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Il coronavirus e il capitalismo nazionalista della Cina

Li Wenliang è morto ucciso da quel coronavirus che per primo aveva denunciato cercando, inutilmente, di allertare autorità ed istituzioni. Era stato smentito, punito, redarguito dalla polizia. Poi quando divenne chiaro a tutti che aveva ragione, era tornato a fare il suo lavoro di medico e, infine, contagiato è morto. Possiamo domandarci quante vittime in meno vi sarebbero state se fosse stato ascoltato subito, possiamo domandarci se lui stesso avrebbe potuto essere ancora vivo se fossero state prese tutte le precauzioni necessarie rispetto ad un virus così pericoloso e non avremo probabilmente mai le risposte. Ma quello che ora possiamo affermare senza tema di smentita è che il sistema cinese non è l’esempio di un sistema politico autoritario ma efficiente ed attento al benessere comune! Il sistema cinese è una dittatura severa, oppressiva verso i suoi cittadini, aggressiva verso i mercati mondiali  in quanto non sempre rispetta le regole comuni di mercato e di salvaguardia della salute. La Cina, che ha comperato diversi tra i maggiori porti europei, ha colonizzato l’Africa attraverso l’indebitamento estremo di quei paesi che hanno accettato i suoi prestiti e la costruzione di infrastrutture, ha creato un sistema globale d’ascolto per selezionare ed indirizzarci, dai consumi alle scelte economiche che diventano di fatto politiche, è la faccia più spietata di un capitalismo nazionalista che per affermarsi non guarda in faccia a nulla e passa sui morti e feriti con l’indifferenza di chi, parlando di armonia, pensa che l’unico modo per raggiungerla sia il pensiero unico e la limitazione della libertà.

La via della seta si è tramutata nell’autostrada del virus e solo oggi, forse, qualche politico, disattento alla storia ed alla realtà geopolitica globale, dovrà cominciare a tornare indietro sulle decisioni prese solo per opportunità senza avere valutato le conseguenze e le implicazioni delle sue scelte, dall’Italia al Regno Unito.

Che in Cina fossero violati i diritti umani e di libertà, salvo quella di arricchirsi se facevi parte del partito unico, che la Cina sia stata uno scorretto, manifestamente scorretto, competitore commerciale sia per l’esportazione di prodotti illegali e, o contraffatti, un esportatore di quote d’acciaio eccedenti e spesso non “pulite”, utilizzando paesi vicini per aggirare il problema quote, che abbia attuato un dumping di stato era ed è chiaro a tutti da anni ma è altrettanto chiaro che la comunità internazionale ha chiuso coscientemente gli occhi. Ora che il Coronavirus ci mette tutti di fronte a rischi reali, che si sa che di questo virus autorità ed alcuni medici  erano al corrente ed hanno consapevolmente taciuto arrivando addirittura a vessare l’unico medico che, a distanza di più di un mese dai primi contagiati, ha trovato da solo la verità ed il coraggio di denunciarla, subendo conseguenze inaccettabili in un paese civile, come pensano di muoversi le istituzioni internazionali ed i singoli governi? Da un lato va fatto tutto quanto è possibile per aiutare il popolo cinese e quanti sono stati e rischiano di essere contagiati in ogni parte del mondo, dall’altro deve cambiare l’atteggiamento verso il governo cinese perché vi deve essere un limite alla capacità occidentale, e non solo, di vendersi, per interessi commerciali momentanei, l’anima, la salute, i diritti umani più elementari.

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