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I dubbi statistici e le certezze economiche

L’epidemia da coronavirus ha determinato la morte di migliaia di persone, molte all’interno delle strutture sanitarie e nelle residenze per anziani certificate dal drammatico numero dei decessi. In questo ambito il prezzo pagato dal personale sanitario rappresenta un contributo umano senza precedenti in periodi di pace.

Contemporaneamente, tuttavia, un’analisi più approfondita dovrebbe venire avviata in relazione ai dati alquanto contraddittori che hanno rappresentato la base per le conseguenti analisi le quali a loro volta hanno determinato le scelte del governo e delle regioni per il nostro paese portando all’attuale situazione di lockdown da oltre 45 giorni.

In estrema sintesi durante il primo trimestre del 2019 risultano decedute in Italia 185.967 persone: nel medesimo periodo del 2020 165.367 ma solo relativi ad un campione di comuni (poco più di mille), quindi con l’impossibilità di un reale confronto statistico.

I dati relativi al primo quadrimestre registrano 232.000 decessi nel 2019 mentre le proiezioni per il 2020 portano ad una stima di circa 216.000 ma sempre come dato parziale ed incompleto. Il confronto di questi parametri  (che si ricorda rappresentano persone) evidenzia  come, paradossalmente, durante l’esplosione della pandemia legata al covid-19 il numero dei deceduti complessivo risulterebbe non aumentato come indicato dalla Protezione Civile in oltre 23.000. Un dato quantomeno sconcertante in quanto i decessi legati all’epidemia di coronavirus avrebbe dovuto aumentare i decessi in aggiunta al triste numero di quelli “fisiologici”.

Questa discrepanza tra i dati in buona sostanza pone un serio dubbio in relazione alla affidabilità della rilevazione statistica  e come logica conseguenza anche alle strategie scaturite che hanno posto il nostro  paese in un lockdown del quale non si vede la fine.

Da questo nuovo approccio risulterebbe necessario determinare un nuovo calcolo della curva incrementata ( vero parametro fondamentale anche per i nuovi contagi ) dei deceduti in quanto in quest’ultimo vengono inseriti tutti senza distinzione di causa. Solo per rappresentare un dato specifico al coronavirus si attribuisce il 40% delle morti nelle Rsa.

Rappresenta, quindi, una contraddizione in termini statistici riportare un dato sicuro ed identificabile come quello relativo ai nuovi contagi con un dato globale e generale quindi  privo di indicazioni specifiche come quello dei deceduti complessivo.

Queste incongruenze richiedono inevitabilmente un nuovo calcolo della curva epidemiologica la quale ha già dimostrato la propria inaffidabilità in quanto indicava il picco di contagi tra il 2 ed il 3 di aprile quando viceversa risulta già raggiunto il 25 di marzo.

Inoltre anche l’indice  di mortalità del contagio dovrebbe venire ricalcolato con stime aggiornate al ribasso.

Questo risulta fondamentale perché la strategia governativa, come quella regionale, risulta basata su dati ed analisi decisamente opinabili. L’errore clamoroso relativo al calcolo del picco avrebbe già dovuto mettere in allarme le autorità sanitarie quanto governative, perché risulta evidente come le strategie stabilite dagli organi del potere esecutivo nazionale e regionale stanno determinando al sistema economico nazionale dei danni i quali potranno raggiungere il 9% del Pil secondo il Fondo Monetario Internazionale. Questo dato, invece, rappresenta una certezza economica.

Quindi al di là di ogni speculazione politica a fronte di una conferma di tali errate rilevazioni statistiche e conseguenti strategie logica conseguenza sarebbe la rielaborazione dei modelli matematici. Le conseguenze economiche di questo lockdown sono state assimilate a quelle di un periodo di guerra .

In considerazione anche delle strategie degli altri paesi europei e dei risultati già ottenuti la nostra guerra risulta la sintesi tra interpretazioni statistiche e convenienze politiche con le terribili certezze economiche.

P.S. Le più sentite condoglianze ai familiari delle vittime di questo terribile periodo

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