Le polemiche sul Green Pass e, soprattutto, le argomentazioni dei focosi oppositori dovrebbero preoccupare gli antropologi perché sono evidenti espressioni di una collettiva, sebbene per fortuna fortemente minoritaria mutazione della capacità di comprendere il senso logico dei ragionamenti e il nesso tra cause ed effetti dei comportamenti umani.
A parte la sempre inevitabile strumentalità di alcuni contestatori, appare infatti evidente la profonda convinzione della maggioranza di questi delle proprie ragioni, specie sotto il profilo del dettato costituzionale della tutela della propria libertà.
Ecco perché è doveroso spiegare, fino allo sfinimento se necessario, che non è assolutamente vero che il Green Pass produrrebbe discriminazioni tra i cittadini, mentre al contrario la sua mancanza le determinerebbe senz’altro. Infatti non c’è nessuna discriminazione in un Paese in cui si rispetta, forse perfino al di là di ogni oggettiva ragionevolezza, il diritto a non vaccinarsi, mentre ovviamente non si può penalizzare chi sceglie di vaccinarsi, rendendolo uguale a chi non accetta di farlo. Questa sarebbe appunto una discriminazione inaccettabile. Non è il caso di ricordare che il rifiuto a vaccinarsi, con la sola eccezione di impedimento sanitario a farlo, è un atto di asocialità perché oltre ad esporre il non vaccinato ai rischi dell’infezione, lo rende oggettivamente responsabile della salute altrui e questo comporta che un atto di libertà non può costituire nocumento per altre persone. Ma che un non vaccinato possa invocare i diritti costituzionali alla parità di trattamento, oltre che sbagliato, appare come una pretesa ingiustificata. I vaccinati hanno il sacrosanto diritto di accedere a qualsiasi luogo desiderino in assoluta sicurezza, senza la preoccupazione di essere insidiati da potenziali untori non vaccinati. Quindi il grido di libertà per tutti senza presunte discriminazioni della Meloni è sbagliato e politicamente scorretto, ed ha solo la funzione di adescare i pasdaran no vax a caccia di protettori delle loro pretese.
Gli oppositori del Green Pass, nelle loro analisi basate su slogan senza supporti di contenuti scientifici né logici, ignorano o sottovalutano la pericolosità del Covid che, a parte la letalità, lascia al 10-15% di infettati conseguenze gravi riconosciute come patologie da “Long Covid”, che durano anche oltre sei mesi dopo la guarigione, e perfino patologie permanenti gravi o gravissime con conseguenti costi enormi per la collettività.
Per tutte queste ragioni si impongono le limitazioni del Green Pass, che non sono punizioni, ma misure di contenimento della pandemia a chi non vuole per sua scelta l’immunità e quindi rimane soggetto a rischio. Ma poi dove sarebbe lo scandalo? Il vaccino è lo strumento riconosciuto per tornare liberi a fare una vita normale, chi lo rifiuta, rinuncia a tornare alla vita normale. E’ come se un dipendente pubblico con la licenza elementare protestasse per ottenere l’incarico di dirigente, per il quale occorre la laurea. Si tratta di una condizione e la libertà non solo non si può invocare a difesa, ma proprio perché essendo la carenza del titolo frutto di libera scelta è stata pienamente rispettata. Inoltre è assolutamente noto che il vaccino non esclude in assoluto il rischio di infezione, ma lo limita fortemente e, soprattutto, ne esclude totalmente il pericolo di mortalità. E su questo nessuno ha mai mentito. Sono stati sempre noti infatti i livelli di immunizzazione dei vaccini, le cui percentuali mai sono state superiori al 94-95%, che non è il 100%. Per questo è strumentale il tentativo di ridicolizzare i vaccini sostenendo con le battutine la loro inutilità. Senza i vaccini, almeno fino a quando non si troveranno cure efficaci per sconfiggere il virus, non c’è libertà e ritorno alla normalità per nessuno. Ma è proprio per questo che occorre che tutti si vaccinino e chi non lo vuole fare sia necessariamente assoggettato ad un regime diverso rispetto a chi invece accetta di farlo. Ecco perché insegnanti e studenti debbono essere vaccinati, perché le scuole devono riaprire ed operare in presenza, ma non possono in alcun caso diventare focolai per la diffusione del contagio.
Per fortuna che al governo c’è Draghi, e non i soliti sensali della politica italiana, che ha istituito il Green Pass, ma deve fare di più e cioè estenderlo ai viaggi in treno, in aereo e nei mezzi di trasporto in generale e introdurre l’obbligatorietà del vaccino, dopo quella del personale sanitario, anche al personale della scuola, insegnante ed ausiliario, agli alunni dai 12 anni in su ed a tutte le categorie che hanno rapporti e contatti con il pubblico.
Questo è il senso vero di un Paese ordinato, con un governo che tutela i diritti fondamentali dei cittadini come sancito dalla Costituzione, che stabilisce le norme a tutela della salute pubblica e la loro applicazione, con tutti i necessari controlli e relative sanzioni e che garantisce anche la libertà a chi, per sua scelta, rifiuti l’unico strumento di liberazione dal virus e dal rischio di morte, ma con le limitazioni imposte dal buon senso e dal principio etico che la libertà di ciascun cittadino finisce dove comincia la libertà degli altri.
*Già sottosegretario ai BB.AA.CC.