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Il declino digitale

E’ evidente, e non da oggi, come la soluzione indicata per molte problematiche complesse ed articolate venga individuata, in modo decisamente semplicistico, nella facile applicazione di un algoritmo. Questo, utilizzato come un vero e proprio “strumento salvifico”, in buona sostanza permette di giustificare qualsiasi decisione purché supportata dalle risultanti dello stesso strumento algoritmico. L’utilizzo di questa forma di innovazione tecnologica nel settore privato sostanzialmente nasce dalla necessità di usufruire di uno strumento aggiuntivo per la comprensione tanto dell’andamento dei mercati e dei consumi, espressione dei diversi profili di consumatori (si pensi anche alla platea dei risparmiatori) quanto di quello dei costi delle materie prime in prospettiva.

Contemporaneamente il sempre maggiore utilizzo dello strumento algoritmico trova un maggiore utilizzo in funzione di una riduzione dei costi fissi, specialmente se “amministrativi”. Si pensi, per esempio, alle banche d’affari le quali da anni stanno sostituendo molte posizioni di analisti finanziari con la semplice applicazione di un algoritmo.

In ambito politico la realtà scaturita dallo strumento algoritmico permette a persone prive di ogni competenza di appropriarsi dei risultati algoritmici venduti come realtà indiscutibili e talvolta come espressione delle proprie specifiche competenze. Se, poi all’interno dei fattori caratterizzanti dello stesso algoritmo vengano inseriti, o peggio, omessi parametri fondamentali il quadro che ne esce può risultare decisamente fuorviante.

La Regione Lombardia in questo senso, ma sicuramente il quadro è simile in tutte le regioni italiane, riesce ad ammettere candidamente come nella rilevazione giornaliera dei “positivi” non vengano distinti i nuovi positivi (primo contagio) rispetto a quanti già precedentemente positivi e quindi al secondo o terzo tampone.

In altre parole, l’algoritmo individuato come l’unico strumento dal quale trarre basi per elaborare una strategie di contenimento della pandemia dipende anche da una corretta rilevazione dei contagi.

Viceversa, si arriva a conteggiare la medesima positività, cioè la medesima persona positiva, anche tre volte nell’arco di 10 giorni.

Non è necessario avere delle competenze scientifiche e tantomeno matematiche per comprendere come il non aver distinto tra nuove e vecchie positività incida in modo notevole tanto per il calcolo dell’andamento dei contagi quanto per il calcolo della percentuale di positività rispetto ai tamponi effettuati. Ogni strategia che ne consegua nasce dall’analisi di dati assolutamente non indicativi della realtà. Senza dimenticare come in questo modo non si riesca neppure a trarre una rilevazione veritiera relativa all’efficacia delle terapie farmacologiche in rapporto al fattore temporale i cui risultati vengono vanificati dall’inserimento della persistenza di una positività all’interno dei nuovi contagi.

Una responsabilità che va interamente attribuita agli ideatori di questo incredibile errore progettuale algoritmico e ad una classe politica che dopo un anno non si è accorta, per propria incapacità, di questo errore strutturale.

In ultima analisi, questo strumento algoritmico individua in modo inequivocabile come il declino culturale di un paese non possa essere aggirato con il semplice inserimento di uno strumento matematico e scientifico, anzi questo diventa espressione di una nuova forma di declino culturale. Quello digitale.

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