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La reciprocity statunitense ed il dumping fiscale europeo

Le reazioni dei vertici europei alla possibile imposizione dei dazi sull’export europeo promessa dalla presidenza Trump esprimono una ingiustificabile ipocrisia in quanto andrebbe ricordato come il termine meno compreso all’interno della nuova strategia statunitense risulti, ancora oggi, sicuramente la “reciprocity”.

L’amministrazione statunitense ha intenzione di imporre il medesimo trattamento fiscale riservato dalle istituzioni europee alle merci americane nel mercato europeo. In questo senso va ricordato come l’import statunitense di auto europee sia gravato da una tassa del 2,5%. Viceversa l’import di autoveicoli statunitensi nel mercato europeo è soggette ad un dazio al 10% (4 volte superiore a quello americano) oltre all’Iva la quale mediamente in Europa si attesta al 21%.

Al di là della evidente diversità dei due regimi fiscali, statunitense ed europeo, e quindi in ragione del fatto che l’Iva sia una tassazione sconosciuta negli Stati Uniti, tuttavia la somma complessiva del “ricarico fiscale” in Europa si attesta complessivamente ad un +31%, più di 12 volte di quanto imposto dagli Stati Uniti sull’import europeo. Va poi ricordato che, anche se l’Iva venga calcolata su tutti i prodotti presenti sul mercato europeo, per quanto riguarda i prodotti destinati all’export questi si avvalgono dell’esenzione IVA.

I prodotti europei, quindi, godono di un vantaggio competitivo fiscale del 21% (esenzione Iva), al quale nel settore autovetture va sommato il 10% come dazio imposto dall’Europa, mentre risultano soggetti ad una aliquota del 2,5% imposta dagli Stati Uniti.

Come logica conseguenza, all’interno dei flussi commerciali tra Stati Uniti ed Unione Europea, l’export europeo verso gli Usa si avvantaggia di un regime fiscale calcolabile come un vero e proprio dumping fiscale del -28,5% (*). Ecco quindi giustificata, anche in termini percentuali, la volontà da parte dell’amministrazione statunitense nel ristabilire, ispirandosi appunto ad un concetto di reciprocity, un equilibrio fiscale nei flussi commerciali tra Stati Uniti e Unione Europea.

L’Europa certamente è cresciuta grazie alle indubbie eccellenze nei settori più disparati, dal Made in Italy all’Automotive tedesco, creando così dei flussi commerciali raddoppiati nell’ultimo decennio, e che complessivamente rappresentano quasi il 30% del commercio mondiale di beni e servizi e il 43% del PIL mondiale, fino a raggiungere nel 2023 1.500 Mld di euro.

Questi flussi, tuttavia, sono stati influenzati da un dumping fiscale europeo che ora viene considerato insostenibile dall’amministrazione Usa.

Il libero mercato si basa su di una accettabile reciprocity fiscale la quale permette che a concorrenza diventi il solo valore aggiunto e non il frutto di un dumping fiscale.

(*) Dumping fiscale risultante dalla differenza tra la somma tra Iva e dazio, per esempio per le auto, (21+10=31%) e l’imposizione fiscale statunitense sull’import europeo (2,5%): 28,5%.

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