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La complessità negata

Alle soglie del 2023 e come tutte le economie europee in forte difficoltà per le conseguenze della crisi energetica, la Gran Bretagna si presenta con un rapporto debito pubblico/Pil di  oltre il 100%.

La Sterlina, storica valuta dell’ex impero coloniale, dopo la Brexit aveva perso circa il 10% per poi  recuperare grazie alla crescita della economia britannica che nel 2021 ha segnato un +6,5%.

In queste condizioni di relativo equilibrio espresso dai fondamentali economici, il semplice annuncio della nuova Premier Litz Truss di un drastico abbassamento delle aliquote sugli utili d’impresa e della tassazione dei redditi ha determinato un crollo immediato della Sterlina del -5%. Contemporanea ha reso necessario l’intervento della Bank of England la quale ha acquistato fino a cinque miliardi al giorno di titoli dello Stato britannico per calmierare la bufera finanziaria espressione di una forte contrarietà alla sostenibilità finanziaria della politica annunciata dalla nuova leader. Il successivo ritiro da parte del Premier britannico di queste proposte ha riportato un minimo di serenità finanziaria.

Si pensi ora ad uno Stato che abbia un debito pubblico pari a 2.775 miliardi di euro, con un rapporto debito pubblico e Pil al 152%, il quale abbia deciso precedentemente di ritornare alla Lira e quindi ottenere la agognata “sovranità monetaria”. Esattamente come per la Gran Bretagna, la reazione dei mercati si dimostrerebbe molto dura, basata solo sulla semplice analisi dei fondamentali economici (debito pubblico/spesa pubblica improduttiva/crescita economica/) del nostro Paese e non certo come espressione dei “poteri forti” invocati sempre a sproposito dal variegato mondo del sovranismo monetario. In più ora questo Paese, non più sostenuto da una valuta condivisa, si troverebbe nella medesima situazione della Gran Bretagna ma con aspetti maggiormente devastanti, assumendo i connotati del default argentino.

Quanto accaduto al governo di Londra dimostra ancora una volta come il valore di una valuta nazionale non dipenda dalla cifra stampata sulla banconota. Il valore dipende dalla credibilità dello Stato di emissione valutaria riconosciuta dal mondo finanziario, al quale ci si rivolge per finanziare il debito pubblico, sulla base della valutazioni dei fondamentali economici nazionali.

In questo contesto si rende ancora più ridicolo il mantra politico ed economico il quale indica, come fondamentale per la rinascita della nostra economia, una ritrovata autonomia o sovranità monetaria invece espressione di una banalizzazione del complesso sistema economico e finanziario  nel quale opera il nostro Paese.

Non riconoscere una complessità contemporanea  indica chiaramente il ritardo culturale ed economico di chi continua a proporre improbabili ritorni alla Lira o peggio l’introduzione di valute parallele, da utilizzare nei rapporti con la Pubblica amministrazione.

La complessità la si può anche ignorare, ma di certo non la si può negare.

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