presenza. Come se la loro fine sia in qualche modo naturale”. Date, nomi, luoghi, fatti, nulla è inventato. Tutto è verificabile. E l’Occidente? Che fa l’Occidente? E l’Europa dei diritti umani? Che fa questa Europa sorda e muta? Il quotidiano israeliano “Israel Hayom” del 28 aprile scorso si chiede: “L’Europa crede ancora che seppellire la testa nella sabbia sia il modo migliore per affrontare la sfida posta dall’islam radicale? Il problema peggiorerà alla luce del fallimento dell’Europa nel riassorbire le ondate di immigrazione musulmana nel continente. Questi immigrati rappresentano attualmente meno del 5 per cento dell’intera popolazione europea, ma questa percentuale potrebbe raggiungere il 20 per cento e persino un quarto della popolazione a causa del basso tasso di natalità tra gli europei nativi. In Europa nessuno è pronto a riconoscere questa sfida e ad affrontarla”.  E il silenzio sulla persecuzione dei cristiani  contribuisce a nascondere questa sfida e, quindi, a non affrontarla. La crudele sorte dei cristiani in certe aree del mondo è anche una vergogna dell’Occidente rinunciatario e nihilista, che non s’accorge del suo declino.

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