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La transizione energetica di Quinto Orazio Flacco

Come sempre la contrapposizione relativa alle tematiche climatiche ha assunto le classiche dinamiche politiche ed ideologiche. Invece, tornando nell’alveo dell’interesse comune, nessuno ha intenzione di negare la necessità di un consumo più equilibrato delle risorse energetiche e contemporaneamente favorire il molteplice approvvigionamento diversificato e privilegiando quelle con un progressivo minore impatto ambientale.

In questo contesto, tuttavia, andrebbe ricordato come il nostro Paese abbia già intrapreso questo percorso con notevole anticipo rispetto all’assolutismo ideologico ambientalista, avendo già ridotto del 40% le emissioni di CO2 in soli 30 anni (*). Ben prima di questa deriva ideologica che esprime un qualunquismo ambientalista senza precedenti, il nostro sistema industriale ha ampiamente dimostrato di essere in grado di razionalizzare ed ottimizzare il proprio fabbisogno energetico, anche perché questa strategia rappresenta una ottimizzazione dei costi che si traducono in una maggiore redditività e competitività all’interno delle gestione dei processi industriali e di una qualsiasi attività economica.

Viceversa, questo approccio talebano alle problematiche ambientali affossa anche sotto il profilo operativo una giusta maggiore attenzione all’ambiente attraverso anche la mistificazione di risultati e proponendo strategie operative assolutamente irrealizzabili in quanto risultano portatrici di insostenibili conseguenze per costi economici e sociali in termini di drastiche riduzione dei posti di lavoro.

L’esempio citato con enfasi della fonte ambientalista in relazione al fatto che il Portogallo abbia raggiunto il 50% del fabbisogno energetico attraverso delle fonti rinnovabili rappresenta uno di questi aspetti in quanto i confronti statistici vanno fatti tra sistemi omologhi. Il Portogallo, infatti, presenta un Pil di 237 miliardi di dollari, cioè il 15% di quello italiano di 2087 miliardi di dollari, il confronto risulta quindi assolutamente improponibile (https://ember-climate.org/press-releases/wind-and-solar-produce-more-than-half-of-portugals-electricity-for-the-first-time/).

La stessa polemica rigorosamente ideologica scaturita dopo l’alluvione in Emilia Romagna conferma il livello impresentabile dei contendenti politici, il tutto a spese dei cittadini alluvionati.

Tornando quindi nel mondo reale, si conferma quindi una realtà operativa espressa attraverso la ricerca di una maggiore “economicità” dei sistemi industriali, già ora in grado di raggiungere autonomamente degli obiettivi di maggiore tutela ambientale attraverso l’ottimizzazione dei costi energetici, ridicolizzando, contemporaneamente, ogni ideologia di transizione energetica che imponga, per esempio, l’auto elettrica o gli interventi per le abitazioni, come espressioni centrali della stessa strategia.

Mai come ora il problema relativo ad una giusta maggiore attenzione per l’ambiente viene rappresentato da chi afferma di operare in suo nome. Solo il risparmio energetico in ogni sua evoluzione tecnologica può assicurare il futuro del pianeta, non certo il cambio di paradigma che costringa un complesso sistema economico e sociale, come quello del continente europeo, ad una totale elettrificazione imposta per legge (nella mobilità ed approvvigionamento energetico) il cui impatto ambientale, economico e sociale risulterà sicuramente devastante.

In un periodo di oscurantismo culturale come l’attuale, nel quale quasi quotidianamente si registrano volontà politiche contro lo studio del latino nelle scuole, proprio Orazio ci fornisce la strategia vincente sulla tutela ambientale: “Est modus in rebus” (**).

In altre parole, viene ribadito nella contemporaneità il valore della moderazione in contrapposizione al furore ideologico espresso in ambito ambientalista.

(*) Da 500 milioni di tonnellate di CO2 alle attuali 300 milioni.

(**) La teoria del “giusto mezzo” o “v’è una misura nelle cose”

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