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In 50 anni ridotta del 73% la popolazione animale

Il 3 marzo è, dal 1973, la giornata mondiale dedicata alla fauna selvatica. In quell’occasione venne sottoscritta la convenzione di Washington sul commercio di flora e fauna selvatiche minacciate di estinzione. Pur non sempre rispettata segnò un passo decisivo nel sancire che la natura è patrimonio di tutti e che deve essere tutelata a livello globale.

Purtroppo il rapporto sia del WWF che della società zoologica di Londra, uscito ad ottobre, certifica che negli ultimi cinquanta anni si è perso il 73% della popolazione animale e che un milione di specie sono a rischio.

Si spende troppo poco per aiutare e difendere la natura e molti, come gli Stati Uniti, sono vicini ad un ulteriore disimpegno dimenticando due fattori, uno economico e l’altro, ancora più importante, vitale.

Senza l’equilibrio dell’ecosistema non c’è in futuro vita neppure per l’essere umano, per quanto riguarda l’aspetto economico vi sono diversi paesi che proprio dalla natura e dagli animali ricavano un importante introito anche dal punto di vista del turismo.

A Ginevra le Nazioni Unite propongono di mobilitare 200 miliardi all’anno con approcci innovativi per convertire i debiti nazionali in fondi per la conservazione perché la perdita di biodiversità è una minaccia anche per la stabilità finanziaria.

Speriamo che questo sia chiaro anche a coloro che vorrebbero sterminare lupi ed orsi invece di organizzare i territori ed educare le persone alla reciproca convivenza.

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